Vedi Nepal dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Nepal è geograficamente confinante con l’India e con la regione autonoma del Tibet della Cina, ma non è molto distante da Bangladesh e Bhutan: una posizione che ha condizionato la sua politica estera. Tradizionalmente il paese intrattiene buoni rapporti con i suoi vicini.
Con l’India, in particolare, sono i rapporti religiosi, culturali, linguistici ed economici a fondare un rapporto duraturo negli anni. Calcutta è un naturale punto di riferimento per Katmandu. La Repubblica popolare cinese (Rpc), invece, viene considerata più lontana, anche per la presenza della catena montuosa dell’Himalaya. Dopo l’invasione cinese del Tibet nel 1950, il Trattato di pace e amicizia fra India e Nepal ha svolto l’importante funzione per garantire l’indipendenza di quest’ultimo. Gli accordi sono stati poi rinnovati nel 2001 assieme ad altri relativi a difesa e sicurezza. Nel 1996, Nepal e India hanno firmato un accordo per la produzione di energia idroelettrica nel bacino del fiume Mahakali. A tutt’oggi l’India è il maggior partner commerciale per il paese.
Già nel 1956, il governo nepalese ha riconosciuto l’unicità del governo comunista di Pechino, in opposizione a Taiwan. Storicamente interpretato come un bilanciamento dell’influenza indiana nel subcontinente asiatico, il legame diplomatico con la Rpc è stato decisivo nell’ambito della crescita del partito maoista nepalese. Commercialmente, Pechino è il secondo paese importatore per Katmandu. Si tratta di un interscambio crescente: la Cina ha recentemente promesso prestiti per finanziare tre macroprogetti riguardanti il miglioramento delle infrastrutture del paese. Al di là dell’aspetto economico, ancora nettamente inferiore a quello con l’India, il Nepal ha una sua importanza per la Cina poiché che è situato in una posizione strategica rispetto al Tibet e alla frontiera oggetto di contestazione tra Pechino e Delhi.
Il paese ospita un alto numero di rifugiati bhutanesi di origine nepalese, emigrati a seguito di una restrittiva legge sulla cittadinanza. A livello regionale, il Nepal ha promosso la creazione di una Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc) che ha sede a Katmandu e che, negli ultimi anni, ha cooptato Usa, Corea del Sud, Unione Europea e Iran in qualità di osservatori. In questo ambito, il Nepal ha firmato l’accordo di libero scambio dell’Asia meridionale.
Al di fuori del continente asiatico il Nepal intrattiene relazioni amichevoli con gli Usa, che dal 1951 in poi hanno fornito aiuti per circa un miliardo di dollari. Tuttavia, anche per Washington la vittoria dei maoisti, catalogati come un’organizzazione terroristica, è fonte di preoccupazione. In campo internazionale, il Nepal promuove il multilateralismo, ha partecipato a numerose missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e nel 2004 ha aderito all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Il Nepal ha affrontato una guerra civile tra i guerriglieri maoisti, che miravano a rovesciare la monarchia, e le forze militari nazionali. Secondo le stime delle Nazioni Unite, la guerra ha provocato circa 12.000 morti e 100.000 sfollati. Il conflitto si è concluso con la firma di un accordo di pace nel 2006, anno in cui ha avuto inizio un fragile processo di riconciliazione. Le maggiori formazioni politiche emerse dagli scontri sono stati il Partito comunista unificato del Nepal (Ucpn), il Partito comunista marxista-leninista del Nepal (Uml) e il democratico Nepali Congress (Nc). Nel gennaio 2007 è stata adottata una nuova Costituzione ad interim, mentre nell’aprile 2008 hanno avuto luogo le elezioni dell’assemblea costituente, che rappresenta anche il parlamento e ha il mandato di adottare una Costituzione definitiva. Nella prima sessione del maggio 2008 l’Assemblea ha dichiarato il Nepal una repubblica democratica federale, abolendo la monarchia. Tuttavia, il processo di assestamento del nuovo stato si è arenato nell’inconcludente esito dell’Assemblea che avrebbe dovuto terminare i lavori nel maggio 2010. L’incertezza del quadro politico ha portato a una dilazione dei tempi. Le elezioni, considerate libere dagli osservatori internazionali, hanno segnato il successo dei maoisti del Partito comunista del Nepal come la forza di maggioranza relativa (220 seggi su 601 nell’Assemblea costituente). L’Ucpn ha formato un governo di coalizione
che è tuttavia caduto nel maggio 2009. Nel febbraio 2011, dopo alcuni mesi di stallo, è stato eletto primo ministro dall’assemblea costituente Jhala Nath Khanal dell’Uml, appoggiato anche dal partito dei maoisti. Nel maggio 2012 l’Assemblea costituente, incapace di arrivare a un accordo sulla nuova Costituzione, è stata sciolta. Allo stesso tempo, la guida del paese è stata affidata a un governo provvisorio guidato dal primo ministro Baburam Bhattarai. Le nuove elezioni del novembre 2013 hanno prodotto una nuova Assemblea costituente: si spera dunque che venga adottata una Costituzione. Una bomba esplosa la mattina del voto ha suscitato timori su un eventuale ripresa delle ostilità: i maoisti hanno denunciato brogli elettorali. I risultati hanno comunque visto un capovolgimento nella composizione politica: l’Ucpn hanno conquistato soltanto 26 seggi su 240, l’Uml ne ha avuti 91 e il Nc ha raggiunto la maggioranza con 105 seggi.
La popolazione nepalese, composta da oltre 27 milioni di persone, cresce prevalentemente grazie all’elevato tasso di fecondità (2,7 figli per donna), sebbene il Nepal sia un paese di emigrazione, anche per gli alti livelli di povertà e disoccupazione: il tasso di migrazione è di -3,3 su mille abitanti.
La popolazione è molto eterogenea, ma si possono distinguere due gruppi etnici principali: il gruppo indo-nepalese (80%), che comprende Pahari (che rappresentano metà della popolazione totale), Newar, Tharu e Indiani del Tarai, e il gruppo tibetano-nepalese (il restante 20%), che vive prevalentemente nella parte nordorientale del paese. Vi sono poi minoranze di indiani e tibetani e numerosi rifugiati dal Bhutan – più di 72.000 secondo le stime dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). Il paese, tuttavia, non ha una legislazione in materia di rifugiati e non ha ratificato la convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951.
La maggior parte della popolazione è di religione induista (80,6%) e vi sono minoranze di buddisti (10%) e musulmani (4,2%). La nuova Costituzione ad interim definisce il Nepal uno stato laico, rompendo con la tradizionale monarchia induista. La libertà religiosa è generalmente rispettata, anche se è stato registrato un aumento nelle discriminazioni nei confronti dei tibetani. La divisione in caste è ancora presente: governo e affari sono prevalentemente gestiti dagli induisti delle caste più elevate, mentre gli intoccabili continuano a essere vittime di discriminazioni.
Il tasso di alfabetizzazione è complessivamente basso: 60,3%, ma ultimamente si è ridotta la tradizionale disparità fra uomini (87,6%) e donne (78,4%). Nel 1990 soltanto 56 bambine su cento frequentavano la scuola primaria. La scolarizzazione primaria è decisamente cresciuta, passando dal 64% del 1990 al 71,1% di oggi. Però il miglioramento della qualità dell’istruzione è molto lento. Il lavoro minorile è ancora molto diffuso, attestandosi al 34%, e durante la guerra civile l’esercito maoista ha arruolato migliaia di bambini soldato.
Le difficili condizioni in cui versa buona parte della popolazione nepalese si riflettono nella speranza di vita, relativamente bassa (68 anni), e nella malnutrizione infantile, che tocca il 29,1% dei bambini sotto i cinque anni. Tuttavia, negli ultimi anni il paese ha registrato significativi progressi, almeno per alcuni indicatori.
Il Nepal è uno dei paesi meno sviluppati al mondo secondo la classifica stilata dalle Nazioni Unite. La povertà è diffusa, tanto che nel 2005 il 17% della popolazione viveva con meno di un dollaro al giorno. Per quanto la miseria vada riducendosi (nel 1995 la stima era doppia), il miglioramento delle condizioni di vita è accompagnato da una crescita delle disuguaglianze, come mostra l’aumento del coefficiente di Gini negli ultimi dieci anni (da 0,34 a 0,47).
La decennale guerra civile e l’attuale instabilità politica nepalese hanno un impatto negativo sull’economia. Il settore agricolo contribuisce al 37,6% del pil e circa l’80% della popolazione dipende dall’agricoltura, che tuttavia è suscettibile alle variazioni del clima e risente delle carenze nei progetti di irrigazione e nella distribuzione fondiaria. Il settore industriale è poco sviluppato, poiché mancano infrastrutture, competenze e capitali; le piccole dimensioni del mercato interno e la concorrenza indiana, inoltre, rappresentano un ulteriore limite allo sviluppo. Il settore industriale nepalese produce principalmente tessili, alimentari e tabacco. L’industria estrattiva è relativamente sviluppata grazie alle notevoli risorse minerarie, quali piombo, zinco, ferro, calcare, marmo, petrolio. Relativamente al terziario, emergono l’intermediazione finanziaria, l’immobiliare e il turismo, che risente però delle precarie condizioni politiche e di sicurezza.
Il paese continua a dipendere dagli aiuti internazionali, che sono cresciuti dai 430 milioni del 2004 ai 892 milioni del 2011, sebbene la debolezza istituzionale e la corruzione diffusa ne riducano l’efficacia. Anche le rimesse rappresentano una risorsa importante, tanto che nel 2008 hanno contribuito al 20,7% del pil. I nepalesi che lavorano all’estero sono, secondo le stime, un milione in India e più di un milione in altri paesi; gli investimenti esteri sono invece di bassa entità.
L’India è di gran lunga il principale partner commerciale del Nepal (più del 50% delle importazioni e delle esportazioni). Il paese ha rapporti commerciali anche con gli Stati Uniti. Lo scambio è tuttavia reso difficoltoso dalla collocazione geografica. Generalmente il Nepal ha un deficit commerciale: esporta prevalentemente tessili e zinco, mentre dipende dalle importazioni di petrolio (prevalentemente indiano) e di beni capitali.
Sul piano energetico, il Nepal dipende da fonti tradizionali come legna (che soddisfa il 76% del fabbisogno energetico) e residui organici. Petrolio e carbone rivestono invece quote minori nel mix energetico. L’elettricità è prodotta prevalentemente tramite le centrali idroelettriche, fonte che potrebbe essere ulteriormente potenziata, sebbene i flussi fluviali siano molto variabili.
Non vi sono minacce dirette all’integrità territoriale del paese e il territorio montagnoso costituisce una difesa naturale per il Nepal: di conseguenza, la spesa per la difesa risulta piuttosto contenuta e si assesta attorno all’1,4% del pil. Il servizio militare non è obbligatorio, l’esercito è composto da oltre 95.000 soldati delle forze di terra, mentre non esistono marina e aviazione. Il Trattato di pace del novembre 2006 prevedeva entro sei mesi l’inserimento di circa 19.000 ex guerriglieri dell’esercito di liberazione del popolo nelle formazioni regolari nazionali, ma la questione ha incontrato forti resistenze e ha potuto concretizzarsi soltanto nell’agosto 2013. La Unmin, la missione delle Nazioni Unite per il Nepal, che monitorava il processo di disarmo dei guerriglieri, è terminata nel gennaio 2011.
Sostenitore attivo del multilateralismo, il Nepal ha contribuito a numerose missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, inviando più di 50.000 soldati dal 1958 a oggi. Attualmente è presente nella Repubblica democratica del Congo, in Libano, in Sudan, ad Haiti, in Iraq e in Liberia.
La missione delle Nazioni Unite UNMIN è stata creata dal Consiglio di sicurezza nel 2007 per controllare e promuovere il processo di pace avviato in Nepal con gli accordi del novembre 2006. Aveva il compito di monitorare la gestione delle armi e del personale militare dell’esercito e dei maoisti secondo gli accordi di pace; sostenere le parti nell’attuazione dell’accordo per la gestione delle armi e del personale militare attraverso un comitato congiunto; monitorare gli accordi per il coprifuoco; fornire assistenza tecnica per la progettazione della commissione elettorale e la preparazione delle elezioni dell’Assemblea costituente. La durata della missione è stata estesa più volte, ma nel gennaio 2011 la missione si è conclusa e i suoi compiti sono ora svolti dalle autorità locali.