NEPAL (XXIV, p. 588)
Maggiori conoscenze, soprattutto sulla costituzione etnica della popolazione e sul suo modo di vita, si hanno oggi del N., il cui accesso è stato interdetto fino al 1949 agli stranieri (per le esplorazioni himalaiane, v. himalaya, in questa App.). La popolazione è costituita da 15 differenti gruppi etnici, ma vi sono 3 gruppi principali che si distribuiscono secondo l'altitudine, il Tibeto-Birmano, nella regione centrale tra i 1500 e i 2400 m. s. m., il Tibetano puro che vive sull'altopiano del Tibet e nelle valli della principale catena himalaiana, ed infine il gruppo induistico che vive nelle valli al di sotto dei 2000 m. Il gruppo Tibeto-Birmano consiste dei Newar, Gurung, Thamangs, Rais, Limbus, Thakuris, Mangars, Rukhas e Buras. Gli Sherpa ed i Tibetani puri rappresentano il gruppo tibetano, mentre il gruppo induistico è composto solo dalle più alte caste dei Brahmini e dei Kṣatriya, cioè sacerdoti e guerrieri. Questi gruppi e sottogruppi presentano una straordinaria varietà di razze, lingue, religioni e costumi. L'agricoltura resta tuttora la principale fonte economica del paese, confinata alle falde delle più basse colline e nelle valli. Principali generi di esportazione sono sempre iuta, riso, legname, semi da olio, patate, erbe medicinali, spezie. L'allevamento dei bovini dà luogo ad esportazione di pelli e cuoio. Un graduale sviluppo industriale comincia a svincolare il N. da un'economia assolutamente agricola. Fabbriche per la lavorazione della iuta, raffinerie dello zucchero, cotonifici sorgono a Biratnagor, mentre falegnamerie, e segherie, industrie chimiche e del sapone, fabbriche di ceramiche, industrie per la brillatura del riso e per l'estrazione dell'olio dai semi sono a Balaju. In tutto il paese si tessono stoffe su telai a mano. Il trasporto delle merci, nell'interno del N., avviene alle più alte quote con l'ausilio degli yak ma gli indigeni portano anche a piedi, sulle spalle, le loro merci ai mercati tibetani dove le scambiano con sale e lana del Tibet e sete e broccati della Cina. Anche l'attività mineraria è in pieno sviluppo e comprende lo sfruttamento dei giacimenti di carbone della Siwalik Range, della mica presso Kusma, del rame e del sale a Pokhara, Wapsa Khani, Jantra Khani. La popolazione al censimento 1954 era di 8.431.537 abitanti, saliti a circa 8.500.000 secondo una stima del 1958. Le città principali sono Katmandu (195.260 ab.), Patan (135.230 ab.) e Bhadgaon (84.240 ab.), altre città importanti sono Butwal, Pokhara, Palpa, Doti, Jumla, Gurkha e Biratnagor.
Il 14 novembre del 1957 è stata ufficialmente consegnata al N. dalle autorità indiane l'arteria stradale Tribhuvan Rājpath, lunga 79 miglia che unisce il N. all'India, interamente costruita e finanziata dall'Unione Indiana nel quadro del Piano Colombo. Nel dicembre dello stesso anno il ministro delle Finanze annunziava che l'India si sarebbe assunta l'onere del 25% delle spese necessarie a trasformare la linea ferroviaria a scartamento ridotto Raxaul (India) Amlokhgañj (Nepal) in linea a scartamento normale e a prolungarla in territorio nepalese fino a Hitaura. Nel quadro del piano quinquennale sono in corso di costruzione - con l'aiuto tecnico e finanziario dell'Unione Indiana e degli S. U. A., 900 miglia di strade carrozzabili. Katmandu è collegata a Calcutta e a Pātna da un servizio aereo stagionale. Il 14 aprile del 1959 la gestione dei servizî postali, telefonici e telegrafici, sino ad allora in mani indiane, è stata trasferita al Nepal.
Finanze. - Le finanze dello stato comprendono un bilancio generale e un bilancio di sviluppo; nel 1957 le entrate sono ammontate a 57,6 milioni di rupie e le spese a 65,7, con un disavanzo di 8,1 milioni di rupie. Poco meno di una metà delle entrate (23,5 milioni di rupie) provenivano da dazî doganali: le spese principali riguardavano per 16 milioni di rupie la difesa e per 19 milioni gli investimenti. Il bilancio generale per l'esercizio 1959-60 prevedeva entrate per 102,6 milioni di rupie e uscite per 100,8 milioni; sul bilancio di sviluppo erano previste spese per 148,2 milioni di rupie. Il cambio della moneta è fissato in 150 rupie nepalesi per 100 rupie indiane, ovvero in 7,11 rupie nepalesi per 1 dollaro S. U. A.; banche principali sono la Banca del Nepal, istituita nel 1937, che finanzia soprattutto il commercio, e la banca Rastra del Nepal, istituita nel 1956.
Storia e ordinamento. - Il risveglio politico dell'India ebbe naturalmente ripercussioni nel N. dove i giovani che avevano studiato nelle università indiane, nel 1946 si organizzarono in un Partito del Congresso (Nepalese Congress) modellato sull'indiano e con quello connesso. Nel suo programma di svecchiamento del paese, il Congresso Nepalese mirò in primo luogo a indebolire il potere assoluto del primo ministro (mahārāja), carica che dalla metà circa del secolo decimonono era prerogativa della famiglia Rana. Il re (mahārājādhirājā) Tribhuvan Vir Vikram (1911-1955) il quale sperava di riconquistare quel potere di cui la dittatura dei Rana aveva privato la dinastia, favorì l'azione del Congresso e la costituzione del primo parlamento nepalese (una Camera Alta, o Bharadari Sabhā, e una Camera Bassa, o Rāṣṭra Sabhā) che egli stesso inaugurò il 22 settembre del 1950. Ma la reazione del mahārāja Mohan Shamsher Jang Bahadur Rana, che aveva assunto il suo ufficio nel 1948, fu tale da costringere il re a riparare in India nel novembre del 1950.
Tribhuvan Vir Vikram fu deposto e sostituito con il secondogenito Jñanendra Vir Vikram, un bambino di tre anni che né all'estero né all'interno ebbe ufficiale riconoscimento. Quantunque una rivolta, fomentata dal Congresso nella regione di confine con l'India, fosse repressa con le armi, la pressione esercitata dal governo indiano costrinse il mahārāja a promettere la convocazione di una costituente e a formare un gabinetto composto per metà di membri della famiglia Rana e per metà di esponenti del Congresso, da lui stesso presieduto. Il 15 febbraio del 1951 il re Tribhuvan Vir Vikram poteva far ritorno nella capitale e annunziare profonde riforme costituzionali. Nel novembre di quel medesimo anno Mohan Shamsher Jang rassegnava le dimissioni da primo ministro e con quest'atto aveva termine la più che secolare supremazia dei Rana. L'avviarsi del N. verso più moderne forme istituzionali era tanto più urgente e necessario in quanto la Repubblica Popolare Cinese, padrona del Tibet, si trovava ormai in diretto contatto con il territorio nepalese. Il 16 novembre del 1951 entrò in carica un nuovo gabinetto presieduto da Matrika Prasād Koirala, capo del Congresso nepalese. Il gabinetto Koirala si trovò a dover fronteggiare una situazione interna tutt'altro che facile, dovendo tra l'altro reprimere un tentativo di rivolta organizzato nel gennaio del 1952 da elementi di sinistra. L'acuirsi delle difficoltà portò, nell'agosto del 1952, alle dimissioni del governo Koirala. Il re assunse allora i pieni poteri assistito da cinque consiglieri. Il 14 agosto del 1952 aveva intanto tenuto la sua prima riunione un'assemblea consultiva di 61 membri. Chiaritasi alquanto la situazione, il 15 giugno del 1953 M. P. Koirala era nuovamente designato primo ministro e formava un governo durato fino al marzo del 1955, allorché, in seguito a un voto di sfiducia dell'Assemblea, la corona riassumeva i pieni poteri, questa volta nella persona del principe ereditario Mahendra Vir Vikram il quale, morto poco dopo il re Tribhuvan Vir Vikram, il 14 marzo del 1955 saliva al trono. Il 27 gennaio del 1956 fu possibile la formazione di un nuovo gabinetto, presieduto da Tanka Prasād Ācārya capo del Partito Popolare (Prājā Pariṣad). Durante il governo Ācārya, il 20 settembre del 1956 veniva firmato a Katmandu un trattato di amicizia con la Repubblica Popolare Cinese a norma del quale il N. riconosceva la sovranità cinese sul Tibet. Tale accordo annullava quello stipulato dal N. con il governo del Dalai Lama nel 1856, in forza del quale il Tibet era tenuto a pagare al re del N. un tributo annuo di 10.000 rupie, la cui erogazione era nondimeno cessata nel 1953. Subito dopo la firma del trattato, il primo ministro Ācārya si recava in visita ufficiale a Pechino e nel gennaio del 1957 il primo ministro cinese Chou En-lai restituiva la visita. Nel giugno del medesimo anno al gabinetto Ācārya succedeva il gabinetto presieduto da K. I. Singh che tuttavia il sovrano scioglieva nel novembre riassumendo i pieni poteri, coadiuvato nell'opera di governo da un Consiglio Nazionale che si insediava in tale ufficio il 1° dicembre. Nel successivo febbraio del 1958 il re Mahendra annunciava il suo proposito di designare una commissione con il compito di abbozzare il piano di una nuova costituzione, di formare un'assemblea consultiva con funzione di parlamento in attesa delle elezioni generali, e di istituire una nuova commissione elettorale. Poco dopo era possibile la formazione di un gabinetto con l'appoggio del Fronte Democratico (ossia Congresso Nepalese, Congresso Nazionale Nepalese e Partito Popolare) e del Gurkha Pariṣad. Un nuovo consiglio dei ministri, presieduto da Suvarna Shamsher, veniva formato il 15 maggio del 1958. Il 12 febbraio del 1959 veniva promulgata una costituzione alla cui stesura aveva atteso un comitato di sette membri assistito da Sir Ivor Jennings. La carta conferiva al re il potere esecutivo, il comando supremo delle forze armate e la prerogativa di decidere la successione al trono; prevedeva l'istituzione di un parlamento composto di una Camera Bassa di centoventi membri, eletti da tutti i cittadini che avessero compiuto il ventunesimo anno di età, e di una Camera Alta di trentasei membri per metà designati dalla corona e per metà eletti dalla Camera Bassa; dava al re la facoltà di respingere o rendere esecutive le leggi approvate dal parlamento, e di assumere i pieni poteri in caso di guerra o quando non fosse possibile formare un governo che ottenesse la fiducia della Camera Bassa.
Alla promulgazione seguirono le elezioni generali che si svolsero dal 18 febbraio al 2 aprile del 1959. Il Congresso Nepalese riportò una schiacciante vittoria conquistando 74 seggi. Gli altri seggi andarono così ripartiti: Gurkha Pariṣad, 19; Partito Democratico Unito, 5; Partito Comunista, 4; Partito Popolare, corrente di Tanka Prasād Ācārya, 2, corrente di Bhadrakali Misra, 1; indipendenti, 4.
Il governo formato dal capo del Congresso Nepalese, Matrika Prasād Koirala, riceveva il benestare reale il 19 maggio e il 24 luglio il re inaugurava il Parlamento. Tra gli atti più importanti compiuti dal governo Koirala va ricordato l'accordo sino-nepalese per la frontiera, firmato il 21 marzo del 1960 a Pechino, che stabilisce per la prima volta in modo preciso la linea di confine tra il N. e la Cina, ponendo termine, dopo laboriose trattative, a una delicata controversia.
Ma la situazione interna del paese era lungi dall'essere soddisfacente, sicché il re, scontento dell'operato degli uomini preposti alla cosa pubblica, il 15 dicembre del 1960 licenziava il primo ministro M. P. Koirala, ordinava l'arresto suo e di altri membri del governo, e sospendeva alcuni articoli della costituzione. Pochi giorni dopo il sovrano formava un nuovo governo da lui stesso presieduto e con il proclama del 5 gennaio 1961 bandiva tutti i partiti politici manifestando l'intenzione di introdurre nel N. un sistema di "democrazia fondamentale" (basic democracy).
A un miglioramento della situazione economica si è provveduto con il primo piano quinquennale inaugurato nel 1956, per il cui compimento veniva insediata nel gennaio del 1957 un'apposita commissione. Il costo totale fu previsto in ragione di 330 miliardi di rupie pari a 24.750.000 sterline. A tale spesa l'Unione Indiana si impegnava a contribuire con 100 milioni e gli S. U. A. con 80 milioni di rupie. Ma con accordi stipulati nel corso del 1960, l'India s'impegnava a fornire al N. aiuti finanziarî per l'ampliamento dell'università Tribhuvan (la prima del paese), per la costruzione degli archivî di stato, di una scuola di ingegneria, di un istituto forestale, di un laboratorio di ricerche veterinarie, di una catena di dispensarî, in tal modo portando a 134.600.000 rupie il contributo preventivato per il piano quinquennale nepalese. A norma dell'accordo economico firmato a Pechino il 7 ottobre del 1956 dal ministro cinese del commercio estero Yen Chi-chun e dall'ambasciatore nepalese presso quel governo, anche la Repubblica Popolare Cinese si impegnava a contribuire alla realizzazione del piano con la somma di 60 milioni di rupie (pari a 4.400.000 sterline) da versarsi in tre anni, parte (20 milioni) in liquido, parte (40 milioni) sotto forma di macchinarî, attrezzature, derrate.
Bibl.: W. Levi, Political rivalries in Nepal, in Far Eastern survey, 1954, n. 7, pp. 102-106; L. Petech, Il Nepal, in Le civiltà dell'Oriente, vol. I, Roma 1956, pp. 744-747 e bibl. a p. 755; T. Sekelj, Window on Nepal, Londra 1959; D. R. Regmi, Ancient Nepal, Calcutta 1960. Nell'ultimo decennio lo studio della più antica civiltà nepalese ha compiuto un considerevole avanzamento per merito della scuola orientalistica italiana: L. Petech, I missionari italiani nel Tibet e nel Nepal, voll. I-IV, Roma 1952-53; G. Tucci, Tra giungle e pagode, Roma 1953; G. Tucci, Preliminary report on two scientific expeditions in Nepal, Roma 1956; R. Gnoli, Nepalese inscriptions in Gupta characters, Parte I, i, Text, 2, Plates, Roma 1956; L. Petech, Mediaeval history of Nepal, Roma 1958; G. Tucci, Nepal: alla scoperta dei Malla, Bari 1960.