Vedi Nepal dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Repubblica federale democratica del Nepal è uno stato collocato nel subcontinente indiano, confinante con l’India e con la regione autonoma cinese del Tibet. Dal 1996 al 2006 il paese ha affrontato una lunga guerra civile, iniziata dal Partito comunista del Nepal, di ispirazione maoista, con l’obiettivo di abbattere la monarchia. L’accordo di pace che nel 2006 ha posto fine alla guerra ha sancito dunque la fine della monarchia nepalese, un’istituzione durata 240 anni e il cui sovrano era conosciuto con il titolo ufficiale di Śrī Pañca Mahārājadhirāja, ‘Cinque volte grande re dei re’.
Il processo di riconciliazione iniziato all’indomani della firma dell’accordo di pace è stato alquanto travagliato. Le maggiori formazioni politiche emerse dagli scontri sono stati il Partito comunista unificato del Nepal (Maoista), o Ucpn (m), il Partito comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista), o Cpn (Uml), e il Partito del congresso nepalese (Nc), di ispirazione socialdemocratica. Nel gennaio 2007 è stata adottata una nuova Costituzione ad interim, mentre nell’aprile 2008 hanno avuto luogo le elezioni dell’Assemblea costituente, che hanno assegnato la maggioranza relativa all’Ucpn (m).
Tuttavia, il processo di assestamento del nuovo stato si è arenato nell’inconcludente esito dell’Assemblea che avrebbe dovuto terminare i lavori nel maggio 2010. L’incertezza del quadro politico ha portato a una dilazione dei tempi: il governo di coalizione formato dall’Ucpn (m) è caduto nel maggio 2009. Nel febbraio 2011, dopo alcuni mesi di stallo, è stato eletto primo ministro dall’Assemblea costituente Jhala Nath Khanal del Cpn (Uml), appoggiato anche dal partito dei maoisti. Nel maggio 2012 l’Assemblea costituente, incapace di arrivare a un accordo sulla nuova Costituzione, è stata sciolta. Allo stesso tempo, la guida del paese è stata affidata a un governo provvisorio guidato dal primo ministro Baburam Bhattarai.
Le nuove elezioni del novembre 2013 hanno prodotto una nuova Assemblea costituente, che ha visto l’affermazione dell’Nc, seguito dal Cpn (Uml). I due partiti hanno dato vita a un governo di coalizione, guidato dal primo ministro Sushil Koirala del Nc. Insediatasi nel gennaio 2014, l’Assemblea ha terminato i lavori di redazione della Costituzione nel settembre 2015. Nel mese di ottobre, elezioni tenutesi all’interno dell’Assemblea costituente, divenuta parlamento del paese, hanno affidato a Khadga Prasad Sharma Oli del Cpn (Uml) il ruolo di Primo ministro.
L’allontanamento dal governo dei maoisti sembra aver spostato gli equilibri geopolitici del paese a favore dell’India. Il legame con Nuova Delhi, frutto di una vicinanza religiosa, culturale, linguistica ed economica, ha radici storiche: dopo l’invasione cinese del Tibet nel 1950, il Trattato di pace e amicizia fra India e Nepal ha svolto l’importante funzione di garantire l’indipendenza di quest’ultimo. Gli accordi sono stati rinnovati nel 2001 assieme ad altri relativi a difesa e sicurezza. Nel 1996, i due paesi hanno firmato un accordo per la produzione di energia idroelettrica nel bacino del fiume Mahakali. A oggi l’India è il maggior partner commerciale. La visita del Primo ministro indiano Narendra Modi nell’agosto 2014 è apparsa come un tentativo, da parte indiana, di ribadire la propria influenza sul Nepal e di offuscare quella cinese. Un interesse, quello indiano, manifestatosi anche in seguito al terremoto che nei mesi di aprile e maggio 2015 ha colpito il paese: l’India è infatti il paese che ha destinato più fondi alla ricostruzione, seguito dalla Cina.
Nonostante il fatto che i rapporti tra i due paesi abbiano subito un leggero raffreddamento, sempre a seguito dell’emarginazione del Partito maoista, Pechino non sembra voler abbandonare il vicino nepalese, nell’ottica di un bilanciamento dell’influenza indiana nel subcontinente asiatico. La Cina è il secondo paese importatore per Kathmandu e uno dei principali investitori nel paese: spicca in particolar modo il progetto per la costruzione di un impianto per la produzione di energia idroelettrica sul fiume Seti, nell’ovest del paese, nel quale Pechino ha investito 1,6 miliardi di dollari.
Al di fuori del continente asiatico il Nepal intrattiene relazioni amichevoli con gli Stati Uniti, che hanno salutato con favore l’emarginazione dei maoisti, ufficialmente considerati da Washington un’organizzazione terrorista. A livello regionale, il Nepal figura tra i promotori del multilateralismo: ha incoraggiato la creazione di un’Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc) che ha sede a Kathmandu e che, negli ultimi anni, ha cooptato paesi quali Usa, Cina, Corea del Sud, Giappone, Iran e Unione Europea in qualità di osservatori. Kathmandu, infine, ha partecipato a numerose missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e nel 2004 ha aderito all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
La popolazione nepalese, composta da oltre 28 milioni di persone, cresce prevalentemente grazie all’elevato tasso di fecondità (2,3 figli per donna), sebbene il Nepal sia un paese di emigrazione, anche per gli alti livelli di povertà e disoccupazione: il tasso di migrazione è di -14,4 su mille abitanti.
La popolazione è molto eterogenea, ma si possono distinguere due gruppi etnici principali: il gruppo indo-nepalese (80%), che comprende pahari (circa metà della popolazione totale), newar, tharu e indiani del tarai, e il gruppo tibetano-nepalese (il restante 20%), che vive prevalentemente nella parte nordorientale del paese. Vi sono poi minoranze di indiani e tibetani e numerosi rifugiati dal Bhutan, circa 25.000 secondo le ultime stime dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). Il paese, tuttavia, non ha una legislazione in materia di rifugiati e non ha ratificato la convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951.
La maggioranza della popolazione è di religione induista (80,6%), con minoranze buddiste (10%) e musulmane (4,2%). Rompendo con la tradizionale monarchia induista, la nuova Costituzione definisce il Nepal uno stato laico. La libertà religiosa è generalmente rispettata, anche se è stato registrato un aumento delle discriminazioni nei confronti dei tibetani. La divisione in caste è ancora presente: governo e affari sono prevalentemente gestiti dagli induisti delle caste più elevate, mentre gli intoccabili continuano a essere vittime di discriminazioni.
Il tasso di alfabetizzazione è complessivamente basso (57,4%), ma ultimamente si è ridotta la tradizionale disparità fra uomini (89,2%) e donne (77,5%). Nel 1990 soltanto 56 bambine su cento frequentavano la scuola primaria, mentre nel 2012 sono quasi la totalità. La scolarizzazione primaria è decisamente cresciuta, passando dal 64% del 1990 al 98,5% odierno. Il miglioramento della qualità dell’istruzione è però molto lento. Il lavoro minorile è ancora molto diffuso, attestandosi al 34%; durante la guerra civile l’esercito maoista ha arruolato migliaia di bambini soldato.
Infine, il Nepal rappresenta uno dei pochi paesi del continente ad aver abolito la pena di morte, nonché l’unico paese asiatico ad aver legiferato in favore del matrimonio omosessuale.
Il Nepal è uno dei paesi meno sviluppati al mondo, secondo la classifica stilata dalle Nazioni Unite. La povertà è diffusa, tanto che nel 2010 – ultimo dato disponibile – il 15% della popolazione viveva con meno di un dollaro al giorno. Per quanto la miseria vada riducendosi (nel 1995 la stima era doppia), il miglioramento delle condizioni di vita è accompagnato da una crescita delle disuguaglianze, come mostra l’aumento del coefficiente di Gini negli ultimi dieci anni (32,8 nel 2010).
Il terremoto che ha colpito il paese nel 2015 è andato ad aggiungersi ai fattori che negli ultimi anni hanno inciso in maniera negativa sull’economia: la decennale guerra civile e l’instabilità politica. Il settore agricolo, che contribuisce per circa un terzo al pil del paese, è stato il più danneggiato, anche a causa dei monsoni e delle piogge fuori stagione che nel corso del 2015 hanno colpito il paese. L’industria estrattiva è relativamente sviluppata grazie alle notevoli risorse primarie, quali piombo, zinco, ferro, calcare, marmo, petrolio. Il settore industriale, già di per sé poco sviluppato per via della mancanza di infrastrutture, competenze e capitali, è stato ulteriormente messo in difficoltà dal terremoto, così come il settore turistico. Un settore, quest’ultimo, che ha risentito in maniera negativa anche dello sciopero proclamato dagli sherpa del monte Everest nell’aprile 2014 in seguito alla morte di alcuni colleghi, provocata dalle valanghe.
Il paese continua a dipendere dagli aiuti internazionali, che sono cresciuti dai 430 milioni del 2004 agli 870 milioni del 2013, sebbene la debolezza istituzionale e la corruzione diffusa ne riducano l’efficacia. Anche le rimesse rappresentano una risorsa importante, tanto che nel 2008 hanno contribuito al 20,7% del pil. I nepalesi che lavorano all’estero sono, secondo le stime, un milione in India e più di un milione in altri paesi; gli investimenti esteri sono invece di bassa entità, se si escludono gli ingenti investimenti cinesi e indiani.
L’India è di gran lunga il principale partner commerciale del Nepal (più del 50% delle importazioni e delle esportazioni). Il paese ha rapporti commerciali anche con gli Stati Uniti. Lo scambio è tuttavia reso difficoltoso dalla collocazione geografica. Il tradizionale deficit commerciale del paese si è ulteriormente aggravato in seguito al terremoto, che ha causato la diminuzione delle esportazioni e il parallelo aumento delle importazioni.
Sul piano energetico, il Nepal dipende da fonti tradizionali come legna (che soddisfa il 76% del fabbisogno energetico) e residui organici. Petrolio e carbone rivestono invece quote minori nel mix energetico. L’elettricità è prodotta prevalentemente tramite le centrali idroelettriche, fonte per la quale sono in atto diversi progetti di potenziamento, nonostante i flussi fluviali siano molto variabili.
Non vi sono minacce dirette all’integrità territoriale del paese e il territorio montuoso costituisce una difesa naturale. La spesa per la difesa risulta molto contenuta, attorno all’1,5% del pil. L’esercito è composto da oltre 95.000 soldati delle forze di terra, mentre non esistono marina e aviazione. Il Trattato di pace del novembre 2006 prevedeva l’inserimento di circa 19.000 ex guerriglieri dell’esercito di liberazione del popolo nelle formazioni regolari nazionali entro sei mesi dalla firma, ma la questione ha incontrato forti resistenze e ha potuto concretizzarsi soltanto nell’agosto 2013. La Unmin, la missione delle Nazioni Unite per il Nepal che monitorava il processo di disarmo dei guerriglieri, è terminata nel gennaio 2011. Sostenitore del multilateralismo, il Nepal ha contribuito a diverse missioni di peacekeeping dell’Un, inviando nel mondo oltre 50.000 soldati dal 1958 a oggi. A oggi è presente in Mali, Libano, Sudan e Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Iraq, Liberia, ad Haiti e sul confine tra Siria e Israele.
Il 25 aprile 2015 un violento terremoto con epicentro nel distretto di Lamjung ha colpito il Nepal. Il sisma, di grado 9-10 della scala Mercalli, ha causato la morte accertata di più di 8000 persone, sebbene le stime parlino di almeno 11.000 vittime. Il terremoto ha inoltre provocato una valanga sul monte Everest che ha causato la morte di almeno diciannove persone. Una seconda scossa ha colpito il paese il 12 maggio dello stesso anno, causando la morte di altre 200 persone e il ferimento di più di 3500.
Oltre al pesante bilancio in termini di vite umane, ingenti sono stati i danni agli edifici, alle infrastrutture e ai siti storico-artistici. L’economia nepalese, già di per sé non in una rosea situazione, è stata messa in ginocchio dal sisma. Si stima che occorreranno diversi anni per uscire dalla crisi innescata dalla catastrofe, nonostante gli ingenti aiuti promessi da numerosi donatori internazionali che sono intervenuti alla conferenza per la ricostruzione, organizzata dal paese nel mese di giugno 2015.