NEPHTYS (Nbt-hwt, "signora della casa")
Dea egiziana, figlia di Gēb e di Nut, sorella di Isis, Osiris e Seth, sposa di quest'ultimo. La qualità, scarsamente significativa, del suo nome ha fatto supporre che la dea non fosse altro che una creazione del mito, intesa a dare una compagna a Seth in analogia alla coppia Isis-Osiris. In realtà, invece, il ruolo primitivo di N., che potrebbe essere anche più antico della sua assunzione al mito osiriano, è quello di lamentatrice, e come tale essa appare fin dai testi più antichi, unita ad Isis nel ricercare e ricomporre il cadavere di Osiris, e nel compiere su di lui i riti funebri, nonché nel tendere insidie a Seth, l'uccisore del fratello.
Dato che ella non appare mai separata da Isis, è probabile che ne sia addirittura uno sdoppiamento. Che poi l'unione con Seth sia una elaborazione più tarda del mito, nata dal desiderio di avere due coppie divine simmetriche, è dimostrato anche dal fatto che N., come sposa di Seth, appare sterile (particolarità inusuale nelle coppie divine), oppure, come narra un mito non molto noto, ripreso poi da Plutarco (De Iside et Osiride, 14), genera il dio Anubis da Osiris.
La sua iconografia non pone problemi particolari, dato che ella ha aspetto completamente umano e si riconosce soltanto per il simbolo geroglifico del nome che porta sul capo (la pianta di un edificio sormontata da una cesta). In tale aspetto N. appare, sempre in unione con Isis, a fianco del cadavere di Osiris (e ogni morto diventa un Osiris, avendo così diritto alle cure delle due dee), nello atteggiamento della lamentatrice, con il braccio destro sollevato a coprire il volto, oppure nel gesto della protezione con le braccia ricoperte da ali e aperte (talvolta, per una convenzione assai cara al disegno egiziano, le braccia aperte appaiono l'una in avanti e l'altra abbassata sul fianco, creando così una raffinata e decorativa composizione). Anche nelle scene che dipingono l'Aldilà, ella appare, sempre in coppia con Isis, al fianco di Osiris, raffigurato o in trono come dio dei morti, oppure in aspetto di serpente custodisce l'ultima porta dell'Oltretomba, attraverso la quale il sole ritornerà sulla terra. Queste scene sono assai frequenti sulle pareti delle tombe, nelle stele e nei papiri funerarî e, talvolta, specie a partire dal Medio Regno, le figure delle due dee si trovano sui lati brevi dei sarcofagi, col compito di proteggere, rispettivamente, Isis il capo e N. le estremità del defunto. Frequenti sono pure le statuette che la raffigurano nel solito aspetto femminile col geroglifico sul capo.
Nella tarda elaborazione del mito, quale esso appare in Plutarco, ella acquista il nome di Nike e viene rappresentata, in opere di stile misto greco-egiziano, coperta della armatura guerresca, come alleata del dio della guerra Anteo.
Bibl.: G. Daressy, Catalogue Général du Musée du Caire, Statues de Divinités, Il Cairo 1906, pp. 235-238, tav. XLVIII; H. Bonnet, Bilderatlas zur Religionsgeschichte, hrsg. v. H. Haas, 2-4 Lief.: Ägyptische Religion, Lipsia 1924, fig. 6, 16, 17, 109; M. Werbrouck, Les Pleureuses dans l'Égypte ancienne, Bruxelles 1938, p. 8-12; G. Roeder, Ägyptische bronzefiguren, Berlino 1956, par. 285; 664 c. i; 669 d. e h.