NEREO e NEREIDI (Νηρεύς, Νηρηίδες; Nereus, Nereides)
Figlio maggiore di Pontos e di Gaia secondo Esiodo (Theog., 116 ss.), era per i Greci, il nome stesso lo dice (radice va-), un antichissimo dio marino, più antico di Posidone, dal quale più tardi fu quasi completamente soppiantato; egli rappresenta l'aspetto gentile e positivo del mare. La sua sposa è Doris, con lei generò numerose figlie (50 o 100), le Nereidi; secondo Eliano (Hist. an., xiv, 28), avrebbe avuto anche un figlio, Nerites, amato da Afrodite; per non averla accompagnata all'Olimpo fu trasformato in conchiglia. L'abitazione di N. era collocata generalmente nel Mar Egeo; egli stesso veniva raffigurato come un vecchio dai capelli bianchi. Una delle sue particolarità più notevoli è l'arte del vaticinio (mantica); quando Eracle stava per recarsi dalle Esperidi chiese a N. la via da seguire; questi lo sfuggiva tramutandosi ora in acqua ora in fuoco, ma infine venne sopraffatto da Eracle e gli indicò la strada. Secondo Orazio (Carm., i, 15) avrebbe anche predetto a Paride le conseguenze del suo ratto. Altre sue vicende o avventure non sono riferite dalla mitologia, occasionalmente vi appare connesso ad avvenimenti della vita marina.
Un'importanza notevolmente maggiore di quella del padre è stata raggiunta dalle figlie di N., le Nereidi, e non singolarmente prese, ma nel loro insieme anonimo.
Veramente già Esiodo (Theog., 243 ss.) presenta un catalogo di 51 nomi, a cui si devono aggiungere altri elenchi di Omero, Igino ed Apollodoro, come pure leggende di vasi, ma soltanto poche delle N. fornite di un nome proprio si distinguono per vicende o gesta particolari; Teti, Galatea e Oreithyìa, che hanno miti proprî, sono spesso definite come "Nereidi", ma emergono dalla cerchia delle loro sorelle sotto tutti i punti di vista. Le N. si distinguono per caratteristiche corrispondenti a quelle del mare: velocità, splendore, leggerezza e bellezza; prendono parte a tutti gli avvenimenti che si svolgono sul mare: alla richiesta di matrimonio di Posidone ad Anfitrite e alle sue nozze con lei, alle avventure di Teti e del suo famoso figlio, anzitutto alla fabbricazione delle armi per Achille, infine alla sua morte ed al suo viaggio per l'isola di Leucade; osservano meravigliate Argo, la prima nave, accompagnano Europa ed il cantore Arione nei loro viaggi sul mare e più e più volte si prestano a salvataggi dai pericoli dell'infido mare. Perciò i marinai in pericolo si rivolgono a loro e nei culti sono venerate generalmente assieme ad altre divinità marine, talora anche con Afrodite alla quale sono particolarmente legate.
Con l'aumentare del significato simbolico e religioso del thìasos marino durante il periodo romano, anche le N. acquistano un significato più profondo e più vasto in qualità di accompagnatrici dell'anima, come già erano state raffigurate sul monumento funebre di Xanthos, o come simbolo della gaia vita ultraterrena.
Rappresentazioni di N. nelle arti figurative sono conservate anzitutto in pitture vascolari che aggiungono ben poche novità ai tratti noti dalla tradizione letteraria. È rappresentato di solito come un vecchio canuto, spesso munito di scettro o di tridente. Su una coppa a figure nere di Londra è in groppa ad un cavallo marino, su un'altra di Atene cavalca un tritone; uno stàmnos a figure rosse di Napoli lo mostra in atto di salire sul carro. Spesso è presente alla lotta tra Peleo e Teti mentre le N. spaventate si rifugiano presso di lui o lo informano dell'avvenimento; come esempî si possono citare uno stàmnos a figure rosse di Würzburg, un cratere a figure rosse di Salerno ed uno stàmnos del Pittore di Syleus. Questa scena compare anche isolata (stàmnos a figure rosse di Palermo). Con Atena ed Hermes è raffigurato su uno stàmnos a figure rosse di Palermo; con Posidone, Anfitrite e le N. su uno stàmnos a figure rosse di Würzburg. L'unica sua avventura significativa, la lotta con Eracle, è spesso rappresentata su vasi: Eracle lo abbraccia strettamente, gli vuol strappare il tridente o glielo ha già strappato: le trasformazioni in acqua o fuoco di N. sono tracciate con linee sottili. Si possono citare come esempî vasi a figure nere: una lèkythos del Louvre, un cratere di Atene ed un'anfora di Villa Giulia; su vasi a figure rosse la scena è riprodotta da un'hydrìa di Londra, uno stàmnos del Vaticano ed un cratere di Bologna. Nell'arte più tarda non figura quasi affatto, comunque non manca sul fregio dell'Altare di Pergamo dove è rappresentato, assieme alla sua sposa Doris, sull'ala sinistra della scalinata del lato occidentale.
Nelle arti figurative dell'antichità le N. sono rappresentate ben più spesso del padre, in una quantità quasi incalcolabile di monumenti. La loro comparsa nell'arte figurativa si è sviluppata secondo le seguenti grandi linee: nel periodo arcaico compaiono subito completamente vestite (rappresentazioni vascolari), nel periodo classico sono sempre vestite (monumento di Xanthos, pyxis di New York), nel periodo post-classico poco vestite o completamente nude: hanno forma puramente umana, la coda di pesce è estremamente rara, si trova solo in casi eccezionali (Ara di Domizio Enobarbo a Monaco). Nelle rappresentazioni arcaiche, anzitutto su vasi, camminano o corrono in posizione eretta come se fossero sulla terraferma; più tardi usano cavalcature, nell'epoca classica soltanto delfini, cavalli marini e cetacei, più tardi tutti i più inimmaginabili mostri marini. Dapprima vi sono sedute tenendosi erette, dal IV sec. in poi si sdraiano sulle loro schiene (vasca di marmo di S. Spirito, piatto d'argento di Taranto, affresco di Pompei) o nuotano o fluttuano attorno ad essi. Talora sono provviste di attributi femminili (specchio, cofanetto, fasce intorno al petto); ornamenti che richiamano il mare come, per esempio, chele di gambero, sono molto rari; invece hanno spesso due riccioli ritti sulla fronte. Nelle arti disegnative sono rappresentate per lo più in pitture vascolari, quadri e soprattutto mosaici; delle rappresentazioni a tutto tondo vanno nominate le figure vestite del monumento di Xanthos in Licia, inoltre il gruppo di Tritoni che rapiscono una N. nella sala degli animali del Vaticano; Plinio (Nat. hist., xxxvi, 26) nomina un gruppo di Skopas con N. in groppa ad animali marini, del quale si è forse conservata una copia ad Ostia. Conformemente alla loro natura esse compaiono raramente da sole, il più delle volte in connessione con altri esseri marini o in avvenimenti che hanno luogo in mare. Sono già stati citati più sopra esempî della loro presenza alla vicenda Peleo-Teti, si possono trovare anche nella lotta fra Eracle e Nereo. Molto popolare era la consegna delle armi ad Achille, di cui troviamo esempî dall'arte più antica fino a quella più tarda, per lo più una intera schiera di N. con singole armi, oppure una parte di essa (coperchio a figure rosse, mosaico di Olinto). Per la loro presenza ad altri avvenimenti mitologici si hanno esempî appena del periodo tardo: in un mosaico di Piazza Armerina esse accompagnano Arione; Frisso ed Elle in un mosaico dell'Ospedale di S. Giovanni; assieme ai Tritoni circondano Apollo in un mosaico della Villa del Casale, sono spessissimo assieme a Nettuno e come esempio va citato un mosaico di Comiso, inoltre numerosi mosaici del Nord Africa. Nella basilica severiana di Leptis Magua si presentano simili a Gorgoni. La loro relazione con l'Aldilà è manifesta specialmente sugli innumerevoli sarcofagi romani, dove sono raffigurate sole o come membri di un thìasos marino, di solito a cavallo di animali marini, o adagiate su loro in atto di nuotare, rappresentate senza un'azione specifica, ma certamente in funzione di accompagnatrici dell'anima. Potrebbero avere questo significato anche nei rilievi a stucco di una delle costruzioni funebri della via Latina.
Monumenti considerati. - Nereo: coppa di Londra: J. D. Beazley, Red-fig., pp. 381, 297. Coppa di Atene: Bull. Corr. Hell., 1950, tav. 12. Stàmnos di Napoli: J. D. Beazley, op. cit., p. 155, 28. Stàmnos di Würzburg: id., ibid., p. 326, 4. Cratere di Salerno: id., ibid., p. 185, 6. Stàmnos del Pittore di Syleus: Arch. Classica, viii, 1956, tavv. 4-6. Stàmnoi di Palermo: J. D. Beazley, op. cit., p. 138, 108 e 166, 28. Stàmnos di Würzburg: id., ibid., p. 443, 2. Lèkythos del Louvre: J. D. Beazley, Black-fig., pp. 12, 23. Cratere di Atene: J. D. Beazley, op., cit. pp. 40, 24. Anfora di Villa Giulia: foto Ist. Arch. Germ. 57.653. Hydrìa di Londra: J. D. Beazley, Red-fig., p. 140, 128. Stàmnos del Vaticano: id., ibid., p. 194, 14. Cratere di Bologna: id., ibid., p. 338, 8. Pergamo: H. Kähler, Der grosse Fries von Pergamon, tav. 19. Nereidi: monumento di Xanthos: P. Ducati, L'arte classica, fig. 449 e 450; inoltre recentemente: C. Gottlieb, in Amer. Journ. of Arch., lx, 1956, p. 177 ss. e lxi, 1957, p. 183. Pyxis di New York: Amer.Journ. of Arch., 1940, p. 428 ss. Ara di Domizio Enobarbo: W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, cit. bibl., tav. 31. Vasca di marmo di S. Spirito: W. Fuchs, op. cit., tav. 30. Piatto d'argento di Taranto: Arch. Anz., 1958, p. 159, fig. 2. Affreschi pompeiani: Alinari, 39155 e 12191. Gruppo del Vaticano: Alinari 6670. Ostia: Not. Scavi, 1914, 297; cfr.P. Mingazzini, Arti fig., ii, 1946, p. 137 ss. Coperchio a figure rosse: H. Heydemann, Nereiden mit den Waffen des Achili, Halle 1879, tav. 5, 2. Olinto: Arch. Anz., 1934, p. 499, fig. I. Piazza Armerina: G. V. Gentili, La villa Erculia, fig. 9. Ospedale di S. Giovanni: Not. Scavi, 1948, p. 298, fig. 2. Villa del Casale: Fasti Arch., viii, 1953, 273. Comiso: Not. Scavi, 1946, p. 162 ss. Leptis Magna: Revue Africaine, 96, 1952, p. 275 ss. Sarcofagi: A. Rumpf, Die Meerwesen auf den antiken Sarkophag reliefs, cit. bibl.; Via Latina: Anderson, 2372.
Bibl.: Nereo: Bloch, in Roscher, III, i, 1897-909, c. 240 ss.; Herzog-Hauser, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 24 ss.; R. Goossens, Byz., 1939, p. 686 ss.; J. Boardman, Bulletin of the Inst. of Classical Studies of the University of London, V, 1958, p. 6 ss. Nereidi: Weizsäcker, in Roscher, III, i, c. 207 ss.; Herzog-Hauser, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. i ss.; A. Rumpf, Die Meerwesen auf den antiken Sarkophagreliefs, Berlino 1939, p. 117 ss.; F. Fischer, Nereiden und Okeaniden, Halle 1934; Ch. Picard, in Annales de l'École des Hautes Études de Gand, 1938, p. 125 ss.; H. Grégoire, in Les Ét. Class., 1938, p. 321 ss. W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, XX Erg. Jahrbuch, Berlino 1959, p. 160 ss.; O. Walter, in Ephemerìs Arch., 1953-54, p. 81 ss.; K. Clark, in Burlington Magazine, 1955, p. 214 ss.