NEREZI
Villaggio nelle vicinanze di Skopje, nella ex Rep. iugoslava di Macedonia, noto soprattutto per il monastero dedicato a s. Pantaleimone.Un'iscrizione posta sull'architrave marmoreo della porta che conduce dal nartece al naós della chiesa del monastero attesta che questa venne edificata nel 1164 dal principe bizantino Alessio Angelo, nipote dell'imperatore Alessio I Comneno (1081-1118). Peculiarità architettoniche si colgono nella pianta composita della chiesa (a croce inscritta in un quadrato all'esterno e a croce libera all'interno), nell'influenza costantinopolitana, avvertibile nella disposizione delle cinque cupole, nel bema allungato e nel parziale impiego della tecnica costruttiva c.d. a mattone arretrato, accanto a quella nota come cloisonnée e detta anche opus macedonicum.La presenza di diverse tecniche murarie ha portato a formulare l'ipotesi che a esse possa corrispondere una differenziazione cronologica: la parte inferiore potrebbe risalire al sec. 10°-11°, mentre le cupole sarebbero del 1164. La parte occidentale della cupola centrale, insieme con la volta adiacente, fu distrutta da un terremoto nel 1555, ma venne presto restaurata da abili costruttori che si firmarono con la lettera M sul tamburo del lato occidentale.All'interno della chiesa si conservano parti dell'iconostasi marmorea e due ricche cornici in stucco per le icone ad affresco del patrono della chiesa e della Madonna con il Bambino, disposte a lato dell'iconostasi stessa. La decorazione pittorica ad affresco venne eseguita subito dopo la costruzione, probabilmente tra il 1165 e il 1168; gli affreschi di più antica data si conservano in buono stato nelle zone inferiori del naós e del nartece, come anche nelle quattro cupole piccole, mentre le pitture più recenti (sec. 16°) si trovano sulle volte e sulla cupola centrale.Gli affreschi più antichi costituiscono una delle più alte espressioni della pittura bizantina del 12° secolo. Di grande rilievo pittorico sono le scene della Vita e della Passione di Cristo, come anche le immagini dei santi, dove il pittore principale dimostra un'acuta capacità di osservazione della natura umana, volta a metterne in rilievo i caratteri espressivi; la moltitudine di figure frontali, nella zona inferiore, costituisce una vivace galleria di personaggi dai differenti tratti fisiognomici, ognuno con il valore di un ritratto. L'accento drammatico che l'artista ha introdotto nelle scene della Deposizione dalla croce e del Compianto su Cristo morto va al di là delle raffinate convenzioni allora in uso per esprimere i sentimenti umani e l'iconografia appare fortemente intrisa del realismo proprio dei testi apocrifi. Nella raffigurazione del Compianto, il volto lacrimoso della Vergine, che aderisce a quello del Cristo, è indubbiamente ispirato alla commovente descrizione del Vangelo di Nicodemo (X, 1-4) e agli scritti fedeli agli apocrifi di Giorgio di Nicomedia (sec. 9°). Conferma questa ispirazione anche la composizione della Presentazione di Cristo al Tempio, che fa pendant con il Compianto, dove un piccolo Gesù spaventato, nelle braccia della Madonna, ascolta la profezia di Simeone circa il tragico destino che lo sovrasta. Tra le peculiarità figurative che compaiono per la prima volta nella storia della pittura bizantina, oltre al tono commovente della Pietà, meritano attenzione anche il tenero bacio materno nella Deposizione dalla croce, il 'bacio della pace' dei due apostoli nella Comunione, la bocca aperta dell'apostolo Paolo nella Comunione con il vino, la peluria dipinta sotto il braccio e sul petto del Cristo nella Pietà e nella Deposizione dalla croce.Contrariamente a quanto si è creduto in passato, gli affreschi di N. non sono un'opera isolata di un maestro proveniente da Costantinopoli; alla stessa mano si possono infatti attribuire con una certa sicurezza nella medesima regione il secondo strato di affreschi (1164-1170) nella chiesa di Veljusa presso Strumica e una parte degli affreschi (ca. 1175) della chiesa di S. Nicola Kasnitzi a Kastoria.
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