ACCIAIUOLI, Neri
Nacque, forse a Firenze, nella prima metà del sec. XIV da Iacopo, fratello di Niccolò, il gran siniscalco, e da Bartolomea di Bindaccio Ricasoli. Ancora in tenera età, fu adottato dallo zio Niccolò. Nulla sappiamo della sua attività nel Regno di Napoli. Alla morte dello zio (8 nov. 1365), si trasferì in Grecia, ove gli erano stati assegnati i feudi di Vostitza e Nivelot col baronato. Dopo pochi anni, trovò modo di allargare il suo dominio facendosi consegnare da Angelo, figlio di Niccolò, la città di Corinto, come pegno di un prestito (1371). Nel novembre del 1372 ricevette, come signore di Corinto, la lettera circolare che Gregorio XI indirizzò il 13 di quel mese all'imperatore di Costantinopoli e ai signori della Grecia invitandoli ad una crociata contro i Turchi. Prima del 1381 aveva sposato Agnese, figlia di Saraceno Saraceni di Negroponte, dalla quale non ebbe figli maschi, ma solo due femmine, Francesca e Bartolomea. Per molti anni l'A. mantenne rapporti di buon vicinato con i Catalani, dominatori di Atene, dell'Attica e della Beozia; lo testimonia la lettera del 31 apr. 1381 con la quale Pietro III gli comunicava l'arrivo ad Atene di Filippo Dalman quale vicario regio. Insieme con il vicario, col quale aveva stabilito nel 1382 un accordo, difese Atene dai Turchi nel 1384, onde il re aragonese gli inviò un'altra lettera di felicitazioni datata 30 maggio 1384, in cui lo esortava a continuare la collaborazione con i Catalani così proficuamente iniziata. Pare che questa alleanza antiturca dell'A. con i Catalani sia stata favorita dalla Repubblica veneta. Ma presto l'A. si volse verso altre amicizie. Prima del 1385 maritò la figlia Bartolomea a Teodoro I Paleologo, despota di Morea e nemico dei Catalani. Per questo nel 1385 la guerra fra lui e Teodoro da una parte e i Catalani dall'altra sembrava imminente al vescovo di Argo Giacomo, che ne dava notizia ad Angelo, fratello di Neri, in una lettera anteriore al marzo.
In un documento rogato ad Atene il 15 genn. 1387 (una concessione a favore di un Nicola figlio di un Pietro de' Medici) l'A. si qualifica "αὐϑέντης καστελανίας Κορίνϑου δουκιάμον τῶν ᾿Αϑνῶν καί τῶν Περὶ αὐτοῆ" ma non sembra che a quell'epoca egli già dominasse Atene, che doveva invece conquistare un anno più tardi, tanto più che Giovanni I d'Aragona, scrivendogli in data 17 apr. 1387, dichiarava di considerare sempre valido l'accordo stipulato cinque anni prima dall'A. col Dalman. Si tratta forse di un breve periodo di parziale occupazione di cui noi non abbiamo altra notizia; il fatto stesso che l'A. non si sia servito dei due notai greci allora esercitanti ad Atene può avvalorare questa ipotesi.
Poco tempo dopo l'A., che intanto pare si fosse avvicinato ai Turchi, scopriva i suoi piani ed assaliva i Catalani in Atene. Una drammatica lettera, inviata il 22 apr. 1388 da Giovanni d'Aragona a Pietro di Pan difensore del castello di Atene, ci fa intravvedere la durezza della lotta e dell'assedio; in essa Giovanni I confessava di non potere in alcun modo soccorrere il suo suddito. Conquistata il 2 maggio 1388 Atene, l'A. si diede subito dopo a tessere un'altra trama. Nel dicembre 1388 la Repubblica veneta aveva convinto Maria d'Enghien, signora di Nauplia ed Argo, a cederle i suoi diritti su questa città, e ne era divenuta padrona. La cosa non piacque né all'A., né a Teodoro, suo genero, onde, unite le forze, e forse appoggiati dai Turchi, essi occuparono di improvviso sia Nauplia, sia Argo, prima che Venezia avesse potuto inviarvi un presidio. Questa azione sorprese la Repubblica, che pensò di poter recuperare le due città mediante accordi. Il 26 genn. 1389 il senato nominò governatore di Nauplia ed Argo Perazzo Malipiero e lo autorizzò a trattare con l'A. e col despota di Morea. Le trattative (interrotte e poi riprese nel giugno) condussero alla restituzione di Nauplia, ma furono nel settembre complicate da un fatto nuovo: la cattura a tradimento dell'A., convocato ad un abboccamento a Vostitza da parte del vicario catalano di Morea, Pierre Bordeaux de Saint-Superan (10 settembre). Venezia si intromise subito nelle trattative apertesi per il riscatto e pretese, per ottenere la liberazione dell'A., la restituzione di Argo e la consegna di Atene e Corinto oltre che di merci per una somma non inferiore a 15 mila ducati. Ottenne soltanto una grossa somma (per la quale l'A. dovette vendere il tesoro e le porte della chiesa del Partenone) e la promessa della restituzione. L'A. liberato nel maggio del 1390, rifiutandosi Teodoro Paleologo di restituire Argo, non poté (o volle) costringerlo a farlo: secondo il Cessi sarebbe per questo entrato in urto con Teodoro, ma sembra invece (Zakythinos) che abbia piuttosto favorito la resistenza di Teodoro e sia rimasto suo alleato.
L'11 genn. 1394 l'A. ebbe da Ladislao re di Napoli il titolo, trasmissibile agli eredi (e cioè al fratello Donato), di duca di Atene. Ma ne godette per poco. Ammalatosi morì il 25 sett. 1394, dopo aver fatto testamento il 17. In esso, invece di conservare intatto il dominio acquistato, lo smembrò, lasciando la città di Atene alla chiesa di S. Maria "Panagia" del Partenone, le città di Megara e Sicione alla figlia Francesca, moglie di Carlo di Tocco conte di Cefalonia, e Livadia e Tebe al figlio naturale Antonio, avuto dalla ateniese Maria Rendi, figlia del notaio Dimitri Rendi.
Fonti e Bibl.: Diplomatari de l'Orient català (1301-1409), a cura di A. Rubiò i Lluch, Barcelona 1947, cfr. Indice; J. A. Buchon, Nouvelles recherches sur la principauté française de Morée, Paris 1843, pp. 125-159; P. Litta, Fam. cel. ital., Acciaiuoli di Firenze, tav. V; C. Hopf, Chroniques gréco-romaines, Berlin 1873, p. 476; F. Cerone, La politica orientale di Alfonso d'Aragona, in Arch. stor. per le prov. napol,, XXVIII (1903), pp. 556-557; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, I, Gotha 1908, pp. 283-284, 285, 286-287; R. Cessi, Venezia e l'acquisto di Nauplia ed Argo, in Nuovo Arch. veneto, n.s., 15, XXX, 1 (1915), pp. 150, 151, 152, 153, 154, 155, 157, 160-162, 166, 167, 169, 170, 171; A. Rubiò i Lluch, Setge i conquesta de l'Acropolis d'Atenes par Rainer Acciajuoli (1387-1388), in Miscellania Crexells, Barcelona 1919, pp. 191-204; W. Miller, Essays on the Latin Orient, Cambridge 1921, pp. 127, 129, 130, 135-138, 154, 156, 159, 169, 254, 263; D. A. Zakythinos, Le despotat grec de Morée, Paris 1932, pp. 132-134, 136, 143, 144, 148, 150, 151, 155, 158, 200; G. Andreini, Gli Acciaiuoli in Grecia, in Studi pubblicati dall'Istituto tecnico comm. "Emanuele Filiberto",Firenze 1940, pp. 7-20.