POZZA, Neri
POZZA, Neri. – Nacque a Vicenza il 5 agosto 1912, primogenito di Ugo (1882-1945), scultore, e Redenta Volpe (1887-1950), ex impiegata di una rinomata sartoria vicentina. Ebbe tre fratelli: Lara, Dina, morta in tenera età, e Rino.
Due fatti segnarono precocemente la sua esistenza: la guerra e il prematuro abbandono della scuola per insofferenza alla disciplina didattica. Alla prima guerra mondiale sono legati i ricordi d’infanzia, mentre la seconda fu vissuta da Pozza in piena consapevolezza, maturando un impegno nella ricostruzione morale e culturale degli italiani che trasfuse in particolare nella sua attività editoriale. L’abbandono della scuola al primo anno delle medie inferiori, compensato da studi da autodidatta lunghi una vita e coronati nel 1982 dalla laurea in lettere honoris causa a Venezia, forgiò la sua libertà di giudizio dall’Accademia, nonostante la continua collaborazione con docenti e studiosi in quanto divulgatore di alta cultura.
Pozza scelse una formazione artistico-artigianale che si rivelò poi funzionale all’editore. Dopo l’apprendistato in un laboratorio di falegnameria e presso i Murat, intagliatori in legno di Vicenza, nel 1936 portò a termine il triennio di perfezionamento presso la locale scuola d’arte e mestieri in cui il padre era docente. Alla scultura si dedicò con successo fino alla fine degli anni Quaranta, affascinato come molti dalla lezione di Arturo Martini. Poi vi tornò solo saltuariamente.
Nel 1935 iniziò a incidere a punta secca e dal 1948 decise di dedicarvisi con continuità: dello stesso anno fu la prima delle circa trenta personali di incisioni. Dopo le prime prove in cui sperimentò la figura umana e paesaggi diversi, prevalsero i volumi silenziosi e privi di abitanti di Vicenza, la città per antonomasia con la quale Neri iniziò dal 1949 la sua «corrispondenza», come gli piacque definirla. Diversamente da come andò per la scultura, Pozza non abbandonò mai la grafica a vantaggio dell’impegno editoriale. L’incisore anzi arricchì la sensibilità dell’editore.
Alla fine degli anni Trenta cominciò a collaborare con la neonata rivista milanese Corrente, di matrice sempre più apertamente antifascista, intorno alla quale si riuniva il meglio della gioventù italiana animata da passione artistico-letteraria. Nella città natale frequentava un vivace gruppo di amici di orientamento affine: il farmacista Carlo Crico, Torquato Fraccon e il figlio di questi, Franco (deportati tutti e tre nel campo di concentramento di Mauthausen, dove trovarono la morte), il pittore Italo Valenti e il poeta Antonio Barolini, l’insegnante e futuro partigiano Antonio Giuriolo, Michele Benetazzo, finissimo lettore di poesia e compagno di studi di Giuriolo, e molti altri intellettuali impegnati. Entro la cerchia delle amicizie vicentine, nel 1938, Pozza pubblicò il suo primo libro come editore: 250 copie numerate di poesie di Antonio Barolini, La gaia gioventù e altri versi agli amici. Non trovandosi un finanziatore, portò il manoscritto direttamente al tipografo, e con le sottoscrizioni d’acquisto di amici e lettori e le prenotazioni dei librai riuscì a pagare le 900 lire necessarie alla stampa. Il pittore Renato Birolli diede forma alla curiosa insegna dell’Asino volante con un raffinato disegno sulla copertina del libro. Nel 1941 nacque Il Pellicano per pubblicare un’altra fortunata raccolta di poesie dell’amico Barolini, Il meraviglioso giardino.
L’operazione editoriale stavolta fu meno estemporanea e spensierata: la marca editoriale del Pellicano che nutre del proprio sangue i piccoli morenti per riportarli in vita allude, con echi cristologici, al significato culturalmente vivificante che si proponeva l’iniziativa editoriale. Ma i tempi erano difficili e dopo poche pubblicazioni Pozza dovette chiudere Il Pellicano, arenatosi «nelle secche del Tribunale speciale della Repubblica di Salò» (N. Pozza, L’oscuro presagio. Ricordo di Antonio Barolini, in Il Gazzettino, 14 febbraio 1971).
Le simpatie per la Resistenza, il Comitato di liberazione nazionale (CLN) e il Partito d’azione (Pd’A) gli costarono due detenzioni, nel gennaio-marzo 1944 e fra dicembre 1944 e febbraio 1945. L’accusa era di aver agevolato la propaganda antifascista di Barolini, allora direttore del Giornale di Vicenza, attraverso la propria casa editrice. Alla fine venne assolto, ma resta una serie di lettere ai familiari che testimoniano la durezza della prigionia e il fervore di letture per vincere l’abbrutimento carcerario, fattori che resero ancora più saldo e intransigente il suo impegno civile postbellico. Attivo anche sul versante della scrittura, molta della produzione di Pozza resta legata alla memoria del recente passato – sia personale sia collettiva – e alla memoria del passato storico-artistico più remoto.
Esordì con Nove poesie d’amore (Vicenza 1941, ma 1942), cui seguirono opere poetiche di maggior respiro (Maschera in grigio, Venezia 1946, e La prigione ed altri versi, Vicenza 1969). Nelle prose privilegiò la forma breve del racconto, in cui spesso il ricordo autobiografico si intreccia alla storia della città berica: l’esperienza carceraria nei racconti di Barricata nel carcere (Venezia 1946), la cronaca di Vicenza dal 1919 al 1932 in Commedia familiare (Milano 1975), gli anni 1878-1938 attraverso la voce narrante di nonna Dele in Una città per la vita (Milano 1979), gli anni Venti e Trenta della propria infanzia e prima giovinezza ne L’ultimo della classe (Venezia 1986), fino a Il pidocchio di ferro e altre storie del periodo fascista (Venezia 1988, ma 1987) che – incentrato sul Ventennio – conclude a ritroso il cerchio delle memorie. Originale è lo stile memorialistico che inventò per illustrare episodi della vita di artisti veneti e veneziani del Rinascimento colti nei risvolti più concreti e quotidiani (come una contesa, l’esecuzione di un’opera, la morte): un’inconsueta sintesi affabulatoria di storia dell’arte, biografia degli artisti e storia civile, drammatizzate in una lingua condita di arcaismi ed espressioni dialettali venete, come in Processo per eresia (Firenze 1970) o La putina greca (Milano 1972).
Nell’immediato dopoguerra Pozza decise di dedicarsi completamente all’attività editoriale. Dopo le devastazioni fisiche e morali del fascismo e della guerra bisognava ricostruire l’identità degli italiani e l’editoria gli parve lo strumento più adeguato. Questa volta usò solo il suo nome e cognome: nel 1946 nacque la casa editrice Neri Pozza con sede a Venezia. Lì aveva conosciuto l’anno prima la scrittrice Lea Quaretti, la compagna di vita che lo introdusse a nuove stimolanti conoscenze e che con raffinata sensibilità lo affiancò nella realizzazione di molti progetti editoriali. Tuttavia, anche se per dieci anni Venezia campeggiò sui frontespizi delle sue edizioni, il vero laboratorio di idee e progetti rimase sempre Vicenza.
La memoria e la riflessione sul passato recente rivestirono un ruolo di primo piano: dalla Storia della Resistenza (1955) alla biografia dell’amico e partigiano vicentino Giuriolo (1984). Consegnò alla memoria del dopoguerra le espressioni culturali sia di opposizione sia funzionali al fascismo, perché entrambe avevano qualcosa da insegnare: così ripropose il gagliardo spirito strapaesano e il nazionalismo italico con l’antologia della rivista illustrata Il selvaggio di Mino Maccari (1955) mentre con Il Gibbo (1964) raccolse le incisioni con cui l’amico Tono Zancanaro aveva dato vita fra il 1937 e il 1945 all’omonima grottesca incarnazione del fascismo e del suo duce.
Dagli anni Cinquanta Neri Pozza avviò una serie di importanti collane. Ben tre di poesia in cui accanto a voci autorevoli (Eugenio Montale, Mario Luzi, Andrea Zanzotto) proponeva giovani talenti (Fernando Bandini) e una di narratori italiani contemporanei, dove trovarono posto titoli di scrittori affermati (Carlo Emilio Gadda, Dino Buzzati) ed esordienti (Goffredo Parise). Tappe importanti furono la collana Tradizione americana diretta da Agostino Lombardo fra il 1964 e il 1968 con cui presentò in traduzione al pubblico italiano autori come Thoreau, Emerson, Melville, Twain, James, Hawthorne. La Biblioteca di cultura, forse la collana storica più ricca, organica e ambiziosa della casa editrice, insieme a Studi politici diretta dal 1956 al 1963 da Vittorio De Caprariis, furono progetti solo in parte realizzati, l’uno per difficoltà economiche, l’altro per la morte prematura del direttore.
Trasversale a tutta la produzione editoriale fu la cura artigianale e talvolta artistica del libro, dalla carta e i caratteri scelti personalmente all’attenzione per l’apparato illustrativo mai disgiunto però dalla cura dei contenuti. Oltre a corredare i Vangeli di litografie di Felice Casorati (1946) ne commissionò ad alcuni brillanti scrittori – Nicola Lisi, Corrado Alvaro, Diego Valeri, Massimo Bontempelli – una nuova e sorprendente traduzione dal greco; si servì anche di una nuova traduzione delle Favole di Esopo per illustrarle con il segno moderno dell’acquaforte di Valeria Vecchia (1981). Molte furono le edizioni limitate o quelle in cui una parte della tiratura, fuori commercio, veniva stampata su carta speciale fatta a mano oppure, se illustrata, recava interventi manuali degli artisti, come Il primo libro delle favole di Gadda con le illustrazioni dal segno xilografico di Mirko Vucetich (1952), libro importante graficamente ma anche per il moralismo irriverente di Gadda, che molti altri editori si erano rifiutati di pubblicare.
Dagli anni Sessanta la casa editrice dovette drasticamente ridurre la produzione di romanzi e poesia, divenuti regno incontrastato di poche grandi case editrici. Neri Pozza investì allora nella produzione d’arte e cultura veneta, specializzandosi in cataloghi di esposizioni temporanee e di collezioni permanenti di musei e istituti culturali. Dalla collaborazione con la Fondazione Cini nacquero alcune tra le più belle e durature collane: Raccolte d’arte, Grafica veneta e Cataloghi di mostre.
Vicenza e le sue espressioni artistiche continuarono a essere protagoniste di numerose iniziative editoriali: da Le Opere pubbliche e i palazzi privati di Andrea Palladio meticolosamente curati da Giangiorgio Zorzi (I-II, 1964-1965), all’antologia degli Scrittori di Vicenza curata da Lea Quaretti (1974), fino alla Storia di Vicenza (I-VIII, 1987-1991) che Pozza non riuscì a vedere completamente realizzata. Coronò infine gli studi di cultura veneta da sempre coltivati con la monumentale Storia della cultura veneta (I-X, 1976-1987) che resta probabilmente l’eredità più alta del suo impegno editoriale. Progettata come una storia della cultura scritta e delle forme e dei modi della sua organizzazione – quindi anche delle istituzioni – nel Veneto dal Medioevo alla prima guerra mondiale, rappresenta uno strumento moderno e ancora oggi imprescindibile per leggere la cultura italiana ed europea dal punto di vista del mondo veneto, senza mai scadere nel localismo.
Morì a Vicenza il 6 novembre 1988.
Opere. Mostra antologica. Incisioni, disegni, sculture, Milano 1981; Incisioni di N. P. (1935-1985), a cura di V. Sgarbi - L. Magagnato, Vicenza 1987; Sculture di N. P., a cura di A. Colla, Vicenza 1990; La putina greca, Padova 2003; Opere complete, I, Prosa, a cura di G. Pullini; II, Poesia, a cura di F. Bandini, Vicenza 2011 (con rinvii alla bibliografia pregressa); L’educazione cattolica, a cura di M. Cavalli, Costabissara 2012; Tiziano, a cura di L. Puppi, Costabissara 2012.
Fonti e Bibl.: Il ricco archivio editoriale Neri Pozza è conservato a Vicenza, presso la Biblioteca civica Bertoliana.
Singoli aspetti della poliedrica attività di Pozza sono trattati in: N. P. editore: 1946-1986, a cura di A. Colla - R. Zironda, Vicenza 1986; Il lascito di N. P. per un museo d’arte contemporanea a Vicenza, Milano 1989; G. Bido, N. P. scrittore, Bassano del Grappa 1992; Id., Per conoscere N. P., Vicenza 1995; Omaggio a N. P.: le incisioni, i disegni e le sculture dai Civici Musei di Vicenza, a cura di L.M. Barbero, Vicenza 1998; N. P. incisioni, 1948-1985: vedute di Vicenza, rovine di Vicenza, esercizi di stile, Valdagno 2002; Segni del Novecento. La donazione N. P. alla Fondazione Giorgio Cini. Disegni, libri illustrati, incisioni, Venezia 2003; S. Minuzzi, L’archivio storico N. P., in La fabbrica del libro, X (2004), 1, pp. 34-41; Ead., Tra impresa e avventura editoriale: l’archivio N. P., a cura di A. Scarpari et al., Vicenza 2005; N. P.: la vita, le immagini, a cura di P. Di Palmo, Vicenza 2005; Saranno idee d’arte e di poesia. Carteggi con Buzzati, Gadda, Montale e Parise, a cura di P. Di Palmo, Vicenza 2006; S. Minuzzi, Dopo la conservazione la valorizzazione: l’archivio e i libri N. P., in La fabbrica del libro, XVIII (2012), 2, pp. 53-61; N. P. editore d’alta cultura, Vicenza 2012.