NERLI, Francesco senior
– Nacque a Firenze nel 1595 da Federico, senatore, e da Costanza de’ Nobili, in una famiglia di antiche tradizioni repubblicane, che mantenne però una notevole influenza anche sotto il principato mediceo.
Compì un lungo iter formativo nelle Università di Perugia, Bologna e Pisa, dove conseguì la laurea in diritto nel 1618. Sin dalla sua giovinezza, si interessò non solo al diritto civile e canonico, ma anche alle scienze matematiche e naturali, tanto che Vincenzo Viviani lo annoverò tra i discepoli di Galileo (1907, p. 628). A testimonianza dei suoi primi studi rimangono alcune perifrasi dal latino, in seguito pubblicate in una raccolta postuma di Giovanbattista Corradi, suo precettore (Rhetorica monimenta… collecta per Ioannem Baptistam Conradum, Roma 1681). Fu inoltre membro dell’Accademia della Crusca con il nome accademico di ‘dotato’.
Negli anni Venti del Seicento si trasferì a Roma, dove, segretario dell’uditore di Rota Matteo Buratti, perfezionò sotto la sua guida lo studio del diritto. Fu poi uditore prima del cardinal Roberto Ubaldini, anch’egli fiorentino, durante la sua legazione di Bologna (1623-1627), poi del cardinale Carlo de’ Medici. Solo in età relativamente avanzata intraprese una carriera curiale, una scelta che appare legata a una più complessiva strategia della sua famiglia, e in particolare di suo fratello Pietro (1597-1678), grande banchiere al servizio della S. Sede, depositario generale e appaltatore delle dogane pontificie.
Anche se il primo quarantennio della vita di Nerli rimane complessivamente poco conosciuto, risulta la sua condizione di uomo di fiducia dei Medici, per i quali disimpegnò diversi compiti, in ambito sia culturale sia politico-religioso.
Nell’autunno 1639 fu chiamato a sovraintendere alla stesura di una complessa memoria giuridica, preparata dal governo granducale per opporsi alla scomunica lanciata da Urbano VIII contro i ministri toscani per una violazione dell’immunità ecclesiastica. Nel 1640, quando si aprì una polemica scientifica tra l’ormai anziano Galileo e il filosofo aristotelico Fortunio Liceti a proposito della natura della luce cinerea della superficie lunare, il principe (e futuro cardinale) Leopoldo de’ Medici gli commissionò una revisione del testo steso da Galileo, in modo da smussarne le punte eccessivamente polemiche. Infine, nel 1642, fu incaricato, insieme al canonico Vincenzo Bardi e a Giovambattista Doni, di organizzare le monumentali celebrazioni funebri per la morte di Maria de’ Medici, regina di Francia.
Dopo essere stato conclavista di Carlo de’ Medici nel conclave del 1644, agli inizi del pontificato di Innocenzo X (1644-55) divenne referendario di Segnatura e sovrintendente al tribunale dei Monti, incaricato di compiti di vigilanza sul debito pubblico pontificio. I suoi talenti letterari e intellettuali indussero il papa a conferirgli, nel 1648, la carica di segretario dei brevi ai principi, vacante per la morte di Gasparo Simeoni, che mantenne fino all’inizio del 1653. Si inserì così nella cerchia ristretta di prelati che lavoravano a stretto contatto con il pontefice e, pur non disponendo di un ruolo autonomo, poté acquisire forti legami con gli ambienti della segreteria di Stato.
Divenuto buon conoscitore dei meccanismi di governo curiali, fu indicato dai contemporanei come autore di alcune ‘statere’ o pronostici su un futuro conclave, ma non risultano attribuzioni di specifici e identificabili testi manoscritti o a stampa.
Il 14 febbraio 1650 fu nominato vescovo di Pistoia, con dispensa perché non era sacerdote da più di sei mesi, ma non risiedette molto nella diocesi e continuò a disimpegnare i suoi uffici curiali. Poté però nominare il fratello Giulio – noto nell’ambiente fiorentino per la sua cultura scientifica – ad alcuni benefici ecclesiastici della diocesi. Nominato vescovo di Firenze il 16 dicembre 1652, per espressa richiesta del granduca, fece il suo solenne ingresso nella città nel giugno 1653.
La sua attività episcopale non fu del tutto incolore. Nell’aprile 1656 celebrò un primo sinodo, che operò, senza particolare originalità, nel solco dell’attività riformatrice avviata dal suo predecessore, Pietro Niccolini. Tra le disposizioni sinodali ebbero particolare rilievo l’applicazione dei decreti di Innocenzo X sulla soppressione dei piccoli conventi, le disposizioni per imporre ai parroci una reale presenza nel territorio e soprattutto le norme sulla vita dei religiosi secolari, che miravano ad accentuare il carattere ‘sacro’ dei sacerdoti, impedendo commistioni (uso di abiti civili, porto d’armi ecc.) con lo stile di vita laico.
Nel 1657 Nerli, che si trovava a Roma per la visita ad limina, ottenne da Alessandro VII di succedere a Natale Rondanini come segretario ai brevi. Come sottolineò il biografo del papa, il gesuita Sforza Pallavicino (1840, p. 170), la nomina derivò principalmente dall’antica «amistà» che legava Nerli al pontefice sin dagli anni in cui i due avevano collaborato nella segreteria di Stato.
La scelta di rientrare definitivamente a Roma dopo soli quattro anni, fu probabilmente legata a latenti contrasti con la casa granducale e alla volontà di coadiuvare gli interessi di famiglia, che in questa fase era la principale casa bancaria al servizio della S. Sede, da quando, nel 1646, a Pietro Nerli era stata affidata la Depositeria generale della Camera apostolica. A seguito del trasferimento a Roma, governò la diocesi fiorentina attraverso i suoi vicari, facendo svolgere ancora tre sinodi, nel 1663, 1666 e 1669, ai quali non assistette. Nel primo furono precisate e ribadite le norme sulla residenza del clero, mentre nel 1666 le costituzioni sinodali intervennero soprattutto sulle forme di celebrazione dei matrimoni e su alcuni aspetti liturgici. Il sinodo del 1669 si limitò a una blanda riproposizione delle misure già precedentemente adottate.
Assai stimato da Alessandro VII, Nerli acquisì un qualche rilievo nel mondo curiale per la sua cultura letteraria e scientifica, testimoniata tra l’altro dai rapporti che intrattenne con il naturalista Niccolò Stenone e con il più giovane scienziato Lorenzo Magalotti. Mantenne la carica di segretario ai brevi anche dopo l’elezione al papato, nel 1667, del pistoiese Giulio Rospigliosi, con cui aveva potuto collaborare nell’ambito dell’attività della segreteria di Stato e con il quale condivideva i forti legami con la casa dei Medici. Clemente IX non dimenticò gli antichi rapporti e, il 29 novembre 1669, nominò lo cardinale, nella prima promozione cardinalizia non immediatamente legata agli interessi delle corone e all’elevazione del cardinal nipote. Ormai anziano, Nerli fu ascritto alle congregazioni dell’Indice, dei Vescovi e regolari e dei Riti, ma non vi svolse un ruolo significativo. Fu ritenuto tra i papabili nel conclave apertosi dopo la morte di Clemente IX, nel dicembre 1669, anche se più per la sua età avanzata che non per riconosciute doti personali. Come rilevò Gregorio Leti (1671, p. 25), era ritenuto «buon canonista», ma non molto adatto al governo, «non havendo avuto maneggi grandi». La sua candidatura non riuscì dunque ad acquisire una reale credibilità.
Morì a Roma il 6 novembre 1670 e fu sepolto nella chiesa ‘nazionale’ di S. Giovanni dei fiorentini.
Fonti e Bibl.: I testi delle costituzioni sinodali emanate da Nerli sono in Ildefonso di San Luigi, Etruria sacra triplici monumentorum codice canonico, liturgico, diplomatico, per singulas dioeceses distribuita, Firenze 1782, pp. 380-447; cfr. inoltre: G. Leti, Conclave fatto per la sede vacante di Clemente IX, s.l. s.d. [1671], in app. a Conclavi di pontefici romani..., s.l. 1667; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et umbre…V, Firenze 1685, pp. 39-41; G. Galilei, Opere, XVIII, Firenze 1906, pp. 252 s.; XIX, Firenze 1907, p. 628; G.J. Egga, Purpura docta, V-VI, Monaco 1714, pp. 501 s.; L.G. Cerracchini, Cronologia sacra de’ vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze 1716, pp. 222-225; F. Bonamici, De claris pontificiarum epistolarum scriptoribus, Romae 1720, pp. 280 s.; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 206; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, VI, Della chiesa metropolitana di S. Maria del Fiore, Firenze 1757, p. 321; M. Rosati, Memorie per servire alla storia de’ vescovi di Pistoia, Pistoia 1766, pp. 194-197; D. Moreni, Continua-zione delle memorie istoriche dell’ambrosiana imperial basilica di S. Lorenzo di Firenze, II, Firenze 1817, p. 33; P. Sforza Pallavicino, Della vita di Alessandro VII. Libri cinque, II, Prato 1840, p. 170; D. Tiribilli Giuliani, Sommario storico delle famiglie celebri toscane, Firenze 1868, p. 7; L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, XIV, 1, Roma 1932, pp. 323, 548, 567, 629, 631; L. Hammermayer, Grundlinien der Entwicklung des päpstlichen Staatssekretariats von Paul V. bis Innozenz X. 1605-1655, inRömische Quartalschrift für Christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, LV (1960), pp. 172, 202; G. Volpi Rosselli, Acta graduum academiæ pisanae (1600-1699), Pisa 1979, p. 101; M. Biagioli, New documents on Galileo, in Nuncius. Annali di storia della scienza, VI (1991), p. 163; C. Weber, Die ältesten päpstlichen Staatshandbücher. Elenchus Congregationum, Tribunalium et Collegiorum Urbis: 1629-1714, Rom-Freiburg-Wien 1991, p. 132; Id., Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), Roma 1994, pp. 156, 800 s.; G. Pinto, Storia di Pistoia, III, Firenze 1999, p. 290; Genealogien zur Papstgeschichte, a cura di C. Weber, Stuttgart 1999, p. 666; C. Weber, Die päpstlichen Referendare1566-1809, Stuttgart 2003, p. 763; M. Isenmann, Die Verwaltung der päpstlichen Staatsschuld in der Frühen Neuzeit: Sekretariat, Computisterie und Depositerie der Monti vom 16. bis zum ausgehenden 18. Jahrhundert, Stuttgart 2005, p. 46; D. Edigati, Il ministro censurato. Giustizia secolare e diritto d’asilo nella Firenze di Ferdinando II, in Annali di storia di Firenze, II (2007), pp. 131, 146; F. Trasselli, “Scritture e monumenti”. Testimonianze per la biografia e materiali per la storia della biblioteca romana del cardinale F. N., in Rivista cistercense, XXIV (2007), pp. 19 s.