nero (negro; nigro, in rima)
È adoperato sia come aggettivo che come sostantivo.
Come aggettivo, in senso proprio, in Rime CIV 102 Canzone... / caccia con li neri veltri (allusione ai Neri, cui si contrappongono le bianche penne del verso precedente. Anche per le nere cagne che inseguono gli scialacquatori [If XIII 125] l'aggettivo è d'obbligo, trattandosi di esseri infernali). Come segno di lutto, in Rime LXXII 9 Amore... venia / vestito... d'un drappo nero (cfr. ché nostra donna mor, v. 14), e in Rime dubbie IV 5 nera e tetra, detto della dogliosa petra, la " tomba " in cui giace Petra.
Vale esattamente " oscuro ", " buio ", riferito all'ombra proiettata dai colli (Rime CI 37), e, contrapposto a ‛ bianco ', a uno degli emisferi terrestri (quasi tutto era là bianco / quello emisperio, e l'altra parte nera, " buia ", in quanto non illuminata dal sole: Pd I 45).
La stessa contrapposizione nel contesto metaforico di una terzina assai discussa - Così si fa la pelle bianca nera / nel primo aspetto de la bella figlia / di quel ch'apporta mane e lascia sera (Pd XXVII 136: si noti il valore predicativo) - in cui tuttavia i commentatori, pur discordi sull'identificazione della bella figlia (v. FIGLIO), concordano nell'interpretazione allegorica: " E per questo dimostra l'autore che dicesse Beatrice che ogni cosa si muta in tempo " (Buti), corrompendosi. Quanto a nera, per chi, come Benvenuto, nella bella figlia vede la " natura umana ", significa " foeda et turpis inquinatione peccati "; per chi vi vede la luna, " la pelle si fa bianca quando è lucida, e nera quando è eclissi " (Buti). Chiosando " la pelle umana, bianca in prima, per sole annera ", il Tommaseo pone in risalto soprattutto il senso proprio della terzina (" La vita umana figlia del sole, ch'è padre d'ogni mortal vita "). Scartazzini-Vandelli propendono per l'identificazione con Circe e rimandano, per il tipo dell'espressione, a Pd XXII 93 tu vederai del bianco fatto bruno.
Il n. è naturalmente il colore che .domina nell'Inferno, eternamente immerso nel buio (la profonda notte / che sempre nera fa la valle inferna, Pg I 45), per cui l'aggettivo può riferirsi anche all'elemento incolore per eccellenza, l'aria: è l'aere nero, " buio ", che insieme con la nebbia folta impedisce di spingere lontano lo sguardo (If IX 6); è l'aura nera che gastiga i lussuriosi (V 51).
E soprattutto, n. è l'ovvio attributo delle creature infernali, i demoni, che con " perifrasi... ironica " (Torraca) Virgilio chiama angeli neri (If XXIII 131; cfr. anche XXVII 113). Un diavol nero porta tra i barattieri un de li anzian di Santa Zita (XXI 29 e 38), la cui ‛ infamis et denigrata vita ' trova rispondenza nel fatto che " diabolus iste ponitur niger " (Benvenuto); e si veda ancora il nero ceffo di Lucifero (XXXIV 65), quella delle sue tre facce che allude alla " scurità dell'ignoranza " come dice Iacopo, nel commento ai vv. 44-45.
Anche il pel... nero di Ezzelino potrebbe avere una qualche attinenza con le creature infernali, se si pensa alla leggenda medievale che lo diceva figlio di Lucifero e di una strega (If XII 109: v. EZZELLINO DA ROMANO). Quanto al serpentello acceso della bolgia dei ladri, livido e nero come gran di pepe (XXV 84), cfr., discussa nella voce livido, l'ampia nota del Pagliaro (Ulisse 358-361), che sana l'apparente contraddizione tra i due aggettivi.
Talvolta, ancora nell'Inferno, l'aggettivo è riferito a cose " nere " per loro natura, come la belletta degl'iracondi, negra " perocché deposizione di acqua torbida e scura " (Lombardi: cfr. If VII 124), o la focina (XIV 56) di Vulcano che è del colore " tipico delle fucine, coperte di caligine e fumolente; questa... in più, è sotterranea " (Mattalia). Ancora nella forma latineggiante, in rima (cfr. Petrocchi, Introduzione 470), in Pg XXXIII 110 rami nigri: " negro, per ‛ oscuro ', qual è il colore de' rami e de' tronchi delle annose querci " (Lombardi).
Con valore figurato: Farinata e gli altri di cui D. ha chiesto notizie, sono, risponde Ciacco, tra l'anime più nere (If VI 85), " idest inter animas peccatrices magis denigratas turpioribus viciis, quam sint luxuriosi vel gulosi " (Benvenuto).
Come sostantivo, nel senso proprio di " color nero ", in Cv IV Le dolci rime 109 Dunque verrà, come dal nero il perso, / ciascheduna vertute da costei, la nobiltà (ripreso in XIX 2 e XX 1); XX 2 sì come lo perso dal nero discende, così... vertude... da nobilitade. Lo perso è uno colore misto di purpureo e di nero, ma vince lo nero. Forse sostantivo anche in If XXV 66 come procede innanzi da l'ardore, / per lo papiro suso, un color bruno / che non è nero ancora e 'l bianco more, ove, a seconda del significato attribuito a papiro, il nero è il colore della " carta " bruciata (Lana, Anonimo, Venturi, Cesari, Torraca, ecc.), ovvero del " lucignolo " della candela accesa (Buti, Ottimo, Landino, Vellutello, Lombardi, Tommaseo).