NERONE di Germanico (Nero Iulius Caesar)
Figlio primogenito di Germanico e di Agrippina Maggiore, dopo la morte del padre indossò la toga virile a soli quattordici anni, nel 20 d. C. Nel 23, spentosi Druso Minore, Tiberio lo presentò al senato come erede dell'Impero, insieme al fratello Druso. Caduto in disgrazia ad opera di Seiano, fu processato e condannato (29 d. C.) e, inviato a Ponza in esilio insieme alla madre, vi fu ucciso nel 31 d. C. La sua memoria fu riabilitata nel 37 da Caligola, che ne trasportò i resti nel mausoleo di Augusto.
Le poche emissioni di monete provinciali del periodo tiberiano con l'effigie dei due fratelli (Achaia, Bitinia, Hispania), hanno scarso valore iconografico; i bei bronzi di Caligola li rappresentano come minuscole figure di cavalieri. La ricerca dell'identificazione quindi si deve basare principalmente su un dato, che è fornito da un passo di Tacito: la grande somiglianza con Germanico. Infatti è detto negli Annales, iv, ,che il giovanetto N. essendosi presentato a parlare in senato, parve agli astanti di vedere e udire il padre. Le ipotesi e le proposte per la identificazione dei ritratti di quest'ultimo sono state numerose (v. germanico), ma la pubblicazione, apparsa venti anni or sono, della testa di Leptis Magna, sicura per l'iscrizione del tempio di Roma e Augusto (S. Aurigemma, Africa Italiana, viii, p. 20 ss., figg. 36-37) ha limitato le ricerche a pochi tipi iconografici. Di conseguenza vanno prese nuovamente in esame alcune sculture, la cui attribuzione ha oscillato fra Germanico e i figli, N., Druso e Caligola. L'attenzione degli studiosi è stata particolarmente attirata da un gruppo di ritratti, affini sia per le qualità stilistiche che per i caratteri fisionomici (R. Bianchi Bandinelli, Röm. Mitt., 47, 1932, p. 165 ss., tavv. 33-35); tanto per la testa da Olbia al museo di Cagliari, quanto per le due belle teste velate, una proveniente dagli scavi di Corinto, l'altra dal Palatino, è stata proposta l'identificazione con N. Cesare, identificazione particolarmente sostenuta per il ritratto di Corinto dal suo editore, il Johnson, e in seguito accolta da F. Poulsen. Il giovane sacrificante, che essa rappresenta, ha le guance ombreggiate da una pelurie, che dimostra come non avesse ancora compiuto la depositio barbulae. La somiglianza con Germanico è innegabile; bisogna naturalmente tener conto del fatto che somiglianza non significa identità e che ci sono differenze dovute alla età e alla pettinatura. Nella attribuzione del ritratto di Corinto interferisce anche l'annosa questione, recentemente ripresa, dell'interpretazione delle scene raffigurate sul Gran Cammeo di Francia (v. cammeo). V'è concordanza in genere nel riconoscere Germanico nell'eroe laureato, trasportato da Pegaso nella scena celeste; discussa invece è l'identificazione dei due giovani guerrieri nella scena centrale, l'uno ritto davanti a Tiberio, l'altro dietro Livia. Recentemente è stata ripresentata con nuovi argomenti da J. Charbonneaux l'ipotesi già più volte espressa (F. Poulsen, M. Byvanck), che in questi personaggi si debbano vedere N. e Druso. L'ingrandimento fotografico ha rivelato il volto del giovane stante dinnanzi a Tiberio, molto somigliante al profilo del ritratto di Corinto; il primogenito di Germanico sarebbe stato qui rappresentato all'incirca diciottenne nel 23 d. C. come proximus imperio (Tac., loc. cit.). In questi ultimi anni sono state avanzate nuove proposte. V. Poulsen ha riconosciuto N. in un giovane rappresentato da due teste marmoree da Taranto al Museo Nazionale di Copenaghen, da una a Monaco, Gliptoteca, da un bronzo al museo di Baltimora, e, dubitativamente, da una statua di Velleia. S. Stucchi ha pubblicato quanto rimane di un gruppo bronzeo rinvenuto a Cartoceto (v. pesaro), che comprendeva due statue-ritratto femminili e due cavalieri; le due teste superstiti rappresenterebbero Livia e N. Cesare e il gruppo sarebbe stato innalzato fra il 23 e il 29 d. C. Accettando tale identificazione si dovrebbe tuttavia rivedere gran parte della ritrattistica giulio-claudia.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, i, Stoccarda 1886, p. 252 ss.; F. P. Johnson, The Imperial Portraits at Corinth, in Am. Journ. Arch., XXX, 1926, p. 158 ss.; id., Corinth, IX, Harvard University Press 1931, p. 76, n. 137; F. Poulsen, Sculptures ant. des Musées de provinces éspagnols, in Meddelelser, I, 3, 1933, p. 48 ss.; id., in Meddelelser, II, 1937, p. 32 ss.; L. Curtius, Ikonographische Beiträge, VI, in Röm. Mitt., IL, 1934, p. 119 ss.; M. Byvanck, in Mnemosyne, XIII, 1947, p. 238 ss.; J. Charbonneaux, in Revue Arch., 29-30, 1948, p. 174 ss.; id., Le grand Camée de France, in Mélanges C. Picard, Parigi 1949, I, p. 170 ss., figg. 2, 3; V. Poulsen, Miscellanea, in Acta Archaeologica, 22, 1951, p. 120; id., XXV, 1954, p. 298 ss., figg. 11--12; id., Claudische Prinen, in Deutsche beiträge zur Altertumswissenschaft, Baden-Baden 1960, p. 34 s.; S. Stucchi, Gruppo bronzeo di Cartoceto, in Boll. d'Arte, XLV, 1960, p. 15 ss.