Nerone
(Nero Claudius Caesar Drusus Germanicus) Imperatore romano (Antium 37- presso Roma 68). Figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, si chiamò Lucio Domizio Enobarbo; poi (50), adottato dall’imperatore Claudio, che Agrippina aveva sposato in seconde nozze, ebbe il nome di N. Claudio Cesare; nel 53 sposò Ottavia, figlia di Claudio. Quando questi morì, i pretoriani salutarono N. imperatore (54). N. proseguì l’organizzazione di una forte compagine amministrativa, dipendente direttamente dal principe e nella quale i liberti avevano larga parte; tuttavia non mancarono, nei primi anni del suo regno, atti favorevoli alla classe senatoria. Il contrasto con Agrippina, che intendeva limitare con la sua l’autorità del figlio, provocò la soppressione (55) di Britannico, figlio di Claudio e strumento di Agrippina contro di lui, e l’allontanamento dalla corte della madre, che nel 59 N. fece uccidere. Acuitosi il contrasto anche con il senato, N. cercò di consolidare il consenso delle classi popolari e dell’esercito; a loro vantaggio andò la riforma monetaria del 63, parte di una politica tributaria più rigida. L’incendio di Roma, del quale N. fu sospettato responsabile, rese insanabile il conflitto con il senato. Fino ad allora la situazione militare dell’impero era rimasta buona per la fedeltà dell’esercito. Nel 58 Corbulone aveva riconquistato ai parti l’Armenia; quando il re dei parti l’invase di nuovo (61), N. scese a patti e ottenne (63) che il re d’Armenia proposto dai parti si riconoscesse vassallo di Roma; poco dopo, con l’annessione alla provincia di Galazia del regno vassallo del Ponto, migliorò la situazione militare del Mar Nero; in Britannia, qualche anno prima (60), era stata domata la rivolta della regina Boudicca; nel 66, scoppiata la ribellione giudaica, Vespasiano fu mandato a domarla con un forte esercito. Di lì a poco, tuttavia, l’opposizione nei confronti di N. si estese anche ai comandanti delle legioni, di estrazione senatoria, dando origine a diverse rivolte. La situazione precipitò per il tradimento di Tigellino e la rivolta dei pretoriani. Fuggito da Roma, N. si fece uccidere dal liberto Epafrodito; con lui finì la dinastia giulio-claudia.