NERONE (Nero Claudius Drusus Germanicus Caesar)
Figlio di Agrippina Minore e del primo marito di lei, Cn. Domizio Enobarbo, nacque nel 37 d. C.
Fu adottato e scelto come erede da Claudio, che gli diede in isposa la propria figlia, Ottavia. Divenne imperatore nel 54. Ripudiata Ottavia, ebbe successivamente in moglie Poppea e Statilia Messalina. Pose fine alla vita col suicidio nel 68 d. C., non avendo ancora 31 anni.
Monete coniate da Claudio portano l'effigie di N. fanciullo e giovinetto, ma resta tuttora ipotetica l'identificazione di ritratti scultorei recentemente proposti come riferentisi agli anni anteriori al suo regno. Fra quelli imperiali il più giovanile (egli salì al trono a diciasette anni) pare quello del Museo Nazionale Romano dal Palatino; N. ha sulle guance una leggera peluria, la prima barbula, accennata dal graffito e sulla fronte bassa una corona di ciocche ondulate, messe in risalto col lavoro del trapano. Già sono delineati in questa opera i caratteri dell'arte neroniana; essa segna un ritorno alla tendenza classicheggiante, dopo il realismo della età di Claudio, senonché alla plastica semplice e asciutta predominante in tale corrente da Augusto in poi preferisce una carnosità un po' molle, trattata con morbidezza di modellato; per la prima volta nell'iconografia romana è messo in valore il gioco delle ombre e delle luci, come mezzo di espressione della personalità. All'incirca alla stessa epoca del ritratto sopramenzionato del Museo delle Terme, va attribuita una testa a rilievo, appartenente a una collezione privata tedesca, vicina a quello per lo stile, per la pettinatura e per la lanuggine delle gote. Posteriori di alcuni anni sono invece i ritratti imberbi di Monaco e di Worcester nei quali N. già porta quella pettinatura in gradus formata, artificiosamente ondulata, che scandalizzava i Romani (Suet., Nero, 51); lo sguardo è divenuto più fosco nel delinearsi di una maschera di autocrate, che risulterà ormai fissata nei ritratti più tardi. Il busto di Worcester è stato scelto come esempio tipico della concezione dell'imperatore assimilato a un sovrano ellenistico, in contrapposto al tipo, rappresentato dalla testa del Palatino, dell'imperatore-sovrano costituzionale, secondo la concezione romana. L'anno 64 d. C., segnando una svolta nella condotta politica di N. rispetto alle istituzioni, avrebbe significato un cambiamento anche nella iconografia; particolarmente l'arricciatura artificiosa della chioma, riprodotta anche sulle monete dal 64 in poi benché ripugnasse ancora ai costumi romani, si spiegherebbe col desiderio da parte di N., di imitare le voluminose corone di ricci dei diadochi. Nelle emissioni degli ultimi anni N. appare con barba breve, ma folta e ricciuta, e a questo tempo certamente va ascritta la testa bronzea della Biblioteca Vaticana caratteristica per la fitta barba, che copre guance e gola (v. fig. 555). Come di solito si verifica nelle opere bronzee, iride e pupilla sono indicate.
I ritratti di N. di sicura antichità sono pochi, poiché a causa della damnatio memoriae dovettero in gran parte andare distrutti; ma esistono numerose opere che lo rappresentano, le quali debbono essere in gran parte considerate falsificazioni moderne. Si tende però a credere da parte di alcuni studiosi che queste opere discendano da un prototipo antico, sicuramente posteriore al 64. Assai noti sono i ritratti degli Uffizi, del Louvre, del Catajo, di Wilton House, di Priverno. Una corona radiata, di cui restano i fori, stava a indicare la assimilazione di N. a un dio solare. Negli ultimi anni del suo impero infatti Zenodoros innalza davanti alla Domus aurea il colosso di N.-Helios, il carro del nuovo dio vien posto nel teatro di Pompeo, l'imperatore si fa ritrarre come Apollo Citaredo e in quella veste compare in pubblico (Suet., Nero, 23, 25, 31, 4; Senec., Apocolocyntosis, 4). I ritratti sopra citati sono caratteristici per le guance enfiate dall'adipe, per il carnoso labbro inferiore sporgente, per lo sguardo rivolto in alto, quasi per commossa ispirazione. Iride e pupille sono indicate. Si ricollegano essi a un archetipo creato fra il 64 e il 68 d. C., o rappresentano una concezione barocca della figura di N., quale storia e leggenda hanno tramandato?
Merita di essere considerata a parte la testa colossale da Atene al British Museum, che ha caratteri affini, ma meno pronunciati e retorici. Il particolare rendimento degli occhi è proprio di opere molto più tarde dell'epoca neroniana. Si potrebbe avanzare l'ipotesi che questo ritratto fosse in rapporto con un' effimera esaltazione di N. di carattere anti-cristiano; a questo proposito sono già stati citati i contorniati con l'effige di N. della tarda romanità.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., II, i, p. 385 ss.; R. West, Römische Porträt-Plastik, Monaco 1933, I, p. 228 ss.; H. P. L'Orange, Le Néron costitutionnel et le Néron apothéosé, From the Collections of the Ny Carl. Glypt., 1942, III, p. 227 ss.; id., Apotheosis in Ancient Portraiture, Lipsia 1947, p. 77 ss.; V. Poulsen, Billeder of Nero og Haus Far, Meddelelser fra Ny Carlsberg Glyptotek, Oslo-Londra 1949, p. i ss. Monete: J. Sabatier, Médaillons Contorniates, Parigi 1860, pp. 13 ss.; 105 ss.; F. Kenenr, Scheidemünze d. Kaisers Nero, in Numism. Zeitschrift, 1878, p. 265 ss.; H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the Brit. Mus., I, Londra 1923, p. 200 ss., tavv. 38-48.