NERVA (M. Cocceius)
Imperatore romano, nato a Narni nel 26 d. C., successe nel 96 d. C. a Domiziano caduto vittima di una congiura. Membro dell'aristocrazia senatoria, due volte console, nel 71 e nel 90 d. C., N. rappresentò nel breve tempo del suo impero (96-98 d. C.), il prevalere dell'aristocrazia in opposizione alle forze militari che avevano portato al potere la famiglia dei Flavi. Mentre l'arte dell'età dei Flavi aveva posto l'accento, per quanto riguardava l'iconografia imperiale, su un'immediatezza espressiva e popolaresca, assecondata dalle stesse caratteristiche somatiche degli imperatori, il volto lungo, magro, severamente profilato di N. si accosterà piuttosto a una tradizione patrizia, austera e dignitosa. Dalla maggior parte degli studiosi i ritratti di N. sono stati ricondotti a nove originali.
1. Il più antico in ordine di tempo sembra sia il ritratto scolpito su una delle lastre (quella designata con la lettera A) rinvenuta a Roma sotto il Palazzo della Cancelleria, ove il volto di N. appare una rielaborazione di quello di Domiziano, distrutto dopo la damnatio memoriae che colpì tutte le immagini di questo imperatore. È un ritratto ricavato certamente nei primi anni di regno di N., probabilmente il suo primo ritratto imperiale.
2. Ritratto dell'Istituto Archeologico dell'Università di Lipsia. Il Götze suppone che l'archetipo dovesse esserne una statua eroica del tipo Diomede, databile probabilmente, in base al confronto con le monete emesse per il secondo consolato di N., nell'ultimo terzo del 96 d. C.; è presumibile sia una delle prime immagini imperiali di Nerva. Entrambi questi due primi ritratti rientrano ancora nell'ambiente artistico domizianeo.
3. Testa da Tivoli al Museo Nazionale Romano, ove già è evidente, nel realismo col quale sono resi i tratti del volto, un ritorno alla tradizione iconografica repubblicana.
4. Testa della Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen n. 668 (Götze, T. 55), di cui sono forse repliche due ritratti a Roma, in Vaticano, uno nella Sala dei Busti, n. 317 (Amelung, Il, p. 514, T. 72), e l'altro nel Cortile del Belvedere n. 104 a (Amelung, Il, p. 282, T. 25) (Götze e Felletti Maj). Potrebbe essere un nuovo ritratto ufficiale del 97 a. C.
5. Ritratto agli Uffizi di Firenze (West, ii, p. 58-4, T. xvi - 54) su busto non pertinente, che secondo la West rappresenterebbe N. nel momento in cui toccò la massima dignità. Lo Arndt invece lo ritiene falso. Ne esiste una replica al Museo Torlonia e altre quattro moderne (Götze) di cui due a Roma in Vaticano, una nella Sala dei Busti, l'altra al Museo Chiaramonti, una al Museo Torlonia, e un'altra a Parigi, al Louvre. Il Götze pone iconograficamente questo tipo in relazione con le effigi monetali del 97 d. C., ma non sa pronunciarsi sulla datazione, se si tratti cioè di un ritratto contemporaneo o di uno postumo.
6. Colossale testa al Museo Nazionale Romano, già al Kircheriano (dal Tevere) che, a causa di un errato restauro, fu ritenuta per lungo tempo un principe ellenistico (R. Paribeni, Le Terme di Diocleziano e il Museo Nazionale, Roma 1932, p. 168). La testa doveva essere inserita in un busto. L'aspetto giovanile del volto di N. fece riconoscere alla West in questo ritratto una delle due statue innalzate in onore di N., una nel Foro Traiano e l'altra sul Palatino, e ritenne repliche dello stesso tipo (contrariamente a quanto sostiene la Felletti Maj) i ritratti della Sala dei Busti e del Cortile del Belvedere in Vaticano. Il Götze, a causa dell'uso del trapano corrente, lo ritenne un ritratto idealizzato di età tardo-adrianea; la Felletti Maj, invece, lo data fra la prima metà del regno di Adriano e la fine di quello di Traiano.
7. Ritratto trovato nell'emiciclo orientale del Foro Traiano a Roma, di cui resta solo la parte inferiore, ma che appartenne probabilmente a un tipo simile al precedente.
8. Parigi, Louvre, Sala delle Quattro Stagioni: busto loricato in porfido inserito in una colonna (R. Delbrück, Antike Porphyrwerke, Berlino-Lipsia 1932, p. 52 ss., tav. 9 s.). Ritratto per il quale è anche incerta l'identificazione con N.; è sicuramente postumo e costituisce il pendant a uno analogo di Traiano. Forse di età adrianea, ma si è avanzata anche l'ipotesi che fosse del III sec. d. C.
9. Colossale statua della Rotonda del Vaticano; l'imperatore è rappresentato seduto, come Zeus, avvolto in un manto, che lascia liberi il torso ed il braccio destro, e ricade con ampio panneggio sulla spalla sinistra. Il capo era ornato di una corona metallica. (È stata discussa la pertinenza della parte superiore a quella inferiore riunite da un restauro del Cavaceppi, ma si doveva trattare comunque di una statua seduta). L'atteggiamento eroico non ha risparmiato al volto di questa scultura i segni di una incisiva espressività e di una precoce e macerata vecchiezza che hanno fatto porre questo ritratto al termine del regno di N., se non addirittura fra i ritratti postumi. Il Götze sostiene che la testa presenta scarsa somiglianza con le monete e con gli altri ritratti di N. e dubita pertanto dell'attribuzione.
Il Poulsen aggiunge ai ritratti postumi una testa di Copenaghen n. 658; ma il Götze esclude l'identificazione con Nerva.
Le monete di N. ricordano le opere benefiche di questo imperatore pacifico, quali una distribuzione di frumento (plebei ursbanae frumento constituto), il condono di un'imposta ai Giudei (fisici iudaici calumnia sublata), l'abolizione dell'obbligo di fornire i veicoli a coloro che viaggiavano in Italia per servizio di Stato (vehiculatione italia remissa) ecc., l'adozione di Traiano e la sua aggregazione all'Impero. Quest'ultimo fatto è anche ricordato da alcune monete traianee ove le teste dei due imperatori appaiono l'una accanto all'altra.
Il nome di N. va connesso inoltre ad un'importante opera edilizia: il completamento del Foro iniziato da Domiziano che prese il suo nome e fu anche detto Foro Transitorio, poiché collegava il Foro di Augusto con quello di Vespasiano. Il lato di fondo, cioè quello orientale, era occupato da un tempio di Minerva, ora scomparso, e gli altri lati erano circondati da colonne; un fregio, in parte ancora in situ, sovrastava l'architrave retto dalle colonne. Erano illustrati miti attinenti al culto di Minerva (probabilmente quello di Aracne nella porzione ancora esistente); opera notevole, attribuibile a più mani, questo fregio rivela un gusto sobriamente classicheggiante e decorativo vicino a modelli greci del V sec. a. C.
Bibl.: Stein, in Pauly-Wissowa, 1900, IV, cc. 133-154, s. v. Cocceius Nerva, n. 16; J. J. Bernoulli, Die Bildnisse der röm. Kaiser, Stoccarda 1891, II, pp. 67-73; H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imperial Coinage, Londra 1926, II, pp. 220-233; W. Kubitschek, Nervas römische Münzen, in Anzeiger Wiener Akad. Phil. hist. Kl., 70, 1933, pp. 4 ss.; P. H. von Blankenhagen, Flavische Architektur und ihre Decoration, Berlino 1940; R. West, Röm. Porträt-Plastik, II, Monaco 1941, pp. 55-59; F. Magi, I rilievi flavi del Palazzo della Cancelleria, Roma 1945; H. Götze, Ein neues Bildnis des Nerva, in Mitt. Deut. Arch. Inst., I, 1948, pp. 138-156; B. M. Felletti Maj, Mus. Naz. Rom., I ritratti, Roma 1953, nn. 164, 165; A. Rumpf, Römische histor. Reliefs, in Bonn. Jahrb., I, 1955-56, pp. 112-119.