NESTORE (Νέστωρ, Nestor; etrusco Nestur)
Mitico personaggio greco, uno dei protagonisti dell'Iliade, che ritorna nell'Odissea figlio di Neleo e di Cloride (figlia a sua volta di Anfione e di Niobe), marito di Euridice figlia di Climeno, padre di Perseo, Stratio, Areto, Echefrone, Pisistrato, Antiloco e Trasimede (i quali ultimi due considerati rispettivamente dalle famiglie ateniesi dei Peonidi e degli Alcmeonidi come loro capostipiti). Poiché Neleo e Cloride (Χλῶρις, cioè la "pallida", ovvio epiteto della morte) sono due note divinità infernali, è naturale la tentazione di credere che anche N. fosse in origine una divinità di questo genere. Ma invece è da affermare risolutamente che nessun tratto della figura di N. permette di riconoscere in lui un'antica divinità umanizzata e tanto meno una divinità infernale. Anzi la stessa tradizione omerica ed esiodea (fr. 33-35 Rzach) ne dà conferma quando racconta che nella lotta di Neleo con Eracle - uno degli episodî che dimostrano appunto il carattere originario di Neleo, perché simboleggia la lotta delle tenebre (= inferno) con la luce - tutti i figli di Neleo vi parteciparono, meno N., che allora era in Gerenia, città messenica. È dunque chiaro che la più antica leggenda su Neleo non conosceva ancora N. come suo figlio: N. è insomma entrato tardi nel cerchio familiare di Neleo. Possiamo congetturare, con molta probabilità di raggiungere il vero, che N. era eroe cantato da molte leggende peloponnesiache e che quando Neleo venne umanizzato e considerato re di Pilo, N. fu allora per una delle solite combinazioni genealogiche trasformato in suo figlio. Quello che importa è che l'Iliade confessa quasi esplicitamente di riprendere la figura di N. ad altri cicli eroici, quando lo rappresenta come un vecchio, anzi un vegliardo, dotato tuttavia di meravigliosa energia, che ha compiuto le sue principali gesta tre "età umane" prima della guerra di Troia. Da alcuni accenni omerici si possono anche scorgere alcune delle sue imprese di cui appunto quei più antichi cicli si dovevano occupare: guerre contro gli Elei e gli Arcadi e infine contro i Centauri, in favore dei Lapiti. Questa ultima vicenda, trasportando già N. fuori del Peloponneso, è certo stata inventata dopo le precedenti. La figura di N. doveva essere assai simpatica, e perciò i poeti del ciclo troiano non vollero mancare d'inserirla nella loro narrazione. Lo stesso fatto che essi dovevano distaccare cronologicamente le nuove gesta dalle più antiche offrì loro l'occasione di creare la stupenda figura, che ritroviamo in Omero, del vecchio ancora valoroso e pronto a battersi, ma saggio soprattutto, buon consigliere, attento a mettere pace, a sedare l'ira tra i campioni greci, a deciderli a lotte più risolute contro i Troiani. Né manca a N. il tratto finemente senile di essere incline a rievocare le gesta compiute in gioventù e indugiarsi sui molti fatti che l'esperienza della vita gli suggerisce. N. è insomma diventato in Omero la figura ideale del saggio o per meglio dire del vecchio, quale i Greci, non solo dell'età arcaica, amavano vagheggiare. Perciò l'Odissea non può esimersi dal prolungare ancora il quadro della vita armoniosa e serena di N. anche dopo la fine della guerra troiana, brevemente rappresentandolo nel suo palazzo di Pilo a riposarsi dalle fatiche e a godere dei figli "valorosi in guerra" (IV, 209 segg.).
Bibl.: Non esistono monografie importanti su Nestore. Per i rapporti tra Nestore e Neleo v. anche la bibl. dell'art. nereo. Per il resto si cfr. i principali studî di critica omerica (v. omero), e specialmente U. von Wilamowitz, Ilias und Homer, 2ª ed., non variata, Berlino 1920; P. Cauer, Grundfragen der Homerkritik, 3ª ed., Lipsia 1921-23; E. Bethe, Homer, Dichtung und Sage, Lipsia e Berlino 1914-27.