nestoriani
Seguaci di Nestorio. Perseguitati nell’impero bizantino dopo il Concilio di Efeso (431) e fino alla condanna dei «Tre capitoli» (553), che segnò l’estirpazione definitiva del movimento in Occidente, i n. trovarono rifugio nell’impero persiano. I n. inoltre si diffusero nell’Arabia settentrionale, a Ceylon, lungo le coste occidentali dell’India (Malabar) e in Cina (da dove, intorno al 781, scomparvero, per motivi a noi ignoti), nonché fra turchi e mongoli. Propria dei n. fu anche una particolare forma di scrittura derivata dall’antico aramaico (➔ ). Sotto Qubilai Khan (1257-1294) il nestorianesimo rientrò in Cina, ove durò fino alla dinastia Ming (1368), mentre fioriva nell’Asia centrale. Forse la massima espansione si ebbe sotto il patriarca Yabhallaha III, nato ed educato in Cina e consacrato a Seleucia nel 1281, mentre era attivo l’invio di ambascerie e missionari da Roma e dall’Asia in Occidente. Ma nel sec. 14°, sotto la pressione cinese e musulmana e con Tamerlano, il nestorianesimo decadde rapidamente. Il movimento verso l’unione con Roma cominciò con quello dei n. di Cipro nel 1445; con le esplorazioni e conquiste europee si affermò anche in Asia, dove, alla morte del katholikòs Simeone VII Barmama (1551), si verificò nella Chiesa nestoriana uno scisma, con conseguente elezione di due katholikòi, Simeone VIII Denha e Simeone VIII Sullaqa. Quest’ultimo, con i suoi seguaci, si unì alla Chiesa di Roma e fu consacrato patriarca (1553) da Giulio III; ma un suo successore, Simeone XIII Denha, si staccò di nuovo dal cattolicesimo nel 1692. Sono questi i veri n. che, perseguitati da curdi e turchi durante la Prima guerra mondiale, cercarono la protezione della Russia, poi della Gran Bretagna, rifugiandosi nell’Iraq, e sollecitarono invano, come «assiri», l’indipendenza. I seguaci dell’altra linea di patriarchi risalente a Simeone VIII Denha, rimasti n. dopo lo scisma del 1551, finirono anch’essi per unirsi a Roma. Anche i n. del Malabar si accostarono al cattolicesimo durante la dominazione portoghese; ma l’arcidiacono Tommaso Parambil, con ca. 200.000 seguaci, passò ai siri giacobiti. I gruppi uniti a Roma formano quella che si suole designare come Chiesa caldea.