nettàre [aggettivo verbale, anche con funzione di partic. pass., netto]
Il verbo, nel senso proprio di " pulire ", " liberare da ingombri ", si registra nel Fiore: cfr. LXIII 14 se vedessi sasso / là 'v'ella de' passar, netta 'l cammino. In accezione figurata: Amor... / l'ha netto e parato [il cuore], / sì ch'ogni altro pensier n'ha pinto fore (IV 3).
Come aggettivo, nel senso proprio di " pulito ", in Pg XXX 53 le guance nette di rugiada, cioè " pulite, lavate con la rugiada ", come intendono in genere i commentatori antichi e moderni con riferimento a Pg I 124 (ma il Venturi, seguito dal Lombardi e da altri interpreti, chiosa " asciutte di pianto ").
Più frequente l'uso del termine nel senso figurato di " puro ", " mondo ": Rime XCIII 13 ella è sì d'ogni peccato netta; Cv I VIII 17 s[e] conviene esser netto d'ogni atto di mercatantia, detto del dono; Pg III 8 o dignitosa coscienza e netta (riferito a Virgilio), " imperò che niuno fallo sostiene " (Buti). L'aggettivo si registra anche in Fiore CXLI 12 Reguarda com'elle [cioè le gioiellette, " piccoli gioielli "] son belle e nette, " prive d'impurità ".