neurodiritto
(Neurodiritto), s. m. L’influsso esercitato sul pensiero giuridico dagli sviluppi delle conoscenze sul cervello e sul sistema nervoso dell’uomo.
• Proprio le perizie neuroscientifiche entrano sempre più nei tribunali e l’Italia ‒ spiega [Elisabetta] Sirgiovanni ‒ occupa un posto centrale nel dibattito internazionale sul neurodiritto. (Marco Pivato, Stampa, 5 febbraio 2014, Tutto scienze e tecnologia, p. 27) • Il «neurodiritto» è un nuovo campo di studi che nasce dall’incontro tra le nuove acquisizioni delle neuroscienze e le categorie giuridiche. Si tratta di un ambito molto promettente, complesso e controverso, che ha già prodotto in Italia sentenze che hanno fatto discutere esperti e mass media. (Avvenire, 4 dicembre 2016, Cronaca di Milano, p. I) • Insomma, le apparenze del diritto quasi mai coincidono con il rovescio della vita. Ed è esattamente questo l’apporto della psicoanalisi al diritto: favorirne il passaggio dall’astratto al concreto, dalla ragione all’emozione. Dopotutto la legge non è che «una specifica esperienza psichica», diceva Lev Petrazhickij, psicogiurista russo. Aveva ragione, tanto che un secolo dopo abbiamo celebrato il battesimo d’una nuova scienza: il Neurodiritto. Ma già nel primo Novecento Freud e Kelsen si frequentavano, si scambiavano idee, scrivevano saggi incrociati. (Michele Ainis, Repubblica, 18 luglio 2017, p. 41, Cultura).
- Composto dal confisso neuro- aggiunto al s. m. diritto.