neuroeconomia
Branca interdisciplinare all’intersezione di economia, psicologia cognitiva e neuroscienza che studia i meccanismi neuronali del comportamento economico. La n. si è sviluppata negli ultimissimi anni del 20° sec. ed è in rapida espansione grazie alla convergenza di intenti delle tre discipline. In economia, l’interesse per la n. nasce da osservazioni comportamentali che mostrano come le scelte individuali siano spesso ‘irrazionali’, ossia violino gli assiomi della teoria economica neoclassica (➔ economia comportamentale). Queste osservazioni inducono a studiare i processi cognitivi, e quindi i meccanismi neuronali, che determinano le scelte economiche. In psicologia cognitiva, la tradizionale analisi dei comportamenti di scelta gode di nuove tecniche sperimentali di neuroimaging e lo studio dei meccanismi fisiologici dei processi decisionali – inizialmente limitato alle decisioni percettive – si è più recentemente (2010) focalizzato sulle scelte economiche.
Semplici esempi di comportamento economico includono la scelta tra due diversi piatti sul menù di un ristorante, oppure la scelta tra ricevere 100 euro oggi e riceverne 115 tra un mese, o ancora la scelta tra diversi possibili investimenti finanziari. La caratteristica fondamentale di queste situazioni è che non esiste una risposta ‘esatta’, in quanto la scelta deriva sempre da preferenze soggettive. A livello cognitivo, la scelta economica è generalmente descritta come frutto di due processi mentali: un valore viene inizialmente assegnato a ciascuna delle opzioni, e la decisione avviene attraverso il confronto tra valori. Benché questa descrizione sia molto semplice, è utile ricordare che i due processi (assegnazione del valore e decisione) non sono facilmente dissociabili sulla base di misure comportamentali. Infatti, il valore non può essere misurato altro che attraverso le scelte, il che introduce una circolarità logica. Questo limite fondamentale è pienamente riconosciuto nella teoria economica neoclassica, che rinuncia a una misura cardinale del valore e si fonda invece sul concetto di preferenza rivelata. D’altra parte, superare questo limite è concettualmente possibile combinando misure neurali e comportamentali. Molta ricerca in n. studia quindi se e come il valore economico sia rappresentato a livello neurale.
Attualmente, il principale risultato della n. è la dimostrazione che il valore economico è effettivamente rappresentato in diverse aree del cervello, in partic. nella corteccia orbitale e medioprefrontale. La codifica del valore economico in queste aree è stata documentata da numerosi esperimenti, sia a livello dei singoli neuroni, attraverso studi di neurofisiologia nei primati, sia a livello di grandi popolazioni, attraverso studi di neuroimaging negli umani. In partic., gli studi di neurofisiologia mostrano che diversi neuroni nella corteccia orbitale codificano il valore delle diverse offerte e il valore scelto. Questa rappresentazione del valore economico è astratta, ossia non dipende dall’azione motoria con la quale il soggetto indica la propria scelta. Altri studi su pazienti umani mostrano che lesioni di queste stesse aree causano specifici deficit nei comportamenti di scelta. L’insieme di questi risultati indica che le scelte economiche si basano su valori codificati nella corteccia orbitale e medioprefrontale. D’altra parte, i meccanismi attraverso i quali diversi valori vengono confrontati durante la decisione sono ancora ignoti. Esistono su questo punto due ipotesi generali. Una possibilità è che i valori siano confrontati indipendentemente dalle azioni e nelle aree prefrontali (rappresentazione astratta); in questo caso, il risultato della decisione guida la susseguente azione. Alternativamente, i valori potrebbero essere inizialmente associati a diverse potenziali azioni; in questo caso, la decisione avviene nelle aree premotorie attraverso un processo di selezione tra azioni possibili. Queste ipotesi sono attualmente oggetto di studio in diversi laboratori.
Un tema centrale in n. è se il sistema di scelta sia unitario o duale. Fenomeni comportamentali come hyperbolic discounting (il fatto che soggetti umani e animali tipicamente esprimano preferenze sproporzionate per beni ottenuti immediatamente) sono stati spesso interpretati come frutto della competizione tra due sistemi di scelta – uno rapido, impulsivo, metabolicamente poco costoso e filogeneticamente antico; l’altro lento, lungimirante, metabolicamente costoso e unicamente umano (➔ impulsività). Questa presunta dicotomia si traduce nell’ipotesi duale secondo la quale le aree limbiche dominano nelle scelte impulsive, mentre le aree prefrontali dominano nelle scelte lungimiranti. L’ipotesi unitaria alternativa è che esista un unico sistema di scelta e un’unica rappresentazione del valore. Inizialmente, alcuni esperimenti di neuroimaging sembravano favorire l’ipotesi duale, ma nel 2007 è stato osservato che la rappresentazione del valore nella corteccia orbitale e medioprefrontale ha le caratteristiche previste dall’ipotesi unitaria. La questione rimane quindi aperta.
Che contributo può dare la n. alla teoria economica? Su questo punto è in corso (2010) un dibattito, con posizioni che variano dall’entusiasta all’assolutamente scettico. L’opinione prevalente è di cauto ottimismo. Infatti, modelli economici che includono i fenomeni cognitivi descritti dalla behavioral economics fanno spesso previsioni più attendibili di quelle basate sulla teoria economica neoclassica. Uno degli obiettivi della n. è quello di capire meglio questi fenomeni cognitivi, e con ciò fornire la base per modelli economici più accurati. Non è però ancora chiaro se questo sforzo contribuirà effettivamente alla teoria economica.