neuroetica
neuroètica s. f. – Disciplina nata dall’intento di orientare lo studio dell’etica sulla base delle acquisizioni e delle metodologie di indagine delle scienze neurofisiologiche. Il programma di ricerca, consolidatosi negli anni Novanta del 20° sec., è sorto inizialmente dal dibattito su temi bioetici, proponendo di individuare le basi neurali del comportamento degli agenti morali al fine di integrarne lo studio con quello delle questioni etiche. Il dibattito si è fin da subito concentrato sul possibile esito naturalistico e riduzionistico di tale impostazione, e su tali temi è andato radicandosi nel corso del primo decennio del 21° secolo. Se l’individuazione del correlato neurale dei comportamenti morali, misurato mediante metodologie sperimentali empiriche con l’ausilio della PET (Positron emission tomography) o della fMRI (functional Magnetic resonance imaging), esaurisce nei processi neurofisiologici l’elaborazione dell’azione, allora aspetti della morale quali la scelta, il giudizio o la responsabilità si ricalibrano in senso naturalistico. Ciò comporta una profonda, e, secondo alcuni interpreti, irreversibile perdita della responsabilità morale stessa, e conseguentemente si è riproposto in termini nuovi il classico dibattito sui temi del libero arbitrio e della libertà. A partire dall’individuazione sperimentale dei processi neurali sottostanti alla decisione consapevole, proposta da B. Libet (2004), nella prospettiva neuroetica si è giunti a ulteriori e ancora più radicali elaborazioni, secondo le quali l’analisi statistica dei dati empirici evidenzierebbe il carattere illusorio della decisione conscia, apparentemente libera, preceduta cronologicamente da eventi cerebrali che determinano causalmente l’azione (Chun Siong Soon, M. Brass, H.-J. Heinze et al., Unconscious determinants of free decisions in the human brain, «Nature neuroscience», 2008, 5, pp. 543-45). Tale priorità cronologica è stata stabilita dagli sperimentatori misurando la risposta cerebrale emodinamica dei soggetti osservati. Nelle versioni più radicali (per es. quella del neurofisiologo M. Gazzaniga) la n. si pone lo scopo non soltanto di individuare i correlati neurologici delle pratiche morali, ma di trarre appunto da tale base orientamenti che consentano di risolvere dilemmi etici e bioetici.