NEVERS
(lat. Noviodunum; Neviranum, Nivernum nei docc. medievali)
Città della Francia centrale, capoluogo del dip. Nièvre, posta alla confluenza dei fiumi Loira e Allier, che occupava in epoca romana l'altopiano dominante il corso della Loira.Sul sito dell'agglomerato antico, delimitato da una cinta muraria, si stabilirono nel Medioevo la cattedrale e il castello comitale. Le fonti attestano alla fine del sec. 10° l'esistenza di un modesto borgo raccolto intorno al castello e circondato da alcuni sobborghi, sorti a ridosso dei monasteri periferici, ma l'effettivo sviluppo urbano si ebbe nel sec. 12°, quando venne edificata, per far fronte alla crescita della popolazione, una nuova cinta muraria che inglobava anche i sobborghi e che si deve al conte Pierre de Courtenay (1184-1199), il quale nel 1192 accordò agli abitanti una carta dei diritti comunali. Questa cerchia fortificata venne rinforzata e modificata a più riprese: la Porte du Croux, eretta tra il 1394 e il 1398 - che ospita oggi il Mus. Archéologique du Nivernais -, ne costituisce il resto più cospicuo.L'istituzione della sede episcopale, che dipendeva dalla metropoli di Sens, risale senza dubbio a una data compresa tra il 486 e il 517. Diverse campagne di scavo condotte dopo la seconda guerra mondiale hanno permesso di conoscere meglio la storia del complesso episcopale: oltre alla cattedrale di Saint-Cyr-et-Sainte-Julitte, esso comprendeva fino all'epoca romanica un battistero e una parrocchiale dedicata a s. Giovanni Evangelista, entrambi situati nell'area orientale del complesso. La costruzione del battistero coincise certamente con l'epoca dell'istituzione della diocesi agli inizi del sec. 6°; si trattava di un edificio a pianta centrale, con vasca ottagonale circondata da otto colonne e da un deambulatorio su cui si aprivano nicchie alternatamente rettangolari e semicircolari, a eccezione del lato orientale, dotato di una nicchia più profonda a pianta pentagonale. Questo battistero, che per il partito architettonico rimandava ad alcuni suoi omologhi dell'Italia settentrionale (Como, S. Giovanni in Atrio; Novara, battistero; Lomello, S. Giovanni ad fontes) e della Provenza (Riez, battistero; Fréjus, battistero; Aix-en-Provence, battistero), venne demolito completamente e ricostruito con la medesima pianta intorno alla fine del sec. 6° o nel corso del successivo.Sugli edifici che precedettero l'od. cattedrale né le fonti testuali, né le indagini archeologiche forniscono informazioni sufficienti. Non è affatto certo che l'acquisizione delle reliquie di s. Quirico da parte prima del vescovo Girolamo (795-815) e poi del vescovo Attone (908-916) possa essere messa in relazione con specifiche campagne costruttive, come invece suggerisce una fonte della fine del Medioevo. Tutt'al più si può supporre che l'orientamento verso O della cattedrale romanica, eccezionale in Francia, possa riflettere disposizioni precedenti, risalenti forse all'epoca carolingia.La cattedrale edificata dal vescovo Ugo di Champallement (1015-1055) doveva certamente annoverarsi tra gli edifici più importanti dell'epoca. Della costruzione, avviata prima del 1029 e probabilmente conclusa nel 1058, data della consacrazione, non rimangono che il capocroce e il transetto, molto restaurati alla fine del sec. 19°, come tutto l'insieme della cattedrale. Del corpo longitudinale romanico (ricostruito nel sec. 13°) - la cui navata centrale (larghezza m 13 ca.) era coperta a tetto e presentava grandi arcate poggianti forse su pilastri compositi - restano solo scarsissime vestigia, ma sondaggi condotti nel 1990 hanno permesso di rintracciare elementi della facciata orientale.In ragione delle modifiche intervenute nel sec. 13° con i lavori di copertura a volta di questa parte dell'edificio, non risulta immediatamente evidente la configurazione originaria del transetto; è tuttavia possibile ricostruirne le caratteristiche, peraltro poco usuali, almeno a grandi linee: i suoi bracci, larghi (m 13 ca.) al pari della navata centrale del corpo longitudinale e, come questa, coperti a tetto, erano bene illuminati da otto grandi finestre; ciascun braccio presentava, sul lato orientale, una torre quadrata che ospitava una cappella a due livelli, servita da una scala diritta ricavata in spessore di muro. La grande torre-lanterna che dominava l'incrocio del transetto poggiava, a N e a S, su due arcate monumentali che contribuivano a isolare ognuno dei bracci. Il capocroce, ridotto a un'abside di grandi proporzioni costruita al di sopra di una cripta, è stato alterato solo dall'aggiunta di alcuni annessi che, all'esterno, ne modificarono sensibilmente le masse. La cripta, cui si accedeva in origine attraverso scale poste a N e a S, appartiene alla tipologia, largamente diffusa agli inizi dell'arte romanica, della cripta 'a sala', ma si distingue comunque per la presenza di pilastri compositi costruiti in pietra da taglio di medio modulo, sul tipo di quelli della cripta della cattedrale di Saint-Etienne ad Auxerre, costruita tra il 1023 e il 1035 circa. La presenza della cripta determina una forte sopraelevazione del livello pavimentale del presbiterio rispetto a quello del resto dell'edificio; i muri della breve campata rettilinea del coro e quelli dell'abside sono ritmati da otto arcature che poggiano su capitelli scolpiti con motivi vegetali derivati, in maggiore o minor misura, dall'acanto.È opportuno segnalare l'esistenza di alcuni frammenti della decorazione pittorica romanica, con il grande Cristo in maestà circondato dai quattro simboli degli evangelisti, che occupa il catino absidale, e l'Agnello accompagnato dai ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse, sulla volta del coro. Si tratta di un'opera degli inizi del sec. 12°, vicina, per la gamma cromatica assai vivace e per alcuni dettagli tecnici, come l'incrostazione di piccoli frammenti vitrei, alle pitture dell'antico priorato cluniacense borgognone di Berzé-la-Ville.Un incendio degli inizi del sec. 13° sembra essere stato all'origine di una ricostruzione della navata, avviata dal vescovo Guglielmo di Saint-Lazare e proseguita dai suoi successori. Il battistero e una chiesa intitolata a s. Giovanni vennero distrutti per far posto a un grande capocroce orientato, di cui restano solo alcune sostruzioni, portate alla luce nel corso di scavi; per contro, il corpo longitudinale e la copertura a volte del transetto, che appartengono alla medesima campagna costruttiva, sono sfuggiti a ulteriori ricostruzioni. Il corpo longitudinale, articolato in cinque campate, presenta l'alzato a tre livelli diffuso nella Francia settentrionale agli inizi del sec. 13°: grandi arcate poggianti su pilastri a nucleo cilindrico con quattro semicolonne addossate, triforio comprendente tre archi trilobi e finestre alte composte da due lancette. Molti elementi consentono di istituire confronti con l'architettura borgognona, come la presenza di un passaggio alla base delle finestre alte o la decorazione plastica di gusto pittoresco (per es. le colonnette del triforio poggiano su basi decorate da personaggi scolpiti che fungono da cariatidi); va inoltre segnalata la ricchezza della lussureggiante decorazione vegetale dei capitelli.Nel 1308 un altro incendio determinò la costruzione di un nuovo capocroce della cattedrale, consacrato nel 1331, con una pianta in certa misura differente da quella del sec. 13°, poiché, in effetti, mentre il deambulatorio precedente presentava solo cinque cappelle radiali, si adottò in questa fase un impianto a sette cappelle. Nello stesso tempo si rinunciò a ricostruire il transetto orientale, la cui ubicazione è segnalata solo da una campata più larga delle altre e dalla presenza, a N e a S, di portali monumentali: quello settentrionale, che poteva datarsi agli anni ottanta del sec. 13°, venne scalpellato durante la Rivoluzione francese, mentre quello meridionale risale alla fine del Medioevo.L'architetto del sec. 14° riprese le proporzioni dell'alzato duecentesco, aggiornandolo però con alcuni interventi sul piano formale: così i pilastri appaiono ormai del tipo a fascio polistilo; il triforio è illuminato; triforio e finestre alte, uniti da colonnette continue, presentano cinque lancette trilobate; l'intreccio delle finestre alte segue tracciati delicati e complessi. Anche gli archi rampanti, con le arcate riunite da una gracile archeggiatura, rivelano una ricerca di preziosità e di grazia.La fondazione della chiesa di Saint-Etienne risale senza dubbio a epoca assai antica, anche se nulla si sa sulle vicende antecedenti al sec. 11°, quando esisteva un oratorio in rovina. Dopo un primo tentativo condotto dal vescovo Ugo di Champallement per stabilirvi un collegio di canonici, l'edificio nel 1068 venne affidato dal suo successore Maguino e dal conte Guglielmo all'abbazia di Cluny e fu avviata la costruzione della chiesa ancora in situ; i lavori furono condotti con rapidità, grazie al sostegno dei vescovi Ugo e Roberto, che scelsero Saint-Etienne come luogo di sepoltura, e del conte Guglielmo, che contribuì largamente al finanziamento del cantiere, nel 1083 in piena attività, tanto che nel 1097 si poté procedere alla dedicazione della nuova chiesa.Il Saint-Etienne è un vasto edificio a pianta basilicale, dotato di un capocroce a deambulatorio e cappelle radiali, notevole per l'equilibrio e la potenza dei volumi. All'esterno le tre cappelle radiali sono nettamente articolate e dominate dalle masse scalate del deambulatorio, dell'abside e della torre d'incrocio del transetto; all'interno lo spazio risulta unificato dalla fila di colonne che delimitano l'emiciclo e dalla presenza, al di sopra, di un ordine di arcature cieche e di un ordine di finestre alte. Il transetto, il cui incrocio è sormontato da una cupola su trombe, presenta soluzioni altrettanto notevoli, che annunciano quelle delle grandi chiese alverniati del sec. 12°: i bracci, separati dall'incrocio da grandi archidiaframma traforati ognuno da cinque aperture che creano superbi effetti luminosi, sono abbondantemente illuminati a E da due ordini di finestre posti al di sopra delle cappelle orientate e, a N e a S, da cinque finestre distribuite su due livelli e sormontate da un oculo. Tanto all'interno quanto all'esterno le facciate del transetto presentano archeggiature in cui si alternano profili a tutto sesto e profili 'a mitra', secondo un modello compositivo che ricorda per qualche verso gli usi decorativi dell'Alto Medioevo.Il corpo longitudinale del Saint-Etienne costituisce una delle più audaci esperienze del tempo in materia di copertura a volte. Benché la navata centrale del corpo longitudinale (larghezza m 7,80 ca.; altezza m 18) sia coperta da una volta a botte a tutto sesto, la parte superiore dei muri d'ambito è traforata da finestre alte. La volta della navata centrale è contraffortata da navate laterali voltate a crociera e sormontate da tribune voltate a semibotte; l'insieme è reso stabile da una muratura di grande spessore alleggerita all'esterno da archi di scarico. All'interno, l'alzato è caratterizzato dal ritmo regolare delle colonne addossate che si slanciano altissime a sostenere gli arconi trasversali. Nonostante la facciata abbia subìto trasformazioni di grande rilievo, è possibile ricostruirne l'aspetto originario con fronte a due torri affiancate a una grande tribuna, che si apriva sulla navata centrale del corpo longitudinale attraverso grandi arcate. Questa disposizione di tradizione carolingia, al pari di quella dell'incrocio del transetto, sarebbe stata destinata a essere ripresa in seguito nell'architettura romanica alverniate, nella cui formazione il Saint-Etienne appare per molti aspetti un punto di riferimento fondamentale.Questo edificio, notevole per il partito architettonico, è pressoché privo di decorazione plastica. Se si eccettuano alcuni capitelli a motivi vegetali od ornamentali delle finestre o delle arcature del transetto, nelle grandi arcate del presbiterio e del corpo longitudinale si trovano solo capitelli semplicemente sfaccettati, senza dubbio destinati a ricevere una decorazione dipinta. Va infine segnalato l'impiego inusuale, in tutte le parti dell'edificio - e in particolare nel portale occidentale -, di colonnette anellate.Diversi frammenti scolpiti indicano l'esistenza a N. di altri edifici di epoca romanica. Il Mus. Archéologique du Nivernais conserva una lunetta con l'immagine della Traditio clavis e un gruppo di capitelli decorati con grandi animali fantastici, provenienti dal priorato cluniacense di Saint-Sauveur; può essere attribuito alla chiesa di Notre-Dame un rilievo raffigurante S. Michele che uccide il drago, acquisito dal Louvre nel 1906. La chiesa di Saint-Genest, di cui rimangono alcune vestigia, possedeva un timpano scolpito il cui tema iconografico, con Cristo in maestà circondato dai simboli degli evangelisti e con il collegio apostolico nell'architrave, ricorda quello dei portali della prima arte gotica.
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