new economic history
Indirizzo metodologico di studio, adottato da storici dell’economia statunitensi a partire dalla fine degli anni 1950, tendente a impiegare modelli matematici per analizzare l’evoluzione temporale delle serie statistiche storiche (➔ serie storiche), al fine di dare un fondamento teorico e scientifico alla storia economica. Per questo motivo, il movimento è stato anche denominato cliometria (➔), termine che mette insieme storia e quantificazione (dal nome della musa della storia, Clio, e dal vocabolo greco metria, «misurazione»). Tale orientamento si inseriva in una propensione accentuata per l’uso della statistica, alla quale si è aggiunta la costruzione di modelli in grado di interpretare l’evidenza quantitativa con un approccio tipico dell’econometria contemporanea. A questi modelli se ne sono affiancati altri volti a misurare e a ricostruire nel passato le alternative potenziali rispetto alle soluzioni effettivamente prevalse (counterfactual history), con un’iniziale applicazione agli effetti della realizzazione della rete ferroviaria e a quelli dell’abolizione della schiavitù sullo sviluppo economico statunitense. Un tale approccio si è generalizzato negli USA fino a diventare predominante, costituendo lo standard di riferimento per la disciplina. Due rappresentanti di questo movimento, D.C. North (➔) e R.W. Fogel (➔), hanno ricevuto nel 1993 il premio Nobel.
In Europa (e nel resto del mondo) la n. e. h. si è affermata con maggiore lentezza, a causa della notevole difficoltà di applicare modelli matematici a economie preindustriali e della varietà di percorsi evolutivi cui mal si attagliano modelli interpretativi basati sulle caratteristiche dell’economia (e della società) statunitense. Tuttavia, l’egemonia culturale americana ha fatto breccia e ha spinto le principali riviste europee ad allinearsi. I temi cui la n. e. h. si è particolarmente dedicata sono quelli macroeconomici: politiche monetarie e di bilancio, andamento del reddito e della produttività, commercio internazionale e suoi effetti, mercato del lavoro, cicli e modelli di crescita. Uno degli esiti più significativi è stata la tendenza a ricostruire serie storiche sempre più lunghe delle principali variabili macroeconomiche (reddito, popolazione, occupazione, commercio internazionale, distribuzione del reddito). La necessità di disporre di una preparazione avanzata da economista applicato (soprattutto di strumenti econometrici) ha progressivamente allontanato i praticanti della n. e. h. dalla preparazione tipica di uno storico, con conseguente abbandono della ricerca archivistica e dell’interesse a coltivare temi di studio diversi da quelli della macroeconomia standard, come quelli di storia imprenditoriale (che peraltro sono confluiti nella business history), di storia locale, di evoluzione delle istituzioni e del contesto politico-sociale.