New economy
Una rete per l'economia del futuro
La rivoluzione della net economy
di Carlo De Benedetti
23-24 marzo
Al centro del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo tenutosi a Lisbona è la new economy: secondo il comunicato finale, l'Europa punta sul settore delle nuove tecnologie per "trasformarsi nel giro di dieci anni nell'economia dell'informazione più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile, con posti di lavoro migliori e più numerosi e con una maggiore coesione sociale".
La svolta di Internet
Internet segna una svolta vera, di portata storica: la rete sta cambiando radicalmente il modo di gestire le imprese, di governare un paese, di lavorare, di comunicare, di studiare. In una parola, sta cambiando il modo di vivere. Per i giovani questa è un'acquisizione ovvia: con Internet sono nati e giustamente lo considerano uno strumento di uso comune, alla stessa stregua del telefono cellulare o del computer. Ma nella realtà concreta delle imprese, delle banche, degli enti pubblici e in generale della società solo da poco tempo si è percepita la portata rivoluzionaria di questo strumento e si è cominciato a cercare di coglierne tutte le opportunità. Qualcuno si è già mosso; altri si stanno muovendo; altri ancora non si sono mossi affatto. Il risultato è che oggi siamo chiaramente in una fase di trasformazione in cui la coesistenza di old economy e new economy, di vecchie abitudini e di nuove iniziative, rende lo scenario incerto e contraddittorio. Ma la tendenza di fondo, la direzione del cambiamento, è chiarissima: stiamo entrando nel mondo on-line.
Quando si parla di Internet e di new economy si corre sempre il rischio di scivolare, senza accorgersene, dalla realtà all'iperbole. Il mondo di Internet si presta bene a essere descritto come un mondo meraviglioso, dove tutto diventa possibile e accessibile; dove i problemi dell'economia e della società si risolvono da soli; dove un'unica, immensa rete traduce in realtà l'utopia del villaggio globale e del libero mercato governato dalla 'mano invisibile' della concorrenza perfetta; dove tutti possono trovare lavoro e benessere.
Fino ai primi mesi del 2000, la Borsa ha molto contribuito ad alimentare queste fantasie. Bastava aggiungere alla propria ragione sociale un '.com' o qualcosa di simile per spuntare sul mercato quotazioni inverosimili, del tutto indipendenti dalla valutazione del progetto imprenditoriale, delle capacità tecnologiche e della qualità del management. Poi i mercati si sono accorti che troppi valori erano gonfiati e nel mondo Internet è seguita una salutare fase di riassestamento delle quotazioni. Allora, molti risparmiatori (dimenticandosi che se un titolo è cresciuto in pochi mesi del 100% può poi anche permettersi di perdere qualche 10%) hanno abbandonato Internet e la new economy, ritenendola - a torto - un'ondata speculativa utile solo per arricchire chi era arrivato in tempo, ma ormai troppo pericolosa da cavalcare. Un tema così importante non può, invece, essere affrontato con giudizi sommari e con l'emotività dei giocatori di Borsa, ma richiede un'analisi più rigorosa e razionale.
Le leggi della net economy
Da alcuni anni l'economia e la società hanno iniziato a svilupparsi in modo nuovo, seguendo modalità o addirittura leggi economiche profondamente diverse da quelle che stanno scritte sui libri di testo dell'economia. Nelle università e nei centri di ricerca più attenti si è presa coscienza del cambiamento e sono stati introdotti corsi di studio sulla società dell'informazione e sull'economia della rete; ci si è resi conto che i fondamentali di questa economia e i percorsi di sviluppo della tecnologia sono mutati; che la teoria economica deve essere riscritta perché non riesce più a spiegare la realtà delle imprese e dei mercati. Infatti, chi usa gli schemi di interpretazione tradizionali spesso non riesce a trovare una spiegazione razionale delle vicende economiche di oggi.
La crescita del prodotto lordo e dell'occupazione in tutti i paesi industrializzati è quasi interamente riconducibile a Internet e alla new economy ed è quindi alle nuove leggi di questo nuovo mondo che si deve fare riferimento.
Per prima cosa bisogna accordarsi sul significato delle parole. Finora si è parlato di new economy, perché questo è il termine di uso corrente sulla stampa. In realtà appare più corretto parlare di net economy o di economia della rete, perché in questo modo si sottolinea meglio l'aspetto più qualificante del cambiamento, che è appunto la connessione in rete di tutti gli operatori.
In tutto il mondo ogni giorno nascono nuove imprese (le 'dot companies') che si posizionano su attività in cui Internet e le nuove tecnologie dell'informazione e comunicazione svolgono un ruolo chiave. Sono imprese che prima o poi saranno quotate negli Stati Uniti al NASDAQ o in Italia al Nuovo mercato; ma la net economy non è fatta solo da loro. Vi partecipano anche le vecchie imprese che sanno rinnovarsi nei processi, nell'offerta, nei sistemi di produzione, di distribuzione, nei servizi di vendita e di assistenza ecc., sfruttando le opportunità offerte dalla rete e ripensando radicalmente il proprio modello di business.
La svolta di Internet impatta su tutto il sistema produttivo. Secondo alcuni analisti, sono proprio le grandi imprese quelle che in linea di principio possono beneficiare maggiormente dei vantaggi derivanti da un uso intelligente della rete. Chi ha grandi volumi di acquisto e di vendita, infatti, può realizzare enormi risparmi di costo utilizzando Internet per selezionare i fornitori più competitivi, per distribuire i prodotti oppure per offrire un migliore servizio di assistenza postvendita.
In linea di principio, quindi, l'accesso alla net economy non è precluso ai grandi gruppi che hanno fatto la storia industriale del 20° secolo. Ma non vi è dubbio che le imprese che hanno alle spalle una lunga storia e l'abitudine a procedure e modi di gestire ormai consolidati fanno più fatica a rinnovarsi e a modificare le professionalità nei modi e nei tempi che Internet esige. Per adeguarsi al nuovo scenario, queste imprese devono infatti riorganizzarsi e riposizionarsi sul mercato con un più o meno radicale business reengineering e spesso hanno anche l'esigenza di stringere alleanze e collaborazioni con imprese specializzate nell'area Internet. Il risultato è che le opportunità offerte e le nuove regole imposte dalla net economy stanno determinando una trasformazione accelerata del tessuto produttivo. Accanto alle nuove imprese che nascono già nel segno di Internet e che attirano subito l'attenzione della Borsa e degli investitori, vi è un numero crescente di attività tradizionali che si stanno impegnando per rinnovarsi radicalmente nel tentativo di adeguarsi al nuovo scenario.
Questo processo di cambiamento è ormai irreversibile. Un analista americano scriveva nel 1998 che, se anche fosse sparita qualcuna delle imprese leader nelle nuove tecnologie, l'avanzata della net economy non si sarebbe arrestata. In una struttura a rete che cresce in modo dinamico neppure Microsoft o IBM sono indispensabili: il loro posto può essere subito preso da qualcuna delle migliaia di imprese che ogni giorno cercano di accrescere il proprio ruolo nel nuovo scenario.
Caratteri distintivi della net economy
Così definita, la net economy ha contorni più ampi - ma anche più incerti - di quelli solitamente assegnati alla new economy. È quindi utile identificare i principali caratteri distintivi che contribuiscono a creare un solco tra il vecchio e il nuovo sistema, tra passato e futuro. Ci si può soffermare brevemente su quattro aspetti essenziali.
a) Il cambiamento delle dimensioni di tempo e spazio. È il primo carattere distintivo della net economy, forse quello che maggiormente autorizza a parlare di rivoluzione. Oggi non è solo il progresso della tecnologia che stupisce: è la velocità con cui il cambiamento si manifesta e si propaga. Basta voltarsi indietro e ripercorrere quanto è avvenuto nelle imprese, nelle banche, nella società, persino nel linguaggio, nel corso degli ultimi due anni. Non a caso, nelle aziende americane si è soliti ragionare in termini di 'anni Web' o 'anni Internet', dove un anno Web corrisponde a un trimestre. Ciò che prima si faceva in un anno, adesso va fatto in tre mesi. Le innovazioni si susseguono sempre più veloci e altrettanto velocemente si propagano sul territorio. Con Internet si superano gli ostacoli geografici senza accorgersene. Chi naviga sulla rete non sa neppure in quale parte del mondo si trova il sito che sta visitando e per quale via ci è arrivato.
Non è difficile immaginare quale spinta la rete dia al processo di globalizzazione. Nel mondo, gli utenti Internet sono ormai duecentocinquanta milioni e crescono del 20-25% all'anno. Verso il 2003-2004 avremo un miliardo di computer, un miliardo di cellulari e almeno mezzo miliardo di utenti di Internet. Ma l'aspetto più importante è che l'utilità e l'uso della rete crescono con il quadrato dei punti collegati e le attività in rete crescono complessivamente secondo una curva di tipo esponenziale. Questo fa pensare che l'uso della rete - non solo la disponibilità dell'accesso - presto inizierà a incrementarsi in modo esplosivo.
Oggi in Italia siamo ancora nella fase iniziale in cui sale il numero degli utenti (attualmente circa dieci milioni), ma l'uso della rete è ancora limitato. Tra non molto le cose cambieranno e allora la rete non servirà solo per comunicare e conoscere, ma anche per fare business. Ci si può aspettare che il fenomeno esploda all'improvviso, nel giro di pochi mesi, in modo sorprendente solo per chi non ha confidenza con i fenomeni di tipo esponenziale.
La velocità del cambiamento implica un mondo più dinamico e frenetico. È come passare dalla televisione che trasmette un evento registrato, dove parole e immagini possono essere manipolate e adattate, alla televisione che trasmette in diretta. Quando il cliente è on-line, non intende aspettare. Sondaggi fatti negli USA presso i rivenditori di automobili, mostrano che se un possibile cliente ha cercato un contatto via Internet, chiedendo informazioni, la risposta deve essergli data entro ventiquattro ore. Diversamente la probabilità di concludere l'affare diventa bassissima e dopo quarantotto ore è praticamente azzerata. Questo implica un ripensamento radicale del modo di gestire gli affari, perché se non cambiano l'organizzazione del lavoro, le tecnologie e le vecchie procedure non sarà mai possibile essere sempre on-line e riuscire a realizzare in un trimestre ciò che prima richiedeva un anno.
La velocità del cambiamento e dell'innovazione non accenna a diminuire. Dobbiamo abituarci a essere parte di una storia sempre nuova, con attori che cambiano e con regole del gioco sempre diverse. Una storia in cui sopravvive solo chi è capace di adattarsi, e di adattarsi in fretta.
b) Lo spostamento dalla centralità della produzione industriale alla centralità dei servizi. Il grande sviluppo del Novecento è stato trainato dalle produzioni di massa dell'industria manifatturiera: grandi volumi di prodotti realizzati con procedure rigide e con la massima standardizzazione. Era nella fabbrica che, con l'aiuto dell'innovazione tecnologica, dell'efficienza organizzativa e con il contenimento dei costi (soprattutto del lavoro), la piccola e la grande industria costruivano la propria competitività e in definitiva quella dell'intero sistema economico. Nella net economy, invece, la competitività nasce negli uffici, nei servizi, nei luoghi dove si pensano e si sviluppano le tecnologie avanzate: è una competitività che dipende dalle capacità di conoscenza e di comunicazione.
La vera risorsa strategica, quindi, è il capitale umano, valutato non più in base al basso costo, ma in base alla quantità di intelligenza e di conoscenza che contiene. Ci sono sempre meno persone che lavorano per 'fare' cose e prodotti materiali; la maggior parte delle persone attualmente lavora per distribuire i prodotti, per fornire servizi, per elaborare e far circolare notizie e informazioni.
È un mondo poco conosciuto a livello statistico, perché i sistemi di rilevazione sono ancora puntati sui prodotti, sulle catene di montaggio, sulle cose che si possono toccare e contare. Nel mondo dei servizi, dell'informazione, della conoscenza è molto più difficile misurare gli input e gli output di produzione, valutare livelli e andamenti della produttività. Ma negli Stati Uniti, dove i numeri sono disponibili, in genere è possibile osservare che la net economy ha innalzato strutturalmente la produttività e che i posti di lavoro perduti nelle fabbriche a seguito della deindustrializzazione sono stati positivamente sostituiti da posti di lavoro negli uffici, quasi sempre nei servizi e in attività a elevato contenuto di informazione e di conoscenza.
Lo spostamento delle attività verso l'area Internet è poi favorito dalla Borsa che incanala il risparmio verso l'area Internet offrendo altissimi capital gains. Così, lo sviluppo delle nuove attività non necessita, a differenza del passato, di lenti e faticosi processi di accumulazione del capitale.
c) Lo spostamento dalla centralità dell'offerta alla centralità del cliente (consumatore). Oggi, quando si afferma che nella new economy il consumatore è al posto di guida si indica un più profondo rovesciamento dei rapporti di forza tra offerta e domanda, tra produttore e consumatore (o meglio, compratore). Chi compra è oggi divenuto realmente in grado di condizionare i comportamenti, le strategie e le politiche di chi produce e vende.
Internet si somma alla globalizzazione dei mercati e rende disponibile al compratore una quantità di opzioni prima inimmaginabili. Stiamo passando dall'economia delle scelte limitate e dell'offerta scarsa all'economia dell'abbondanza: abbondanza di opzioni per il consumatore. Con l'aiuto di nuovi intermediari - gli infomediaries - specializzati in ricerche di mercato sulla rete, il compratore è aiutato a identificare il produttore più competitivo e più conveniente. Non solo: oggi, con Internet, il compratore ha la possibilità di stabilire egli stesso il prezzo massimo che è disposto a pagare per un dato prodotto o un servizio e chiedere poi ai produttori/venditori di fare un'offerta. In questo modo le aste, che erano una formula di vendita per massimizzare i ricavi, diventano una formula di acquisto per minimizzare i costi.
d) L'emergere di nuovi concetti di inflazione e di deflazione. Nella vecchia economia un ciclo di sviluppo quasi sempre si concludeva con una fiammata di inflazione, che era dovuta all'eccessiva pressione della domanda. Questa caratteristica è molto meno evidente nella net economy, in quanto il sistema di controllo dell'inflazione è più efficace, per vari motivi.
In primo luogo, come si è detto, il compratore ha un potere maggiore; c'è più concorrenza e, conseguentemente, i prezzi tendono a scendere verso il livello del produttore più competitivo.
In secondo luogo, l'economia on-line elimina molti costi di intermediazione e distribuzione. Attraverso Internet sono accessibili servizi a prezzi decisamente più contenuti di quelli dei servizi tradizionali. Basta un esempio: un'operazione bancaria via Internet ha costi dell'80-90% minori rispetto a una fatta allo sportello. Per alcuni servizi siamo già all'offerta gratuita. È il caso della telefonata con spot pubblicitari, del free-Internet, dei free-computer, del free-software ecc.; tutti prodotti e servizi che, come da tempo avviene per le TV commerciali, sono gratuiti perché finanziati con la pubblicità o in altro modo. Non ci sarebbe da stupirsi se tra qualche tempo i consumatori fossero pagati per usare certi prodotti o servizi.
In terzo luogo, il controllo dell'inflazione nella net economy è favorito dalla discesa di costi importanti come quelli per l'elaborazione e trasmissione dati e per le comunicazioni. Nell'ultimo quarto di secolo (in pratica da quando è stato inventato il PC) il computing cost è sistematicamente diminuito di un 25% all'anno. Nel 1978 il microprocessore Intel 8086 costava 480 dollari per MIPS (milioni istruzioni per secondo); oggi con il Pentium 3 questo costo è sceso al di sotto di un dollaro. Analogamente il costo per trasmettere un bit di dati sopra un chilometro di cavo in fibra ottica tra la metà degli anni Settanta e l'inizio degli anni Novanta si è ridotto di tre ordini di grandezza. E negli ultimi anni la potenza dei sistemi di trasmissione e trasporto dei dati è aumentata al punto tale che è possibile trasmettere l'equivalente di 90.000 volumi di un'enciclopedia nello spazio di un secondo (velocità di trasmissione: 3,2 terabits al secondo). Nel 1946, il costo di una telefonata transatlantica di tre minuti in valuta attuale era di 640 dollari; oggi è inferiore a un dollaro e nel 2005 sarà sì e no di tre centesimi di dollaro!
Un ultimo fattore di contenimento dell'inflazione nella net economy deriva dalla modifica della legge economica dei rendimenti marginali. Nell'economia tradizionale i rendimenti marginali sono decrescenti. Con l'aumento dell'offerta di un bene, il rapporto prezzo/costo tende a declinare: per vendere di più occorre sostenere maggiori costi di distribuzione e ridurre i prezzi. Pertanto gli utili per ogni nuova unità di prodotto venduta tendono a diminuire. Nella net economy, dove una parte crescente delle vendite avviene via Internet, il rapporto prezzi/costi - e quindi l'utile marginale - è più stabile e in certi casi tende addirittura a salire. Su Internet i costi di distribuzione costituiscono praticamente un costo fisso con un'incidenza unitaria tanto più bassa quante più unità si vendono. In queste condizioni, i produttori hanno interesse a ridurre i prezzi allo scopo di aumentare quanto più possibile i volumi di vendita. Anche questo rappresenta un freno all'inflazione.
Dunque, nella net economy il livello dell'inflazione è strutturalmente più basso. La pressione sui prezzi dovuta alla vivacità della domanda è controbilanciata da spinte di segno opposto: il progresso della tecnologia, l'innovazione, l'aumento dell'efficienza e della competizione favoriscono la riduzione strutturale dei costi. È ciò che si definisce deflazione benefica.
Carenze europee
Lo sviluppo della net economy è solamente in parte un problema di capitali: se ci sono le infrastrutture e gli strumenti finanziari adeguati, i capitali per finanziare una buona idea imprenditoriale sono sempre disponibili. In Europa, in particolare, non possiamo nasconderci dietro l'alibi della mancanza di capitali: non è per questa ragione che sono state perse tante occasioni di innovazione e tante opportunità di sviluppo. Le carenze europee riguardano piuttosto le capacità imprenditoriali, gli strumenti di finanziamento delle nuove imprese e dell'innovazione, la preparazione e le competenze professionali della forza lavoro.
Le capacità imprenditoriali sono la carenza più grave, perché questa risorsa non si produce a piacimento: è il frutto della cultura e della mentalità di una nazione, di un sistema economico. Nei paesi che sono cresciuti con l'abitudine al monopolio, al mercato protetto, al dominio dei grandi gruppi, all'eccesso di regolamentazione burocratica dei mercati, è difficile trovare uno spirito imprenditoriale diffuso.
Negli USA, invece, la logica del mercato aperto e competitivo da sempre stimola l'imprenditorialità. L'imprenditore è oggetto di ammirazione, è visto come un modello da imitare. L'americano ha anche una diversa percezione del rischio di impresa: sa che l'imprenditore può fallire, ma gli riconosce anche il diritto di ritentare. La facilità con cui nascono nuove iniziative imprenditoriali ha fatto sì che negli USA siano ben 355.000 le imprese che negli ultimi quattro anni hanno sempre registrato tassi di crescita del fatturato annuale superiori al 20%. Queste imprese - le cosiddette gazelles - hanno creato il 70% dei nuovi posti di lavoro tra il 1993 e il 1996. Con un ricambio così dinamico del tessuto produttivo negli USA la net economy può avanzare molto più rapidamente che in Europa.
La disponibilità di strutture e strumenti finanziari adeguati è un altro fattore che frena in Europa la crescita della net economy. Negli USA il venture capital fa affluire risorse finanziarie quasi illimitate a chiunque abbia un progetto imprenditoriale innovativo e credibile. Nel 1999 le operazioni di venture capital hanno superato i 48 miliardi di dollari (100.000 miliardi di lire), contro i 19 miliardi dell'anno precedente. La maggior parte degli start-up finanziati si focalizza su attività high-tech o altamente innovative nell'ambito della net economy. Mentre l'occupazione delle Fortune 500 (le 500 maggiori imprese statunitensi) negli ultimi anni del 20° secolo diminuiva del 3,6% all'anno, quella delle imprese sostenute dal venture capital di contro cresceva in media del 34% all'anno.
Anche in Europa si va scoprendo l'importanza del venture capital come strumento di rinnovamento del tessuto produttivo e come fattore di creazione di valore e di occupazione. Nel 1999 il venture capital europeo ha fatto investimenti per circa 20 miliardi di dollari, ma siamo ancora lontani dai 48 miliardi degli USA. Inoltre i fondi europei stentano a trovare progetti imprenditoriali che siano realmente innovativi e tecnologicamente avanzati.
Un terzo fattore di freno nello sviluppo della net economy, in parte valido anche per gli USA, è rappresentato dalla carenza sia di conoscenze sia di competenze nelle nuove tecnologie. Secondo le stime di una ricerca condotta da IDC (International data corporation), nel 1999 in Europa a fronte di una domanda di quasi 9,5 milioni di posti di lavoro in mansioni di tipo informatico vi era un'offerta di 8,6 milioni di addetti con competenze adeguate. Quindi erano vacanti circa 900.000 posti. Le previsioni indicano per il 2003 una domanda di lavoro per oltre 13 milioni di posti e un'offerta di soli 11,3 milioni, con la conseguenza di ben 1.700.000 posti vacanti.
Nella net economy il capitale umano qualificato è un fattore di vitale importanza per la competitività strutturale di un paese. Quindi, è innegabile l'elevata valenza strategica di un sistema educativo di alta qualità. Su questo tutti concordano, ma nel concreto sono ancora troppo scarsi gli investimenti pubblici e privati destinati alla formazione.
Prospettive future
La net economy è il futuro e chi non cresce in questa direzione è senza futuro. Ma sia ben chiaro che Internet non è futuro no problem. I problemi, con la rete e con le nuove tecnologie, ci sono e non sono di poco conto, perché non siamo ancora preparati ad affrontarli. Qui di seguito ne ricordiamo quattro.
Man mano che Internet diventa uno strumento non solo di comunicazione e diffusione delle informazioni, ma anche di business (e-commerce), si accresce l'esigenza di controllo e regolazione del mercato mondiale. Internet deve il suo successo oltre che al basso costo (o gratuità) del servizio anche alle sue possibilità di crescita libera e spontanea. Mal si adatta a norme stringenti e divieti. Questo pone un problema etico che è noto da tempo, al quale si aggiungono - via via che le transazioni commerciali e finanziarie sulla rete si moltiplicano - altri seri problemi di natura sia fiscale sia finanziaria, di tutela del diritto d'autore e della privacy ecc. Bisogna trovare il modo di rispettare la natura di Internet, ma al tempo stesso è necessario evitare che il cambiamento imposto dalla net economy venga subito passivamente e avanzi senza regole; il cambiamento va guidato e governato. Poiché la rete è una rete mondiale, questo deve avvenire a livello mondiale e non solo locale. Ma, come è evidente in tutti i fenomeni di globalizzazione dei mercati, il governo dell'economia mondiale oggi è insufficiente.
Un secondo serio problema è rappresentato dall'instabilità dei mercati. Il mondo della net economy è giovane e dinamico, ma instabile. Si sono viste nuove iniziative decollare con partenze brucianti e poi all'improvviso collassare. Allo stesso tempo molte imprese della vecchia economia rischiano di chiudere o tagliano l'occupazione. In un mondo a elevato contenuto di innovazione questa è una norma. Non sembra doversi credere a quanti predicono un 1929 prossimo venturo, ma c'è da aspettarsi che la net economy, crescendo di dimensioni, produca anche fasi di incertezza e turbolenza che coinvolgeranno l'intero sistema economico.
Un terzo problema è la spersonalizzazione delle relazioni interpersonali e sociali. Con Internet si comunica di più. Con un click si può spedire un messaggio a migliaia di persone, ma si può anche perdere la carica di umanità propria del contatto diretto con la persona. Senza contare il pericolo di frantumazione dei rapporti tra persona e territorio, tra persona e comunità locale. Il monitor del PC è una finestra che si apre sul mondo, che può dare l'illusione dell'onnipresenza e conoscenza ("nella rete non esiste un centro e ciascuno può presumere, come il ragno nella sua rete, di trovarsi al centro del mondo"); tuttavia si rischia anche di perdere sensibilità verso il sistema delle relazioni locali. È evidente che psicologi e sociologi sono in possesso di molta materia per analizzare, riflettere e proporre.
Quarto problema - non certo in ordine di importanza - è l'emergere di nuove aree di povertà sia a livello sociale, sia a livello di nazioni. Si sta discutendo molto in merito al fatto se le nuove tecnologie aiutino a ridurre i divari sociali o no. Non vi è ancora una chiara evidenza riguardo ai risultati, ma alcuni dati lasciano a dir poco perplessi. La ricchezza dei tre uomini più ricchi del mondo è maggiore del PIL aggregato di quarantadue paesi con seicento milioni di abitanti. Nell'ultimo decennio in cinquantacinque paesi il reddito pro capite è diminuito. Nel 1987, 1,2 miliardi di persone vivevano con un dollaro al giorno: oggi sono salite a 1,5 miliardi.
A livello di nazioni, i paesi più avanzati - Stati Uniti in testa - attirano con la prospettiva di enormi capital gains nel settore Internet il risparmio di tutto il mondo, rischiando di sottrarre risorse finanziarie per lo sviluppo di altre aree.
A livello sociale, il computer e Internet rischiano di emarginare nuove categorie di persone, creando nuove forme di povertà anche all'interno di classi sociali e professionali che nella vecchia economia prosperavano o, quantomeno, vivevano in modo dignitoso. È reale il pericolo di nuovi poveri - i computer illiterates - nei paesi industrializzati, e di un'ulteriore emarginazione di quelle popolazioni e aziende del Terzo Mondo che non sono in possesso delle basi economiche e culturali per lavorare con Internet.
Dunque, anche nella net economy non mancano i rischi. D'altra parte sarebbe ingenuo pensare che nel mondo di Internet e dell'economia in rete tutto possa funzionare a meraviglia e in modo automatico. Ogni cambiamento ha dei costi; semmai, il problema che si pone è come riuscire a minimizzarli. Stiamo vivendo una fase di grande fermento della scena mondiale, per certi versi esaltante. Dovrebbe essere il momento più adatto per i creativi e per gli innovatori, per chi ha in mente grandi disegni, grandi riforme che portino a rifondare l'economia e la società.
Mentre le imprese americane proseguono nel loro cammino di continuo rinnovamento, dobbiamo augurarci che anche in Europa e in Italia emergano nuovi politici, imprenditori, banchieri, tecnologi dotati di visione strategica: con la capacità, cioè, di comprendere il senso, la direzione e le grandi opportunità offerte dalla svolta storica di Internet, così da operare in modo concreto a favore di un più avanzato sistema di rapporti economici e sociali basati sulla logica della rete.
Nuovo mercato italiano e circuito EURO.NM
Il Nuovo mercato italiano è operativo dal giugno 1999, sotto il patrocinio di Borsa SpA (che gestisce la Borsa di Milano), per rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI) che vogliono quotarsi con l'obiettivo di una crescita nel medio-lungo periodo, agevolata da investimenti strategici per il proprio rafforzamento competitivo. Ne fanno parte le imprese innovative operanti in settori ad alto contenuto tecnologico e quelle più tradizionali che si sono inserite in questo ambito.
Il Nuovo mercato è in grado di fornire l'accesso a capitali di rischio adeguati e flessibili in funzione dei bisogni specifici delle fasi di sviluppo e consolidamento delle attività produttive; infatti i capitali necessari per finanziare gli investimenti atti a creare innovazione e gestire un nuovo modello di imprenditorialità non sempre sono reperibili sui canali tradizionali, che impongono requisiti (dimensionali e strutturali) piuttosto stringenti.
I requisiti di cui devono essere in possesso le società per l'ammissione al Nuovo mercato italiano sono: a) nessun requisito minimo di reddito, fatturato e dimensione dell'attivo; b) offerta pubblica minima pari al 20% del capitale con possibilità di deroga nel caso di quotazione anche su altri mercati (cosiddetto dual listing); c) offerta minima pari a 5 milioni di euro, di cui almeno la metà in sottoscrizione; d) patrimonio netto minimo di circa 1,5 milioni di euro; e) obbligo da parte degli azionisti imprenditori o manager a mantenere per un anno l'80% delle azioni in possesso dopo la quotazione (clausola di lock-in); f) impegno di un operatore specialista per assicurare la liquidità del titolo; g) informativa costante e comunicazione trimestrale dei dati finanziari.
Il Nuovo mercato è nato anche come progetto per le imprese italiane che guardano oltre i confini nazionali: la sua dimensione europea risiede nella partecipazione al circuito EURO.NM (Euro new market). Fin dalla sua costituzione, infatti, il Nuovo mercato italiano fa parte di questo network europeo per imprese ad alto tasso di crescita cui attualmente aderiscono anche: Neuer Markt (Germania); Nouveau Marché (Francia); Nieuve Markt (Paesi Bassi); EURO.NM Belgium (Belgio). EURO.NM, che è operativo dal 1996 e conta oggi oltre trecentodieci società quotate, con una capitalizzazione complessiva superiore a 66 miliardi di euro, vuole essere una vetrina europea per le società ad alta crescita, che garantisce regole uniformi di accesso e di gestione dei mercati; promuove le società quotate presso investitori domestici e internazionali secondo tecniche più consone alle attuali evoluzioni dei mercati finanziari; attrae società di paesi diversi, con gradi di sviluppo differenti, con l'obiettivo di armonizzare la crescita a livello europeo delle aziende operanti nella Nuova economia; valorizza un marchio già esistente, dando immediata visibilità alle imprese italiane che si aggiungeranno al circuito.
Per essere ammessa all'EURO.NM la PMI deve possedere i seguenti requisiti: a) avere almeno un anno di vita, un patrimonio netto non inferiore a 1,5 milioni di euro e il 20% di flottante; b) garantire un'offerta minima di 5 milioni di euro, di cui la metà sotto forma di aumento di capitale; c) dimostrare di possedere tassi di crescita di almeno il 15% annuo e di operare nell'high tech o di utilizzare processi innovativi.
Il circuito, tuttavia, non sembra aver raggiunto l'obiettivo di proporsi come risposta europea al NASDAQ: nonostante l'entusiasmo iniziale, l'integrazione fra i paesi è risultata problematica, tanto da far parlare piuttosto insistentemente di uno scioglimento dell'accordo e di una sua riformulazione su nuove basi.
In conclusione, tra i vantaggi che gli investitori possono trarre dall'entrata nel Nuovo mercato, i più rilevanti sono: a) l'opportunità di diversificare il portafoglio in termini sia di settore produttivo (di fatto, se ne aggiunge uno nuovo, quello dei titoli tecnologici), sia di area di riferimento (Italia, Europa o NASDAQ, dunque USA); b) la possibilità di disinvestimento dai canali tradizionali, condizione essenziale allo sviluppo del venture capital e quindi alla creazione di nuove imprese. Per gli intermediari finanziari, infine, si amplia il campo di operatività e ci si avvicina alle realtà produttive locali e agli investitori.
New economy: la situazione italiana e la riqualificazione professionale
È opinione comune che la new economy costituisca un'occasione di sviluppo unica per molti paesi; tuttavia se i più ottimisti vedono in essa il mezzo per ridurre il divario di sviluppo fra paesi più e meno industrializzati, la realtà sembra essere ben più impietosa nel far emergere un ulteriore gap fra chi ha già adeguato le proprie strutture alla rivoluzione in corso e chi è, al contrario, in ritardo nell'aggiornamento. Fra questi ultimi paesi è presente l'Italia, ma, elemento ancor meno rassicurante, è l'intera Europa a denunciare un preoccupante skill gap (il ritardo che è stato accumulato, in termini di adeguamento, imputabile alla mancanza di personale specializzato).
Secondo dati del 1999, nell'Unione Europea la differenza tra domanda e offerta fra professionisti della new economy è pari al 13% degli addetti del settore e le stime indicano un ulteriore sensibile aumento nel futuro; l'ISTAT non ha condotto indagini in merito, tuttavia la situazione italiana pare essere ancora peggiore, visto che fino a un anno fa il 95% degli imprenditori non sapeva che cosa fosse Internet oppure non credeva affatto nelle sue potenzialità.
A fronte di tali dati è bene capire quali sono alcune fra le nuove professioni cui la new economy ha dato vita. Il Web portal designer è un professionista della rete che gestisce la creazione e il funzionamento dei portali Internet; l'Internet software designer si occupa della creazione e della gestione dei siti Web e di fatto è colui che mette in rete l'idea iniziale; il knowledge manager, secondo gli economisti la figura destinata a diventare la più importante nel mondo della net economy, è uno specialista che svolge lavori ad alta qualificazione nelle diverse discipline aziendali, con il ruolo di immagazzinare informazioni (o conoscenza per seguire la dizione inglese) ed elaborarle, e sul quale grava la responsabilità del risultato finale; il Web marketing officer è un dipendente dell'azienda che si occupa del volume d'affari aziendale che va in rete; l'e-finance manager è uno specialista dell'area finanza gestita via Internet.
Questi sono solo una piccola parte dei soggetti che animeranno la futura organizzazione aziendale, ma in Italia ce ne è già una forte carenza, per non dire assenza; al fine di ridurre il ritardo sono stati previsti, dalle aziende, corsi di formazione aperti anche ai diplomati e corsi di riqualificazione per i dipendenti; dallo Stato, stanziamenti per l'informatizzazione delle scuole e l'istituzione di lauree brevi (tre anni) nelle discipline informatiche. Gli effetti di questi provvedimenti, però, dovranno essere sottoposti a valutazione nel lungo periodo.
In Italia, comunque, la rivoluzione nata da Internet ha già prodotto alcuni effetti, soprattutto in termini di piccola imprenditorialità e anche in questo caso dai dati emergono realtà differenti da quelle ormai acquisite con l'economia tradizionale: è, infatti, il Sud a trainare la crescita italiana sia nel campo del software, sia in quello dell'hardware. UnionCamere ha rilevato che le aziende dell'hardware al Sud nel 1999 sono cresciute, in numero, del 18,5% contro il 6,4% della media nazionale, mentre le aziende del software sono cresciute del 6,2% rispetto al 3,6% della media nazionale e le indagini sul primo trimestre 2000 hanno confermato questa tendenza, con il Nord-Est unica area in grado di avvicinarsi a tali tassi di crescita.
Anche le grandi imprese avvalorano tali rilevamenti: Tiscali ha puntato su Cagliari, Finmatica su Salerno, Alcatel, Sema e Gem Marconi su Napoli, infine Nokia su Catania, offrendo nuove opportunità di lavoro e rilancio occupazionale di questi centri, tanto che le stime sul futuro dicono che la localizzazione al Sud di servizi on-line potrebbe ridurre di un terzo la disoccupazione giovanile in sette-otto anni. Il livello di impiego non è eccelso, nel senso che è assimilabile a un primo lavoro all'americana, ma il futuro parla di corse all'ingresso nel mondo on-line di banche, assicurazioni ed editori, i quali troveranno soprattutto al Sud specialisti pronti a guidare tale progetto.
Le ragioni di questa inversione vanno ricercate, soprattutto, nel fatto che le barriere all'ingresso della new economy sono più basse in termini sia di investimenti iniziali sia di requisiti personali, e nella nascita di nuove forme di finanziamento basate sulle prospettive di crescita futura, prima fra tutte il venture capital, diverse da quello bancario, che è solito analizzare il passato finanziario del richiedente il prestito. A completare il quadro va ricordata, infine, l'ampia disponibilità nell'Italia meridionale di giovani disoccupati dotati di titoli di studio.
Glossario
.com (dot com) - Suffisso che caratterizza i siti Web di tipo aziendale/commerciale e rappresenta una sorta di dichiarazione di ingresso nel mondo della net economy. Esistono molti altri tipi di suffissi: alcuni identificano la nazionalità del sito (.it per l'Italia, .es per la Spagna, .co.uk per la Gran Bretagna, .de per la Germania ecc.), altri l'attività (per es., .org sta a indicare un'organizzazione internazionale).
after hours trading - Contrattazioni svolte al di fuori degli orari di apertura della Borsa (fra le 18 e le 20.30), procedura che, dal 2000, è operativa anche nella Borsa valori italiana. Obiettivo è aumentare ulteriormente il valore degli scambi. Secondo studiosi e analisti, è il preludio a contrattazioni aperte ventiquattro ore su ventiquattro, grazie alle nuove tecnologie.
asset - Patrimonio, bene, infrastruttura; è comune la locuzione asset allocation, cioè la suddivisione del portafoglio in investimenti differenti come azioni, fondi e obbligazioni. Esistono società di gestione che offrono servizi di consulenza, anche via Internet.
banner - Inserzione pubblicitaria su Internet; spesso si tratta di un'immagine a cui è collegato un link ipertestuale (cioè, posizionandosi sull'immagine e cliccando sul mouse si viene automaticamente trasferiti alla pagina Web dell'inserzionista). Ogni inserzione è, ovviamente, a pagamento.
benchmark - Parametro (indice) di riferimento per valutare le prestazioni di un titolo o di un fondo che abbia un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.
broker - Intermediario finanziario o libero professionista a esso collegato che agisce esclusivamente su mandato per la compravendita di azioni, prodotti e servizi finanziari, anche in quantitativi medio-bassi. Ciò significa che il broker non ha il cosiddetto magazzino titoli, cioè prodotti finanziari acquisiti in proprio da rivendere in seguito a eventuali rivalutazioni e guadagnando sullo spread (differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita), tipico dell'attività di intermediazione classica (effettuata dai grandi intermediari, detti dealers). Il guadagno del broker si basa, invece, su commissioni percentuali sull'acquisto e non presenta l'elemento rischio di detenzione titoli, in quanto ogni operazione è figlia di un precedente contratto. Fiorente e in grande espansione è l'attività di brokeraggio tramite la rete gestita dalle grandi aziende che già operavano nel settore e che, oltre a prezzi inferiori, offrono ai propri clienti servizi di consulenza personalizzata, quali per es. l'analisi giornaliera dei mercati italiani ed esteri che viene inviata a ogni iscritto mediante posta elettronica.
browser - Programma che permette all'utente, il quale ha una connessione di accesso, di navigare su Internet, ricevere e-mail, partecipare alle chat e scaricare i messaggi dei newsgroup.
business to business (sigla B2B) - Uno dei settori di specializzazione della net economy, che include quelle aziende che vendono prodotti, servizi e tecnologia ad altre aziende estranee al campo informatico ma che desiderano approntare un'adeguata infrastruttura tecnologica. Clienti di tali aziende non sono quindi i consumatori finali, ma altre aziende: la sfida consiste nell'offrire a costi contenuti tecnologie avanzate che siano in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ogni settore dell'economia. I prodotti, di conseguenza, devono essere fortemente personalizzati.
business to consumer (sigla B2C) - Altro settore di specializzazione che include le aziende che hanno come controparte diretta il consumatore finale, cioè il piccolo cliente. Si tratta, in questo caso, di saper prevedere, tramite accurate analisi di mercato, le esigenze dei diversi segmenti del mercato dei consumatori, per poi creare prodotti dotati, a differenza del settore B2B, di un grado di standardizzazione medio-alta, in quanto rivolti a un mercato di massa (cosiddetto mass market).
capital gain - Utile netto sul capitale investito; dato dalla differenza fra prezzo di vendita e prezzo di acquisto (in economia è detto anche reddito incorporato), rappresenta la base su cui si pagano le tasse; in Italia l'aliquota è del 12,5%.
chat - Punto di incontro virtuale in cui gli abbonati alla rete comunicano tra loro in tempo reale. Esistono chat a tema fisso e chat a tema libero; i frequentatori usano dei nicknames (soprannomi) che registrano al momento dell'entrata.
collocamento - Ingresso di una nuova società nel mercato borsistico; durante questa fase, che a seconda dei casi può durare da pochi giorni a settimane, si procede tramite Offerta pubblica di vendita, fissando un prezzo al quale chi ne fa richiesta può ottenere una quota di partecipazione; se le richieste superano le quote disponibili si procede per estrazione. Sono previste, per le società high tech, quote riservate ai soggetti che si erano preventivamente registrati nel sito dell'azienda.
Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) - Commissione di controllo della Borsa italiana e quindi anche del Nuovo mercato.
customer central (centralità del cliente) - Consiste nel rovesciamento dei rapporti fra l'azienda e la sua clientela che 'impone' ciò di cui ha bisogno all'azienda produttrice. Il prodotto, cioè, non viene più creato secondo valutazioni di costi e ricavi e poi offerto al cliente, ma viene 'disegnato' sui bisogni e sui gusti del consumatore, studiati tramite indagini di mercato.
day trader - Colui che opera in Borsa per puri scopi speculativi, comprando e rivendendo le azioni in giornata. In altri termini, colui che cerca di sfruttare i forti rialzi e i forti ribassi temporanei ottenendo il capital gain.
e-business - Attività imprenditoriale-commerciale di qualsiasi tipo basata su Internet.
e-commerce - Commercio elettronico svolto in rete, forse la più grande rivoluzione di Internet. Le aziende di tutto il globo mettono i loro prodotti a disposizione della clientela in un'enorme vetrina virtuale. Il cliente, precedentemente registratosi, fornendo dati personali e numero di carta di credito può comprare senza passare dal più classico degli intermediari finanziari, il negozio, e vedersi recapitare l'acquisto a casa in un arco temporale che varia a seconda del territorio da coprire con la spedizione e del tipo di prodotto richiesto. È una grande sfida fra le aziende che contano di trasferire in rete gran parte della loro area vendite e del relativo servizio di assistenza postacquisto, con enormi aumenti di fatturato data la vastità del mercato che è possibile coprire. Interessanti le ripercussioni su vari settori del marketing, primo fra tutti quello pubblicitario, che si sta trasferendo dagli spot televisivi alle caselle di posta elettronica e ai banners (v.) intertestuali, con un grado di interazione e conoscenza sempre maggiore fra produttore e consumatore.
e-mail (posta elettronica) - Permette di spedire documenti, immagini e suoni ad altri utenti della rete. Ogni provider fornisce un indirizzo personale, ed è possibile trovare sulla rete aziende che ne offrono di gratuiti. Il motivo è pubblicitario, in quanto al nome dell'utente fa seguito la 'chiocciolina' (@), che spiega presso quale azienda ci si è appoggiati per spedire l'e-mail. Per es., se il signor Rossi chiede un indirizzo e-mail all'azienda Verdi (italiana), questo potrà essere signorrossi@verdi.it. Non è, comunque, obbligatorio registrarsi con il proprio nome e cognome.
first mover - La prima azienda che intuisce un nuovo canale di business o un nuovo settore e vi si inserisce. Esistono vantaggi in termini economici che possono rendere l'azienda leader unico di quel mercato. Alto è, comunque, il profilo di rischio.
high tech - Abbreviazione di high technology (alta tecnologia). Definizione che include le innovazioni tecnologiche, in particolare quelle legate al mondo della comunicazione audio e video e dunque anche Internet. Le società puramente high tech fabbricano solo prodotti ad alta innovazione tecnologica e sono tutte presenti in rete per la vendita e l'assistenza clienti; le società americane di questo settore quotate in Borsa sono sul NASDAQ (v.).
home-banking (banca in casa) - Possibilità di effettuare attraverso Internet, anche se sono attivi molti servizi via telefono, operazioni sul proprio conto corrente bancario e vederne gli effetti in tempo reale. È possibile inoltre essere abilitati al trading on-line (v.), cioè a operare sui mercati azionari e su quelli dei derivati. Nell'area home banking rientra una categoria destinata a creare una nuova rivoluzione, ossia il private banking, servizio riservato a clienti con depositi di entità considerevole. I servizi offerti a tale clientela prevedono un'altissima personalizzazione con creazione di polizze vita, assicurazioni e conti correnti ad hoc, ovviamente sempre gestiti o gestibili in rete.
ICANN (Internet corporation for assigned names and numbers) - Organizzazione che governa e assegna 'nomi e numeri' su Internet; nata nel 1998 da una decisione del Dipartimento del commercio americano disciplina gli spazi sul Web.
Intranet - Rete aziendale interna, cui si accede secondo i sistemi e le modalità tipiche di Internet e del Web; ha servizi di posta elettronica e permette di far circolare all'interno delle organizzazioni documenti riservati ai dipendenti.
link - Negli ipertesti, collegamento fra un oggetto (parola o immagine) e un altro, attivato mediante un comando del mouse.
listino - Se ufficiale, è l'insieme dei titoli quotati in un certo mercato borsistico (per es. MIBTEL per la Borsa italiana, NYSE e NASDAQ per quella USA). Se personalizzato, è l'elenco dei titoli che interessano al singolo investitore. Ciascuno lo può impostare e ne può seguire l'andamento grazie ai numerosi siti Web che offrono questo servizio.
lock-up - Accordo che vincola i principali azionisti di una società a non vendere la loro quota fino a una certa data: serve a creare un nucleo stabile di azionisti di riferimento in grado di dare segnali di sicurezza al mercato e far aumentare il valore del titolo.
MIB30 - Sottoinsieme del MIBTEL (listino principale della Borsa italiana), contenente soltanto i trenta titoli italiani a maggiore capitalizzazione (i cosiddetti blue chips).
NASDAQ (National association of securities dealers automatic quotation) - Mercato borsistico dei titoli tecnologici, high tech e biotech USA. Dotato di altissima volatilità, anticipa l'Europa su quello che è l'andamento dei titoli tecnologici: emblematico il caso dell'inverno 1999 quando il NASDAQ ha trainato su rialzi record tutto il Vecchio Continente. Le condizioni di accesso assai poco stringenti (di fatto l'unica veramente necessaria è l'attinenza dell'azienda ai campi sopracitati) e una procedura di controllo ancora inadeguata hanno, però, portato in tale mercato un proliferare di aziende fantasma che hanno guadagnato sul nulla, inventando intese con grandi case e dichiarando bilanci falsi, prima di essere espulse e sanzionate dalle autorità competenti. Resta il fatto che il NASDAQ è un mercato simbolo, primo al mondo come capitalizzazione sui titoli legati a Internet, e sul quale sono quotati i leader mondiali della net economy, da Amazon a Microsoft, da Cisco System ai grandi motori di ricerca come AOL (America on-line), Yahoo! e Altavista.
newsgroup (gruppo di discussione) - Conferenza telematica via Internet tra gruppi di utenti, cui si partecipa inviando messaggi e-mail; i gruppi sono tutti tematici e riguardano gli argomenti più disparati; alcuni prevedono un moderatore che elimina i messaggi non attinenti al gruppo di discussione. La differenza con la chat è che non si 'chiacchiera', ma si inviano messaggi con cui si interrogano gli altri partecipanti su questioni attinenti all'oggetto di discussione.
newsletter - Bollettino di informazione sulle proprie attività, diffuso da aziende o da privati tramite e-mail agli utenti che ne hanno fatto richiesta.
off-line - Tutto ciò che accade e si fa scollegati da Internet.
on-line - Tutto ciò che accade e si fa durante il collegamento a Internet.
orizzontale - Attributo di un sito Web o di un servizio rivolto a un pubblico di massa, indistinto, non specializzato; i portali, generalmente, sono siti orizzontali.
portale - Sito Internet che si propone come punto di partenza della navigazione per l'utente offrendo servizi differenti. La realtà economica vede i grandi gruppi aziendali dell'economia tradizionale creare una propria collegata per entrare nel mercato Internet e, successivamente, quotarsi in Borsa. Il sito solitamente comprende un motore di ricerca, una selezione di siti divisi per categorie, la possibilità di registrare un proprio indirizzo di posta elettronica e di inviare SMS (v.) e poi, a seconda del taglio dato dall'azienda, una serie di ulteriori servizi collaterali, dall'e-commerce alla gestione della finanza personale. È uno dei campi di scontro fra le principali net companies italiane, di fatto il vero approdo del settore B2C in Italia, che presto si trasferirà dalla rete al Nuovo mercato, dove i principali portali hanno già fatto richiesta di ammissione: allora i risparmiatori potranno investire in Italia su società interamente dedicate a Internet, le cosiddette società pure Internet player. Fra i principali portali italiani si possono citare Caltanet (del gruppo Caltagirone), Ciaoweb (del gruppo Fiat-Ifil), Kataweb (del gruppo l'Espresso) e Jumpy (del gruppo Fininvest).
provider - Fornitore di accesso a Internet, il cosiddetto Internet provider. Dietro corresponsione di un canone annuo, che sta ormai diminuendo e che tenderà ad azzerarsi, si offre all'utente la possibilità di connettersi alla rete tramite le proprie linee telefoniche.
rating - Voto che gli analisti e le società specializzate assegnano a un titolo a seconda delle prospettive di mercato; i voti possibili sono strong buy (comprare a tutti i costi), buy (comprare), accumulate (comprare con cautela), hold (mantenere la posizione). I giudizi sono espressi sulla base di indici di performance e analisi storiche.
SMS (Short messaging system) - Brevi messaggi di testo che possono essere inviati e ricevuti mediante un telefono cellulare; è possibile inviare tali messaggi anche da Internet e riceverne sul proprio indirizzo di posta elettronica.
start up - Operazione tramite la quale una società di venture capital offre a un'impresa high tech mezzi e personale per avviare l'attività, ricevendo in cambio una quota di partecipazione.
stock option - Parte dello stipendio di manager e dipendenti che può essere pagata sotto forma di azioni della società: è una pratica molto diffusa negli USA che inizia ora ad affermarsi anche in Italia, come mezzo di incentivazione (di fatto, se si raggiungono gli obiettivi aziendali aumenta il valore di mercato delle azioni e automaticamente lo stipendio), in particolare nelle società di high tech.
trading on-line - Acquisto di servizi e prodotti finanziari effettuato via Internet. Lo si può considerare come un e-commerce di titoli finanziari. Di fatto tutte le maggiori banche offrono ai propri clienti la possibilità di operare sui principali mercati mobiliari e dei derivati italiani ed esteri in prima persona e in tempo reale; gli scenari che si aprono sono innumerevoli, primo fra tutti l'enorme incremento di afflusso di capitali sul mercato mobiliare e, in secondo luogo, la possibilità di guadagnare sulle variazioni istante per istante dei titoli, con acquisti e vendite nel volgere di pochi minuti. Tale pratica ha contribuito non solo ad aumentare i volumi di capitale investito, ma ha anche favorito l'integrazione fra i mercati di aree differenti e sta creando i presupposti per un'apertura di ventiquattro ore su ventiquattro di tutti i principali mercati. Tuttavia la mancanza, per ora, di una regolamentazione univoca, soprattutto in Italia, crea spezzature di mercato e disagi per gli operatori.
UMTS (Universal mobile telecommunications service) - Servizio che distingue i cellulari di terza generazione, sempre più simili a computer superveloci; i cellulari del domani saranno potenti e potranno trasmettere video e musica, ma anche news e, soprattutto, potranno essere usati per navigare in Internet molto più velocemente di quanto possa fare oggi la tecnologia WAP (v.), che permette un ingresso ancora parziale alla rete.
venture capital - Capitale con il quale aziende specializzate finanziano lo start up di società high tech. Le scelte di finanziamento avvengono dopo attenta analisi dei business plans proposti e la lettura non si basa sull'analisi dei dati storici (che ovviamente imprese nascenti non hanno), ma di quelli prospettici. La convenienza va vista nel lungo termine, dal momento che la società di venture capital acquisisce partecipazioni a costo zero nelle imprese nascenti, da rivendere appena la riuscita del progetto inizia a farle aumentare di valore sul mercato. Costituisce una forma di finanziamento agevolato, attualmente ancora gestita soltanto dai privati, che ha facilitato ai neoimprenditori l'accesso al credito.
verticale - Attributo di un sito Web o di un servizio rivolto a una categoria specifica di destinatari; un portale verticale assume la denominazione di vortal; è verticale, per es., un portale dedicato esclusivamente al tema della new economy.
volatilità - Grado di oscillazione del valore di un titolo (o di un gruppo di titoli, o di un mercato); i titoli molto volatili sono quelli il cui prezzo ha ampie variazioni tra minimo e massimo (cosiddetto range di prezzo) nell'arco di una giornata. La volatilità è molto forte sui mercati dei tecnologici.
WAP (Wireless application protocol) - Programma applicativo della tecnologia wireless (senza cavi) che permette il collegamento a siti Internet mediante i telefoni cellulari.
Web - Versante multimediale di Internet: pagine illustrate e interattive raccolte in siti.
Web TV - Accesso a Internet senza l'uso di un personal computer, ma tramite televisore e linea telefonica; è un modo per allargare la fruizione del servizio anche a chi non conosce l'informatica.