NIAS (A. T., 95-96)
Isola dell'arcipelago Malese, la più grande delle isole della costa occidentale di Sumatra con una superficie di circa 4772 kmq. Le prime relazioni degli Olandesi coi capi dell'isola risalgono al 1669, ma solo nel 1757 fu stabilita a Goenoeng Sitoli una guarnigione olandese. Dopo alterne vicende durante le quali l'isola cadde sotto il dominio inglese, con un trattato stipulato tra Inghilterra e Olanda nel 1824, essa passò definitivamente a quest'ultima.
Il litorale dell'isola è basso uniforme, talvolta paludoso, e offre insenature importanti nella costa meridionale e nella costa settentrionale. I rilievi montuosi non sono di grande importanza raggiungendo al massimo 600 m. di altezza. I corsi d'acqua sono numerosi, data anche la grande piovosità annua, ma di scarsa entità. Il maggiore è il Modgéia che scende dalle colline centrali e si getta nel golfo di Lapau dopo un percorso di 70 km. circa. È navigabile per imbarcazioni di media portata. Altro fiume importante è il Nojo che si getta nell'Oceano Indiano dopo un percorso di 40 km. circa. Alcune piccole isole circondano Nias: fra le più importanti sono da ricordarsi: a N. le Lapau e le Pangiang, a E. Sama-sama e Lembu, a O. le Nako.
Il clima è caldo e umido e i venti predominanti sono quelli di NO. Le foreste sono assai scarse: scarse sono pure le coltivazioni non essendo gl'indigeni buoni agricoltori e limitandosi a una coltivazione assai ristretta di riso e di patate dolci. La capitale è Goenoeng Sitoli, sulla costa orientale, ove si trova la residenza delle autorità olandesi. Oltre alla popolazione indigena, l'isola è abitata da un piccolo numero di Cinesi, Accinesi, Arabi, stabilitisi da molto tempo lungo le coste per ragioni di commercio; in complesso conta 187.085 abitanti (1930).
Gl'indigeni di Nias appartengono alla cosiddetta famiglia indonesiana che popola tutto l'Arcipelago Malese. I Nias, specialmente quelli del sud dell'isola e delle regioni interne, si presentano assai puri e si accostano in modo particolare ai Batta di Sumatra. Sono individui di bassa statura, dolico e mesaticefali, di colorito spesso assai chiaro, con capelli neri e quasi sempre lisci. Sembrano esistere differenze somatiche di una certa importanza fra gli abitanti del nord e quelli del sud dell'isola, alle quali si accompagnerebbero in un certo senso anche differenze culturali e psichiche. Soltanto nel sud dell'isola infatti vi era sino a pochi anni fa l'uso, che non si riscontra in nessuna delle isole prossime a Nias, di andare a caccia di teste umane in occasione di determinati avvenimenti: sposalizî, funerali, costruzione di una nuova casa, ecc.; le vittime erano scelte tra abitanti di villaggi vicini e i cranî conquistati venivano a ornare l'osalè, casa del consiglio.
I Nias abitano villaggi costruiti su alture e spesso difesi da palizzate. Le case costruite in legno e ricoperte di foglie poggiano su pali alti fino a 3 metri, e constano di più ambienti, ai quali si accede dall'esterno per mezzo di una botola aperta nel pavimento. Nel sud le case hanno pianta rettangolare, tetto a due spioventi e sono costruite l'una vicina all'altra su due file separate da una larga strada che attraversa il villaggio, nel nord invece hanno pianta circolare, tetto conico e sono isolate l'una dall'altra.
L'indumento originale nias è costituito, per gli uomini, da una striscia di scorza battuta che cinge la vita passando per l'inforcatura e, per le donne, da una sorta di sottana, anch'essa di scorza battuta. Viene pure portata da ambo i sessi una giacchetta della stessa sostanza o intessuta con filamenti vegetali mentre i capi usano portare una specie di cimiero fatto con metallo d'importazione e variamente ornato. Caratteristico ornamento dei Nias è un grosso orecchino metallico in forma di 8. Tra i Nias, a differenza di quanto avviene presso i popoli vicini, è ignota la pratica del tatuaggio.
Tra villaggi e villaggi si combattevano spesso guerre sanguinose, nelle quali erano impiegate due sorta di scudi: uno di legno leggiero, come a tutte le genti di Nias, l'altro pesante, pure di legno e ricoperto di pelle di bufalo, proprio di quelle del nord. Uniche armi di offesa sono la lancia dalla punta metallica di varia foggia, e il coltello, spesso con bel manico scolpito. L'arco è del tutto sconosciuto.
Il senso artistico dei Nias si manifesta in curiose sculture in legno (piccole statue di antenati, idoli) e specialmente in lavori decorativi. Costruiscono pure primitivi strumenti a fiato o a corda, tamburi e tam-tam, al suono dei quali cantano e danzano.
La schiavitù era largamente diffusa e, sino a quando il governo olandese non intervenne energicamente, l'isola fu mercato importantissimo di schiavi che venivano ogni anno esportati in gran numero.
Gli uomini si dànno alla caccia e alla guerra mentre le donne, che sono tenute in stato di grande inferiorità, si dedicano ai lavori domestici e a quelli gravosi dei campi. Le mogli vengono comprate. I figli che, nascendo, hanno procurato la morte della madre, vengono soppressi e così pure gli albini e uno dei gemelli. È in uso la circoncisione. Le cerimonie funebri vengono accompagnate da lamenti e da sacrifizî di animali e, in tempi passati, comportavano anche sacrifizî umani. Il cadavere è deposto in una cassa formata da un tronco scavato: nel nord dell'isola essa viene sepolta, nel sud invece viene issata su puntelli in luogo lontano dal paese e ivi abbandonata. Nessuno si cura poi del morto.
Bibl.: H. C. R. Rosemberg e J. T. Nieuwenhuisen, Verslog omtrent het eiland Nias, in Verhand. v. h. Batavia Genot van Kun en Weten, XXX (1863); H. Sundermann, Die Insel Nias und die Mission daselbst, in Missions Zeitschrift Gutersloh, 1884-85; E. Modigliani, Un viaggio a Nias, Milano 1890.