Nibia, Martino Paolo (Nibbia)
Commentatore di D. (Novara 1432 - forse Parma 1483), più noto sotto lo pseudonimo umanistico di Nidobeato. Esercitò la funzione di precettore di Guglielmo di Monferrato, con cui, per altro, non interruppe i legami d'affetto anche quando si trasferì a Milano, alla corte degli Sforza. Al marchese di Monferrato è dedicata infatti l'edizione della Commedia col commento del Lana, che il N. pubblicò a Milano nel 1478 (ma la prima cantica era già pronta il 17 settembre 1477 e la seconda il 22 novembre dello stesso anno), avvalendosi della collaborazione del gentiluomo milanese Guido Terzago, stampatori Ludovico e Alberto Piemontesi.
Il N. è però intervenuto sul commento laneo per modificare, correggere, aggiornare l'antico chiosatore, in maniera tale che il risultato rappresenta in gran parte un commento nuovo e originale. Se infatti nella chiosa letterale il N. rispetta l'interpretazione del Lana, rilevante è invece l'apporto di umanisticamente compiaciute citazioni di auctores (Orazio, Giovenale, Seneca), laddove il testo dantesco poteva offrirne l'occasione. Ancora più rilevante è l'opera dell'editore quattrocentesco nell'esplicazione di fatti e figure storiche (per cui è adoperato largamente anche il commento di Pietro), a proposito delle quali il N. introduce polemici e risentiti paragoni con la situazione politica del suo tempo (si veda, per tutte, la chiosa sulla Romagna, in If XXVII).
Ma la grande importanza della Nidobeatina è da ricercarsi nel fatto che, proprio per suo tramite, il testo dantesco riuscì a imporsi definitivamente e largamente nell'area lombarda, e in un momento in cui si sviluppava un'intensa fioritura culturale che rivendicava, di contro a quella fiorentina, una propria tradizione ‛ volgare '. La stessa scelta del commento del Lana rappresenta una precisa presa di posizione polemica del N., che esalta, di contro al linguaggio fiorentino, quello bolognese, decisamente preferibile: " cum sit illa urbs ita in umbilico Italiae posita ut assiduo commertio non tersa solum vocabula sed provintiis omnibus etiam communia habeat, nec minore gratia dignitateque sit in Italia bononiensis sermo quam laconicus olim in Graecia fuit ": una posizione, com'è facile rilevare, molto vicina a quella già da D. stesso sostenuta nel De vulg. Eloquentia. L'opera del N., per la sua consapevole destinazione a un preciso pubblico ‛ lombardo ', rappresenta quindi un momento di estrema importanza per la diffusione dell'opera dantesca al di fuori della Toscana, tale infine da condizionare la ripresa dell'interesse per D. nella stessa Firenze a opera del Landino, il cui commento nasce appunto in polemica opposizione a quello del Nibia.
Bibl. - M. Barbi, D. nel Cinquecento, in " Annali R. Scuola Normale Sup. Pisa " XIII (1890) 147-148; B. Carmine Gioia, L'edizione Nidobeatina della D.C., Prato 1893; A. Viglio, Una edizione quattrocentesca della D.C. curata da un novarese (M.P.N.), in " Boll. Storico Provincia Novara " XV (1921) 70 ss.; G. Bustico, Dantisti e dantofili in Novara, in D. e Novara, Novara 1921, 131 ss.; C. Dionisotti, D. nel Quattrocento, in Atti del Congresso internaz. di studi danteschi, I, Firenze 1965, 369-373.