NICANDRO di Colofone
Poeta greco, nato a Colofone (Ionia), non lontano da Efeso e del quale possediamo due poemetti: Theriaka e Alexipharmaka. Per il fatto che, nella vita premessa nei manoscritti al primo trattato, si cita un verso di questo poeta nel quale egli si dichiara figlio di Dameo, mentre in un'iscrizione delfica è conferito l'onore della prossenia a Nicandro di Colofone, poeta epico, espressamente designato come figlio di Anassagora, i dotti inclinano a credere che due fossero i poeti omonimi. Vero è che qualcuno ha perfino pensato a un'adozione per la quale il figlio di Dameo sarebbe divenuto figlio di Anassagora o viceversa. Considerato poi che l'iscrizione delfica risale alla metà del sec. III a. C., mentre gli antichi biografi (aratei) discutono se N., autore dei due poemetti nominati, sia del sec. III o del II, e una notizia di fatto è che egli dedicò un componimento ad Attalo III (138-133), si opina che N. figlio di Anassagora, fu padre di Dameo e perciò nonno del secondo Nicandro.
Quindi, ravvisate alcune peculiarità formali, che differenzierebbero il primo dal secondo poeta, a quello si vogliono riportare i poemi epici: Aitolika ed Europeia e anche gli Ophiaka, dei quali tutti restano pochi frammenti; al N., più giovane, le altre opere che menzioneremo. Intanto di questo poeta si sa che nella città natale ricoprì la carica di sacerdote nel tempio di Apollo Clario, ereditaria nella sua famiglia.
A lui concordemente si attribuiscono, oltre i Theriaka e gli Alexipharmaka, le Georgiche, un'opera sull'allevamento delle api una Raccolta di guarigioni, i Prognostici, un'opera sugli oracoli gli Oitaika, le Metamorfosi. Le prime due opere ci sono rimaste per intero; delle altre abbiamo frammenti, più numerosi quelli delle Georgiche, e interessanti i riassunti di narrazioni delle Metamorfosi, presso Antonino Liberale.
Nei Theriaka (di 958 esametri), N. si propone di cantare all'amico Ermesianatte (da non confondere con l'omonimo elegiaco, concittadino di lui) le forme degli animali velenosi, i quali colpiscono l'uomo, senza che se ne avveda, gli effetti che il loro veleno produce sul corpo umano e i contravveleni relativi. Negli Alexipharmaka (di 630 esametri), dedicati a Protagora di Cizico, il poeta descrive le bevande e pozioni velenose e ne enumera gli antidoti. Si ammette che N. nei due trattati seguisse Apollodoro del principio del sec. III a. C. Confrontando la trattazione di N. con quella analoga di manuali medici, a noi giunti, si nota che l'uno e l'altro poemetto hanno lacune considerevoli e grande disordine.
Che le Georgiche debbano considerarsi fonte principale delle omonime virgiliane, la critica moderna dubita assai; quindi naturalmente dubita che la trattazione sull'allevamento delle api fosse il modello del quarto libro della mirabile opera latina. Che poi le Metamorfosi fossero la fonte principale delle ovidiane, è opinione oggi unanimemente respinta dalla critica. Dei Prognostici sappiamo che erano una traduzione dell'omonima opera d'Ippocrate.
N. è poeta mediocre, ha difetti nella trattazione della materia, e, se abbonda in particolari del tutto estranei all'argomento, se divaga nel campo della mitologia, egli, che pure si decanta omeride, non sa ravvivare l'arido soggetto con digressioni veramente poetiche e immagini vive e plastiche.
Bibl.: K. J. Beloch, Griech. Geschichte, III, ii, Berlino 1923, p. 486; W. Vollgraf, Nikander und Ovid, Groninga 1909; L. Castiglioni, Nicandro e Ovidio, in Atene e Roma, XII (1909), p. 347 segg.; G. Pasquali, I due Nicandri, in St. it. di filol. class., XX (1913), p. 55 segg.; W. v. Christ, Gesch. d. Griechische Literatur, 6ª ed., II, i, Monaco 1920, p. 167 segg.; A. Olivieri, Osservazioni sui Th. e sugli Alex. di N., in Mem. R. Accad. arch., lett. e belle arti, Napoli 1906.