NICARAGUA.
– Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Centrale istmica. La popolazione (5.142.098 ab. al censimento del 2005) continua a crescere, anche se a un ritmo più contenuto rispetto al passato: 6.169.269 ab. stimati da UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) nel 2014. Nonostante il Paese rimanga uno dei più poveri dell’America Latina, ha visto migliorare alcuni indicatori sociodemografici, quali la speranza di vita, la mortalità infantile, l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari. Gli anni più recenti sono stati contrassegnati da una costante crescita economica (+5,5% nel 2011, +5,2% nel 2012, +4,6% nel 2013, +4% nel 2014), sostenuta soprattutto dalle produzioni agricole, dall’allevamento e dalle rimesse degli emigrati, che nel 2013 hanno superato il miliardo di dollari. Il turismo ha conosciuto un recente impulso, grazie anche al sostegno dell’Unione Europea nei confronti di un progetto ecoturistico che associa luoghi naturali alla visita di città storiche, quali Leόn, Masaya, Granada e Rivas. Nel 2012 il Paese ha firmato con Honduras, Panama e Unione Europea un accordo di associazione in materia di libero commercio internazionale, mentre nel 2013 il governo ha dato in concessione a una società cinese il finanziamento e la costruzione di un canale interoceanico, alternativo a quello di Panama.
Storia di Giovanni Agostinis. – Forte della rielezione ottenuta nel novembre 2006, il governo sandinista di Daniel Ortega inaugurò il programma quinquennale (2007-12) Hambre cero (Fame zero), finalizzato a ridurre la povertà estrema nelle aree rurali del Paese e dotato di un budget di 150 milioni di dollari. Nello specifico, il governo si impegnò a consegnare animali, sementi, alberi da frutto e piante per la riforestazione a 75.000 nuclei familiari, per un totale di 2000 dollari a famiglia, con gli obiettivi di permettere a ciascun nucleo di coprire il fabbisogno nutritivo di base e di stimolare la creazione di reti locali di produttori agricoli. In aggiunta, sempre nel 2007, il governo creò un’assistenza medica gratuita e distribuì tetti di zinco nei quartieri più poveri del Paese attraverso il Plan techo (Piano tetto).
Nonostante la bassa crescita economica del periodo 2007-11, la spesa sociale del governo crebbe fino al 12% del PIL. Questo fu in gran parte dovuto al sostegno finanziario del governo venezuelano di Hugo Chávez, il quale trasferì circa 2,2 miliardi di dollari (su base mensile equivalente all’8% del PIL del N.) nelle casse del governo sandinista nel periodo citato, prevalentemente sotto forma di barili di petrolio a prezzo sovvenzionato e a pagamento dilazionato. Nel loro complesso, le politiche sociali ebbero un impatto importante sugli elevatissimi tassi di povertà, generando un vasto consenso popolare per il governo.
Nel luglio del 2009 il presidente Ortega annunciò un piano di riforma costituzionale finalizzato a eliminare la barriera alla rielezione consecutiva che gli avrebbe impedito di ricandidarsi. Nell’ottobre 2009 la Corte costituzionale (dominata da magistrati vicini al sandinismo) dichiarò inapplicabile il vincolo costituzionale, aprendo la strada alla rielezione di Ortega e palesando un processo di corrosione dell’equilibrio tra i poteri fondamentali in stadio molto avanzato.
Nelle elezioni del novembre 2011 il presidente Ortega ottenne un’affermazione elettorale notevole (62,5%) alla testa della coalizione Unida Nicaragua triunfa, riproponendo il discorso cristiano (ferventemente antiabortista), socialista e solidale che aveva tradizionalmente caratterizzato il sandinismo.
L’alternativa conservatrice più credibile al sandinismo fu rappresentata dalla coalizione Unidad nicaragüense por la esperanza (UNE), che tuttavia non andò oltre il 31%.
Tra le grandi opere del nuovo mandato del presidente Ortega c’era il Grande canale interoceanico, opera imponente iniziata nel dicembre 2014 e dal valore stimato di 50 miliardi di dollari (data in concessione al gigante delle infrastrutture cinese HKND Group), la cui ambizione era quella di costituire una via alternativa al canale di Panama.
Nonostante l’accelerazione del tasso di crescita (oltre il 4% di media tra il 2012 e il 2014), il PIL pro capite del Nicaragua rimane il più basso della regione dopo Haiti. La crisi del Venezuela e il conseguente rischio di riduzione del sostegno finanziario venezuelano, la dipendenza energetica, la vulnerabilità ai fenomeni naturali e la criminalità organizzata dilagante rappresentavano le maggiori incognite sul futuro del governo Ortega e del sandinismo in generale.