nicchiarsi
Verbo intransitivo pronominale; compare in rima, in If XVIII 103 Quindi sentimmo gente che si nicchia / ne l'altra bolgia. Gl'interpreti antichi e moderni (Buti, Benvenuto, Vellutello, Tommaseo, ecc.) hanno inteso nel senso di " lamentarsi ", o meglio " lamentarsi sommessamente ". Chiosa Benvenuto: " idest planimode plorat, sicut facit aliquando infirmus in lecto, qui non potest alte clamare " (forse è eco di questo luogo la variante si nicchia, in luogo di si picchia, in Pg X 120; cfr. Petrocchi, ad l.).
Per il Gelli " nicchiare significa nella lingua nostra quel cominciarsi a rammaricar pianamente, che fanno le donne gravide quando incominciano loro le prime doglie ". L'etimologia, da un supposto latino nidiculare, " star nel nido ", " far l'uovo ", giustifica tale interpretazione. Il Foscolo aggiunge di averlo udito a Camaldoli " per esprimere rammarichio di bambini e di donnucce ritrose ". Casini-Barbi precisano che " l'uso riflessivo di questo verbo non ha altri esempi ". Il Porena lo fa derivare dal latino niti, attraverso un frequentativo ‛ nitulari ' ".
Si registra comunque, nel corso della tradizione esegetica, anche un'altra interpretazione: " fa nicchia, ossia sta, è contenuta " (Torraca), ovvero " s'annida; s'acquatta " (Rossi). Ma, come ha obiettato opportunamente il Vandelli, a questa interpretazione, cui sono da ricondurre le varianti della tradizione seriore s'innicchia, s'annicchia, ecc. (cfr. Petrocchi, ad l.), " male s'adatta il verbo sentimmo ". Per il Daniello infine, ma erroneamente, " Si percuote ".