Acciaiuoli, Niccola
, Figlio di Guidalotto di Acciaiuolo e di una Ghisella (?), visse in Firenze nel secolo XIII e vi morì dopo il 1299. Fu priore del comune nei bimestri 15 dicembre 1288 - 15 febbraio 1289, 15 dicembre 1295 - 15 febbraio 1296, 15 agosto - 15 ottobre 1299; nel 1290 è ricordato fra i cittadini deputati a mettere pace fra i Lamberti e i Della Tosa. Il Compagni ne parla (I 19, II 30) come di uno dei giurisperiti che a quel tempo contribuirono al diffondersi della corruzione negli uffici del comune e ne profittarono largamente. I brogli commessi da questo A. furono scoperti nel maggio del 1299, quando il podestà Monfiorito da Coderta venne destituito per aver fatto - dice il Compagni - " della ragione torto e del torto ragione ", e fu sottoposto a sindacato; messo alla tortura, egli rivelò, fra l'altro, di aver assolto l'A. quando questi era stato citato dinanzi alla sua curia, servendosi di una falsa testimonianza prodotta a favore dell'accusato. Pochi mesi più tardi, l'A., volendo eliminare la prova dei suoi trascorsi, si consigliò col giudice Baldo di Guglielmo Aguglioni (Pd XVI 56) e decise di raschiare dalle pagine del verbale del processo subito dal Monfiorito i passi che si riferivano a lui. Riuscì facilmente a farlo valendosi della sua autorità di priore. Tuttavia il notarius actorum, dal quale egli si era fatto consegnare con un pretesto gli atti relativi al sindacato del podestà, si accorse delle raschiature e l'A. fu denunciato il 19 ottobre al Consiglio dei Cento, insieme ad altri colleghi del collegio priorale, sospettato anche per aver compiuto altre baratterie. Il Consiglio ordinò al podestà di procedere contro gli accusati, e l'A., arrestato, fu condannato alla prigione e al pagamento di tremila lire di multa, mentre l'Aguglioni fuggiva - così dicono i cronisti, ma, forse, egli non fece neppure ritorno ad Anagni, dove si trovava fin dal settembre 1299 in missione diplomatica presso il papa Bonifazio VIII - ed era bandito per un anno, con la pena pecuniaria di duemila lire.
D. allude indirettamente a questo episodio, rivelatore della corruzione diffusa ai suoi tempi nell'amministrazione del comune, quando (Pg XII 104-105) vuole stabilire il periodo di tempo in cui erano state costruite le scalee per agevolare la salita da Firenze al Monte alle Croci, fuori della Porta San Miniato. Ciò, secondo il poeta, era avvenuto in tempi di maggiore onestà pubblica e privata, quando, cioè, nessuno avrebbe ritenuto lecito alterare le carte di ufficio e gli atti giudiziari, come, invece, sarebbe stato facile fare più tardi.
Di questo A. si sa che sposò una Pera di Piero Manzuoli (morta nel 1339), dalla quale, tuttavia, non ebbe discendenza; un Acciaiuolo che gli viene attribuito come figlio fu, forse, un figlio naturale.
Bibl. - Per le date del priorato, v. in Arch. di Stato di Firenze, Priorista fiorentino Mariani, I, 26; per i dati biografici, P. Litta, Famiglie celebri italiane. Acciaiuoli di Firenze, tav. III, Milano 1844, che si fonda sulle fonti araldico-genealogiche conservate negli archivi e biblioteche fiorentine. D. Compagni, Cronica..., a c. di I. Del Lungo, Città di Castello 1907-1916 (Rer. Ital. Script. IX 2), 53, 152; I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica, I, Firenze 1879, 163-164, 708, 1094-1095; II, ibid. 1879, 80-81.