COLLIGNON, Niccola
Nacque a Firenze l'11 luglio 1820 da Pietro e Leopolda Binazzi e fu registrato fra i nati nel popolo di San Felice (Arch. di Stato di Firenze, Reg. 27 dei nati nel 1820, n. 2036). Nipote dei pittore G. Collignon, direttore e maestro di pittura nell'Accademia senese, il C., dopo aver studiato presso il collegio degli scolopi di Firenze, frequentò i corsi dell'ateneo pisano, dove nel 1839 conseguì la laurea in scienze fisico-matematiche con Ottaviano Fabrizio Mossotti (Maiorfi, 1892).
Ritornato a Firenze, si avvicinò all'ingegneria civile e all'architettura facendo pratica presso l'ingegnere R. Franceschi e successivamente presso il più celebre P. Poccianti. Dal Poccianti fu impiegato come aiuto nei lavori per "la nuova scala" in palazzo Pitti, voluta già dal granduca Ferdinando III in sostituzione della preesistente scala dell'Ammannati e che, dopo essere stata progettata agli inizi degli anni Venti, venne ultimata solo fra il 1840 e il 1848.
Il C. partecipò attivamente ai fermenti politici che verso la fine degli anni Quaranta investirono anche il granducato e in occasione della grande manifestazione che si tenne a Firenze il 12 sett. 1847 formulò, forse per incarico di F. Bartolommei, un progetto di ripartizione della piazza Pitti per accogliere i manifestanti che convennero nella città dalla Toscana e da altri Stati italiani per festeggiare l'istituzione della milizia civica concessa dal granduca (Firenze, Arch. stor. del Risorg., Doc. n. 40; il documento è attualmente disperso; di esso tuttavia rimane una precisa indicazione nell'inventario del fondo che ne indica anche la provenienza Bartolommei).
Nel 1849 il C. fu chiamato a tenere ad interim la cattedra di meccanica applicata del conservatorio di arti e mestieri, istituito presso l'Accademia di belle arti nel 1809 durante l'annessione della Toscana all'Impero francese (Firenze, Arch. dell'Acc. di belle arti, f. 1849). Dopo la successiva separazione del conservatorio dall'Accademia operata dal governo granducale e la sua trasformazione nel 1853 in istituto tecnico, il C. venne incaricato di tenervi le lezioni di geometria descrittiva e di meccanica (Maiorfi, 1892). Nell'anno 1857, in occasione della apertura effettiva dei corsi del nuovo istituto tecnico, il C. pubblicò a Firenze il volume La geometria delle curve applicata alle arti e alla industria, allo scopodi fornire un testo propedeutico di geometria, "ad uso delle scuole d'arti e mestieri, dei sotto ufficiali del genio e dell'artiglieria, dei capi officina e di manifatture, delle maestranze e degli artieri", che raccoglieva le lezioni tenute dal C. nel 1849-50 sulla geometria delle linee rette e del cerchio, e delle curve fondamentali per la teoria del movimento. Nel volume veniva così dedicato ampio spazio alle sezioni coniche (alla parabola, all'ellisse e all'iperbole, in particolare, "essendo fra tutte le curve quelle che godono di un maggior numero di proprietà e sono più feconde di applicazioni in ogni ramo di industria") e ad altre curve quali la cassinoide, la catenaria, la sinusoide e la concoide.
L'interesse manifestato dal C., nell'introduzione al citato volume, verso le industrie dei prodotti artistici divenne una dominante della sua attività negli anni successivi. Nel 1868 infatti, con il professor E. Bechi e l'ingegnere L. Trevellini, si fece promotore di un'iniziativa tendente alla fondazione di una o Scuola di disegno per ebanisti, intagliatori e legnaioli". L'iniziativa ottenne numerose adesioni nella città, dove appunto la produzione di manufatti artistici si era orientata verso la decorazione industriale, e grazie all'intervento del conte D. Finocchietti portò alla costituzione della Società per la Scuola preparatoria d'intaglio, in Firenze sotto la presidenza di C. Fenzi (La scuola fiorentina..., 1899). Nel 1869 s'iniziarono i primi corsi della nuova Scuola preparatoria d'intaglio ed altre arti professionali che, sotto la direzione didattica del C., costituì un significativo esempio di scuola professionale avente come fine non solo quello di "rendere più florida una delle più antiche e gentili arti italiane, quella cioè dell'intaglio in legno", ma anche quello di "completare l'educazione professionale delle officine" e delle maestranze impegnate nelle "arti industriali" aventi per base il disegno (Soc. per la Scuola preparatoria..., Relazioni..., 1870).
La scuola, che iniziò l'attività con quattro sezioni rispettivamente per intagliatori e incisori, per ebanisti e intarsiatori, per legnaioli e lavoranti di quadro, per modellatori e decoratori, ebbe numerosi premi ad importanti esposizioni internazionali e da essa nel 1880scaturi la Scuola professionale delle arti decorative e industriali di Firenze che, pochi anni dopo, ebbe il riconoscimento ufficiale conl'inserimento fra le scuole superiori d'arte applicata del Regno. Per l'attività prestata in qualità di promotore e di direttore della scuola nei primi anni di vita, il C. fu insignito, nel 1873, del cavalierato della Corona d'Italia (Soc. per la Scuola preparatoria, Relazioni..., 1874).
Verso la fine degli anni Settanta, nel momento più critico della parabola involutiva della fiorentina Accademia di belle arti, dal 1874 Istituto di belle arti, la gloriosa scuola di architettura, quasi a parziale riscatto per il suo progressivo allontanamento dall'impostazione tecnicista che era stata alla base della riforma settecentesca dell'Istituto artistico attuata da Pietro Leopoldo e che si era concretizzata nell'insegnamento di G. M. Paoletti, affidò a partire dall'anno accademico 1879-80 al C. un corso libero di meccanica e idraulica applicate all'architettura (Firenze, Arch. dell'Acc. di belle arti, f. 1880).
Il corso doveva servire nelle intenzioni dei professore a "promuovere ed iniziare un insegnamento che ora manca nelle nostre scuole, indispensabile quanto utile nel concetto e nella pratica dell'Arte alla quale si vogliono dedicare gli studiosi dell'architettura", e si sarebbe dovuto quindi incentrare sulla trattazione delle teorie fondamentali della meccanica e della idraulica e della loro applicazione "alla conoscenza dei materiali impiegati nelle costruzioni architettoniche, ed alla soluzione delle principali e più importanti questioni dell'Architettura tecnica". L'intento programmatico del C. si scontrò però con la impreparazione più assoluta degli allievi della scuola a recepire proficuamente "una istruzione scientifica superiore", e non solo non portò a risuscitare quella tradizione tecnicista inaugurata dal Paoletti un secolo prima, ma dovette ridimensionarsi a un ambito puramente propedeutico.
Il carattere propedeutico del corso è documentato dal volume Prolegomeni fisici-matematici di architettura, pubblicato a Firenze nel 1885, nel quale il C. raccolse i sunti delle lezioni tenute (Firenze, Biblioteca nazionale, lettere del C. a P. Barbera). Il volume rappresenta pertanto un importante documento dell'impegno culturale e didattico del C. e al tempo stesso dell'incapacità dell'Istituto di belle arti a recepire istanze tecniciste provenienti dalla scuola di architettura, istanze che trovarono la loro soddisfazione successivamente con la fondazione della Società toscana degli architetti e ingegneri.
La preparazione scientifica e l'impegno profuso con grandi energie nel campo dell'istruzione scientifica applicata alle arti portarono al C. numerosi riconoscimenti accademici: nel luglio del 1853 venne nominato socio corrispondente dell'Accademia economico-agraria dei Georgofili (Firenze, Arch. stor. dell'Acc. dei Georgofili, lettera a L. Ridolfi); nel 1870 divenne socio onorario del Collegio dei professori della R. Accademia di belle arti di Firenze (Firenze, Arch. dell'Acc. di belle arti, f. 1870).
In qualità di esperto d'idraulica, il C. venne interpellato per numerose perizie e pareri: nel 1875 per incarico del comune di Firenze si pronunciava assieme al padre F. Cecchi sul bilanciere idrovoro dell'ingegnere L. Gastaldon (Parere... sul bilanciere idrovoro, in A. Martinati, Il bilanciere idrovoro..., Firenze 1875); nel 1882 per conto dei Tribunale civile e correzionale di Firenze redasse due perizie in merito alla causa vertente fra il municipio fiorentino e privati circa presunti danni arrecati ad alcune proprietà da una diga di sbarramento realizzata sul fiume Sieve in prossimità del paese La Rufina (Perizie giudiciali..., Firenze 1882).
Dopo aver lasciato l'insegnamento attivo e dopo essersi ritirato a vivere nella tranquilla casa di campagna nei dintorni di Firenze, il C. morì il 13 sett. 1891.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell'Accad. di belle arti, filza Atti 1849, ins. 191; filza Atti 1870. ins. 64; filza Atti 1880, ins. 11; Ibid., Archivio storico dell'Accademia dei Georgofili, busta 31, n. 2955 (lettera del C. a L. Ridolfi del 23 luglio 1853); Ibid., Archivio storico del Risorgimento. Carte Fenzi, filza 73, ins. 3. lett. 95; filza 90, ins. 1, lett. 61-62; ins. 2, lett. 41 (lettere del C. a C. Fenzi); Ibid., ibid., Documenti, n. 40: N. Collignon, Idea di un piano di distribuzione per la Piazza Pitti (nell'occasione della festa nazionale da farsi a Firenze il 12 sett. 1847); Ibid., Bibl. naz. Carteggi vari 441.5: lettere di N. Collignon a P. Barbera in data 16 ott. 1885 e 26 ott. 1885; Società per la scuola preparatoria d'intaglio in Firenze, Relazioni del Consiglio dirigente alla Società nell'adunanza generale del 25 settembre 1870, Firenze 1870, Id., Relazioni... nell'adunanza generale del 24-9-'71, ibid. 1871; Id., Relazioni... nell'adunanza generale dell'8-9-'72, ibid. 1872; Id., Relazioni... nell'adunanza generale del 30-11-'74, ibid. s. d.; Ruolo degli Accademici, in Atti del Collegio dei Professori della R. Acc. di B. A. in Firenze. Anno 1886, Firenze 1887; M. Maiorfi, Commemor. del cav. Prof. N. C., in Atti del Collegio dei professori della R. Acc. di B. A. in Firenze. Anno 1891, ibid. 1892; La scuola fiorentina delle arti decorative e industriali, in Arte italiana decorativa e industriale, VIII (1899), pp. 53-57; A. Pippi, L'Istituto tecnico di Firenze. La sua storia, Firenze 1900, passim; Regesto degli operatori toscani, a cura di R. e V. Eusebi, in M. Dezzi Bardeschi, Le magnifiche sorti e progressive, Firenze 1972, ad vocem; C. Cresti, L'eredità di P. Poccianti nell'opera degli epigoni, in Pasquale Poccianti architetto 1774-1858... (cat.), Firenze 1974, p. 38 n. 9; C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, pp. 65 s.