NICCOLINI dei Sirigatti, Lapo
NICCOLINI dei Sirigatti, Lapo. – Nacque a Firenze nel 1356 da Giovanni di Lapo e da Bartolomea Bagnesi.
Il padre, mercante, uomo in vista della classe politica fiorentina, più volte chiamato a ricoprire uffici nell’esecutivo del governo, discendeva da una casata residente a Firenze da almeno sette generazioni (l’antenato Bonavia di Lucchese era stato tra gli Anziani del Comune nel 1253 e nel 1255).
Quarto di sette figli, venne emancipato dal padre il 17 maggio 1379. Nel 1384 prese in moglie Ermellina di messer Zanobi di Giovanni di Cione da Mezola, che gli portò in dote la somma di 700 fiorini d’oro. Alla morte del padre avvenuta nel luglio 1381, venne istituito erede con i due fratelli Niccolaio e Filippo. L’eredità fu divisa con un lodo nell’autunno del 1382: a Lapo toccarono alcuni poderi (tra cui quello più considerevole, in località ‘le Campora’ presso il Galluzzo, che al momento dell’acquisto, nel giugno 1379, il padre aveva fatto intestare a suo nome) e, in comproprietà con il fratello minore Filippo, una bottega di lana in via del Palagio e la casa nel popolo di S. Simone della quale solo successivamente riuscì a ottenere la piena proprietà con un lodo del settembre 1385. Due anni dopo la morte del padre, nell’agosto 1383, morì anche il fratello maggiore, Niccolaio, mentre si trovava fuori città nel contado di Faenza, in località Biforco.
La bottega di lana diede origine alla compagnia Lapo e Filippo Niccolini, come egli stesso rammenta nel Libro de fatti proprii (Archivio di Stato di Firenze, Carte Strozziane, II, 6; ed. con il titolo Il Libro degli affari propriidi casa di Lapo di Giovanni Niccolini de Sirigatti, a cura di Ch. Bec, Paris 1969), iniziato probabilmente in occasione dell’emancipazione e relativo agli anni tra il 1379 e il 1427 (un altro libro di ricordi privati, del quale non viene fornita la segnatura precisa, si conserva negli archivi della famiglia Niccolini; Niccolini da Camugliano, 1925, p. 1). Secondo la stessa fonte, furono molti gli acquisti di immobili con cui, negli anni della maturità, Niccolini, affiancato da un manipolo di notai di fiducia, ampliò i suoi possessi: si trattava di terreni che, secondo la tendenza alla ricomposizione del patrimonio in un unico blocco diffusa presso i suoi contemporanei, si collocavano preferibilmente nei pressi di quelli già posseduti per compera pregressa o per lascito testamentario.
Dopo la morte di Ermellina, si risposò, l’11 settembre 1401, con Caterina di Biagio di messer Giovanni Melanesi, già vedova di Antonio di Rinaldo Gianfigliazzi, che gli portò in dote la somma di 1000 fiorini d’oro.
Ai sette figli avuti dalla prima moglie tra il 1386 e il 1398 (Niccolaio, Lena, Luca Rinaldo, Giovanna Dorotea, Giovanni Domenico, Biagio Pagolo, Jacopo Miniato) se ne aggiunsero altri sei dal secondo matrimonio: Pagolo Giuliano, i gemelli Lorenzo Luca ed Ermellina, Bernardo Domenico, Ottobuono Battista Stefano, Battista Domenico.
Iscritto dalla fine del Trecento all’Arte della Lana (per la quale fu spesso chiamato a ricoprire incarichi tra il 1391 e il 1428) e già titolare di un’attività commerciale laniera insieme al fratello, nel 1401 impiegò una parte cospicua della dote ricevuta da Caterina nell’acquisto di un’altra bottega di lana nel popolo di S. Martino che gestì in collaborazione con Niccolò e Giovanni di Gentile degli Albizzi e con Piero di Bartolo. Insieme a Giannozo della Rena e Matteo di ser Orlandino, aveva inoltre un magazzino di vendita al dettaglio.
All’attività mercantile e imprenditoriale affiancò, in linea con una affermata tradizione familiare, una fiorente carriera negli uffici comunali: fu dei XII Buonuomini nel 1398, nel 1404 e nel 1429, gonfaloniere di Compagnia nel 1391 e nel 1403, priore nel 1389 e nel 1428, gonfaloniere di Giustizia per cinque volte tra il 1401 e il 1425. La sua presenza in campo politico coincise con alcune tra le tappe più significative della storia fiorentina del primo Quattrocento: nel 1401 fu tra coloro che persuasero Roberto di Baviera a muovere guerra a Visconti in difesa della città; pochi anni dopo in occasione della presa di Pisa con cui i fiorentini acquisivano il tanto agognato accesso al mare, entrò come vincitore nella città al fianco di un altro cittadino eminente, Gino Capponi; era nuovamente gonfaloniere, nel bimestre maggio-giugno 1421, quando alla sua presenza fu concluso con Genova l’acquisto di Livorno. Più volte chiamato in carica presso podesterie e vicariati del territorio, negli anni che seguirono la morte del re Ladislao, tra il 1414 e il 1422, è ricordato tra i «cittadini d’autorità» che, a Firenze, stavano «apresso a Niccolò da Uzzano» da Niccolò Machiavelli (Istorie fiorentine, IV, II ).
Nel frattempo, a fronte del successo pubblico, sul piano privato la sua vita veniva scandita, oltre che dai rapporti coi molti familiari principalmente per questioni relative a eredità e patrimoni in comune, dalle emancipazioni dei figli e dalle loro nozze: nel 1405 con una dote di 700 fiorini, 100 dei quali in donora, diede in moglie Lena, nata dal primo matrimonio, a Ugo di ser Teghiaio degli Altoviti; nel 1409 anche Nanna si sposava con Giovanni di Gentile di Vanni degli Albizzi con una dote di 1000 fiorini.
Gli ultimi anni della sua vita furono funestati da una serie di lutti: nel dicembre 1416 perse la madre Bartolomea; il 13 dicembre 1417 morì tragicamente il figlio Niccolaio, di appena 31 anni, ricordato come gran dissipatore di sostanze e fonte per lui di «assai fatiche», seguito, nel luglio seguente, dalla figlia Ermellina.
Morì il 24 dicembre 1430 a Vico Pisano dove si trovava in servizio come vicario.
Il suo corpo, trasportato a Firenze, fu sepolto tre giorni dopo nella tomba di famiglia nel monastero francescano di S. Croce.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte della lana 34, cc. 3r, 4rv, 5r, 6r, 7v, 9r, 10r, 12v, 13r, 14r, 15rv, 16v, 17rv, 18v, 19r, 22rv, 26v, 35v; Catasto 73, c. 141 e s.; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Niccolini, Firenze 1870; G. Niccolini da Camugliano, Libri di ricordanze dei Niccolini, in Rivista delle biblioteche e degli archivi, II (1924), 2, pp. 88-91; Id., A medieval Florentine, his family and his possessions, in The American historical review, XXXI (1925), 1, pp. 1-19; Id., The chronichles of a Florentine family, London 1953, pp. 105-127; Ch. Klapisch Zuber, L’invention du passé familial à Florence (XIVe-XVe s.), in Actes des congrès de la Société des historiens médiévistes ..., Aix-en-Provence 1982, pp. 95-118; L. Pandimiglio, Casa e famiglia a Firenze nel basso Medio Evo, in La cultura, XXIII (1985), 2, pp. 304-327; A. Moroni, L’Archivio privato della famiglia Niccolini di Camugliano,in Archivio storico italiano, CLVIII (2000), 2, pp. 307-348; Id., Ricordanze, genealogie e identità storica della famiglia Niccolini di Firenze, ibid., CLX (2002), 2, pp. 269-320.