BARBARIGO, Niccolò
Figlio di Tommaso, fu attivo in Venezia nei decenni di mezzo del sec. XIV.
Dovendosi fondare quasi esclusivamente sulle notizie date dal Priuli, la biografia di questo uomo politico e capitano veneto è estremamente dubbia, e anche i pochi documenti rimasti lasciano talora perplessi. Ad esempio, una delibera del Consiglio dei Rogadi del 27 marzo 1333 cita un Niccolò Barbarigo capo della Quarantia. Sapendo che il B. muore dopo il 1382, è difficile pensare, anche se si pone la sua nascita verso la fine del Duecento, che a poco più di 30 anni egli già fosse capo di una magistratura così importante e composta di uomini anziani. Non disturba invece (anche se rimane il pericolo dell'omonimia) che un N. Barbarigo appaia in un documento del 27 nov. 1333 come mallevadore di una delle sette galere che Marino Cappello offriva di armare per una spedizione in Fiandra. Non è certamente questi, e neppure il Niccolò Barbarigo di Niccolò, l'omonimo che compare come figlio di un congiurato del tempo di Marin Faliero in un atto del 1391.
Notizia sicura è la partecipazione attiva del B. alla guerra di Zara fomentata dal re d'Ungheria nel 1346. Di lui e di Marin Faliero una cronaca contemporanea ai fatti ebbe a dire: "in agendis o=ibus et victoriis obtentis virtutem et probitatem suam valde et commendabiliter ostenderunt". Dopo questa impresa, che permetteva a Venezia di salvare il golfo dalle pressioni ungare, il B. sarebbe rimasto nell'Istria come capitano. Nel 1350 sarebbe stato uno degli aggiunti ai pregadi per trattar la pace col re d'Ungheria. La sua figura si perde di vista nel decennio seguente e nulla si può dire della sua attività politica o militare durante il tempestoso periodo delle lotte con Genova e della congiura di Marin Faliero che sconvolse il patriziato veneto. Egli dovette essere immune da ogni sospetto perché nel 1356 fu uno dei 41 elettori del doge Giovanni Dolfin e nel 1360 fu mandato bailo a Cipro ed eletto consigliere in Venezia. Il 13 marzo 13 63 il suo nome appare tra i testimoni di un atto stipulato in Venezia per la proroga quinquennale della tregua tra la Signoria e l'imperatore Gìovanni Paleologo. In seguito ebbe altri incarichi: nel 1367 fu nominato avogadore di Comun, e l'anno successivo fu uno dei due ambasciatori che raggiunsero in Friuli l'imperatore Carlo IV sceso in Italia contro il signore di Milano, e che lo accompagnarono poi fino ai confini. Eletto nel 1369 tra i cinque savi grandi per le guerre d'Istria, partecipò nel 1368 all'elezione del doge Andrea Contarini e nel 1382 del doge Antonio Venier. Nel corso della vacanza ducale fu anzi uno dei cinque correttori della "promissio". Vuol dire che, malgrado gli anni, era ancora in piena attività politica. Dopo di che cessano le notizie su di lui.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti..., I, ff. 26-27; Cronicha jadratina seu historia obsidionis 31 aderae, tradotta da I. Morelli, in Monumenti veneziani di varia letteratura, Venezia 1796, pp. XV, XXIII; Monumenta sPectantia historiam Slavorum Meridionalium, II, a cura di S. Liubié, Zagrabiae-Zagreb 1870, pp. 350 s.; Diplomatarium veneto-levantinum...,1351-1454, pars II, Venetiis 1899, p. 92; F. Thiriet, Régestes des délibérations du sénat de Venise concernant la Romanie,1, 1329-1399, Paris 1958, doc. 190; Le deliberazioni del Consiglio dei Rogati (Senato). Serie "Mix torum", II, Venezia 1961, a cura di R. Cessi-M. Brunetti, docc. 5, 288; M. Sanuto, Vitae Ducum Venetorum,in Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, coll. 642, 668, 749; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane..., IV, Venezia 1834, p. 607; S. Mitis, La Dalmazia ai tempi di Lodovico il Grande, in Annuario dalmatico, IV (1887), p. 33; V. Lazzarini, Marino Faliero. Avanti il dogado. La congiura. Appendici, Firenze 1963, pp. 35 s., 113, 224.