BARBO, Niccolò
Figlio di Piero e di Chiara Bocco, napque a Venezia circa il 1420. Presentatosi nel 1438 per l'anunissione a sorte nel Maggior Consiglio, lo si ritrova come avvocato "per omnes curias" nel 1441 e come avvocato "super datio vini" nel 1444; quindi come capo della Quarantia. Savio agli Ordini nel 1449 e giudice al Piovego nell'anno seguente, aveva già in precedenza partecipato alla vita pubblica venendo incaricato di missioni ad Alessandria nel 1440 e presso i conti di Segna nel 1448. Dal 1450 al 1453 fu visdomino a Ferrara; nel 1453 sposò Pellegrina Franceschi, dalla quale ebbe tre figli: Marino, Pietro e Girolamo .
Morì nel 1462; Maffeo Valaresso diresse una consolatoria al fratello Giovanni.
Aveva studiato sotto Giorgio da Trebisonda e Paolo della Pergola e fu uomo di lettere, come attestano le sue relazioni con Francesco Barbaro, Antonio Beccadelli, Flavio Biondo, Andrea Contrario, Guarino Guarini, Isotta Nogarola, Tommaso Pontano e Maffeo Valaresso. Restano di lui una Oratio in laudem nobilissimi viri Francisci Contareni, pronunziata a Padova il 27 maggio 1442, e un breve, ma interessante epistolario, composto di undici lettere, appartenenti agli anni 1438-1452 (cfr. Segarizzi, pp. 44-47). Di esse particolarmente ampia è quella da lui inviata il 24 nov. 1439 a Tommaso Pontano, con la quale il B. intese controbattere le volgari accuse che un anonimo veronese aveva rivolto alla letterata Isotta Nogarola in una invettiva latina (cfr. Segarizzi, pp. 47-54). Assieme a Lauro Querini e a Francesco Contarini, il B. rispose anche a Poggio, che aveva offeso il patriziato veneziano nel suo De nobilitate, collaborando coi due amici alla redazione della nota Epistola nobilium virorum patritiorum ad Petrum Thomasium Physicum postulantium iudicium in causa Poiani dialogi positi in controversia de nobilitate (1440 circa). Il Cicogna gli attribuisce anche un sermone m lode di s. Romualdo (cod. Marciano lat., CI. XIV, 295),il quale però quasi certamente deve assegnarsi a Marco Barbo vescovo di Treviso.
L'epistolario è contenuto nei codd. Marc. lat., CI. XIV, 256 e 257; l'Epistola nobilium virorum fu edita in G. B. Contarini, Anecdota Veneta,Venetiis 1757, pp. 65 ss.; l'orazione in lode di Francesco Contarini è nei codd. Marc. lat., CI. XIV, 257, Ambros. D. 93 sup.e Palat. Viennese, 3330.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 319; M. Foscarini, Della letteratura veneziana, Padova 1854, pp. 50, 243; E. A.Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane,VI'Venezia 1853, pp. 101-104; P.Litta, Famiglie celebri italiane. Barbo, tav. II; A.Segarizzi, N. B. patrizio veneziano del sec. XV e le accuse contro Isotta Nogarola, in Giorn. stor. d. letteratura ital.,XLIII (1904), pp. 39-54.