BORGHESE, Niccolò
Nacque a Siena intorno al 1490 dal giureconsulto Bernardino di Niccolò e da una Pantasilea, non meglio identificata; apparteneva a una delle più illustri famiglie della città, ascritta alla fazione magnatizia del monte dei Nove, e sempre tra le protagoniste della vita senese. Sebbene non si abbiano che notizie assai tarde sulla partecipazione del B. alle vicende politiche della sua città, egli dovette mantenere stretti rapporti di collaborazione con il cardinale Raffaele Petrucci, signore di fatto di Siena dal 1515 al 1522, poiché nel 1521 la Repubblica gli faceva dono del castello di Montalceto, località importante soprattutto per le acque termali di cui si faceva grande uso in Siena: si ignora, tuttavia, quali pubbliche o private benemerenze spingessero il cardinale Petrucci a questa elargizione.
Anche un episodio di qualche anno successivo sembra suggerire un qualche impegno politico del Borghese. Il 25 sett. 1525, infatti, un Borghese di Alessandro Borghese acquistava in Siena dal concittadino Francesco di Alessandro Ciglioni un "albergo" del valore di 640 fiorini, ma l'anno successivo, il 1º marzo, lo stesso Borghese Borghese dichiarava davanti a un notaio di aver compiuto tale acquisto per conto di Niccolò Borghese. Da ciò pare possibile dedurre che il B. si fosse in qualche modo compromesso personalmente durante il periodo di supremazia cittadina dei Noveschi, nei primi mesi del 1525, e che perciò ritenesse di dover mantenere un prudente riserbo anche nelle operazioni commerciali, dopo la definitiva vittoria dell'opposta fazione del monte del Popolo, nel luglio dello stesso anno; calmatesi apparentemente le acque, il B. avrebbe poi potuto riprendere pubblicamente la propria attività.
Si tornano ad avere notizie del B. con una lacuna di oltre un decennio e si tratta ancora di una permuta di immobili: con un breve dettato da Roma il 9 dic. 1536, il cardinale camerlengo Antonio Pucci dava infatti licenza a un Claudio di Buoncompagno, rettore della chiesa di S. Maria di Pana, nella diocesi di Siena, di permutare "alcuni beni spettanti a quella chiesa", del valore di 100 ducati d'oro di Camera, "con altrettanti beni di Niccolò di Bernardino Borghesi" (Morandi, p. 67).
Le successive notizie sul B. sono relative al periodo della guerra di Siena: secondo l'Ugurgieri Azzolini egli sarebbe stato già designato nel 1550 tra gli ambasciatori delegati a portare all'imperatore le proteste della città contro la decisione di Carlo V di costruire in Siena una fortezza per la guarnigione spagnola, una misura che evidentemente ledeva le residue pretese di autonomia dell'oligarchia senese. La notizia non ha tuttavia conferma.
Più sicura è invece, due anni dopo, la missione del B. alla corte di Francia. Dopo la liberazione di Siena dall'occupazione spagnola ad opera dell'esercito francese, il 14 ag. 1552 il Senato senese lo elesse, quale rappresentante del monte dei Nove, nella solenne ambasceria nella quale erano rappresentati anche gli altri partiti cittadini, a testimoniare l'unanimità della popolazione senese in quella circostanza, nella persona del vescovo e illustre letterato Claudio Tolomei e in quelle di altri due protagonisti delle vicende senesi di quel periodo, Enea Piccolomini e Giulio Vieri. Compito dei quattro oratori era di recarsi a Parigi per ringraziare Enrico II dell'intervento liberatore e per chiederne la protezione anche per il futuro, in vista di un tentativo di occupazione da parte degli Imperiali e dei Fiorentini che si aveva ragione di prevedere a breve scadenza. L'importanza dell'ambasceria e insieme i nomi degli influenti personaggi che ne fecero parte insieme con lui sottolineano il prestigio di cui il B. doveva godere allora presso i propri concittadini.
Il B. partì da Siena il 28 settembre, insieme con il Tolomei, mentre il Vieri si unì a loro a Ferrara e il Piccolomini li precedette addirittura a Parigi. Arrivato alla corte francese il 25 novembre, il B., appena assolto al suo compito, fece subito ritorno a Siena insieme con il Vieri e con il Piccolomini, mentre il Tolomei rimaneva presso Enrico II in qualità di ambasciatore permanente.
L'ultima notizia relativa al B. è del 13 luglio 1563, quando Siena era ormai da tempo integrata nello Stato mediceo. In quella data la Balia gli chiedeva di restaurare i bagni di Montalceto, "per la malignità de' tempi venuti a cattivo essere... in maniera che ciascuno ogni anno possi godere de la rara virtù e bontà di detti bagni", ordinando tuttavia nel contempo che i frequentatori delle terme pagassero "alli agenti del detto magnifico Niccolò, e suoi successori, soldi uno per bagnature eccetto però e miserabili, li quali in tutto si intendino liberi ed esenti da tali gravezze" (Morandi, p. 70).
Il B. aveva sposato una Aurelia Tolomei, dalla quale ebbe Claudio, che fu letterato di qualche nome e vescovo di Grosseto. Non si hanno altre notizie del B. e non è nota nenuneno la data della morte.
Fonti e Bibl.: I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, II, V. 52; L. Romier, Les origines polit. des guerres de religion, I, Paris 1913, pp. 4, 325-327, 342 s.; R. Cantagalli, La guerra di Siena, Siena 1962, p. 38; U. Morandi, Le pergamene Borghesi conserv. nell'arch. privato Sergardi-Biringucci, in Rass. degli Archivi di Stato, XXV (1965), pp. 67 s., 70.