CAPOCCI, Niccolò
Nato verso la fine del sec. XIII, appartenne al ramo romano della famiglia Capocci dei Monti, legata ai Colonna; in giovane età intraprese la carriera ecclesiastica al seguito del cardinal Pietro Colonna (morto nel 1326), suo zio, che lo accolse presso di sé in qualità di familare.
Il cardinale aveva avuto un ruolo importante nel conclave che elesse Giovanni XXII (1316) e non aveva aderito che all'ultimo alla sua candidatura. Il nuovo pontefice era quindi costretto ad avere dei riguardi nei suoi confronti (cfr. Mollat, L'élection du pape Jean XXII): egli concesse infatti numerosi benefici ai suoi parenti e cappellani. Fin dal settembre dell'anno 1316 il C. aveva avuto in beneficio i canonicati di St.-Germain a Mons (Belgio), Cassel (Francia settentrionale), Magonza, S. Maria Maggiore a Roma, Verdun. Negli anni seguenti, dal momento che il cardinal Colonna godeva di largo credito presso Lodovico il Bavaro, il papa continuò a prodigargli favori: il C. ricevette nel 1322 un canonicato a Lincoln, le prepositure di Saint-Omer (Pas-de-Calais) e di S. Maddalena di Verdun, un rettorato nella diocesi di Elne, la cappellania di Campione nella Francia settentrionale (Lettres communes des Jean XXII, nn. 439, 636, 9022, 10405, 10779, 11941, 13380, 14968 s., 15099 s., 15977). Inoltre il 5 sett. 1320 veniva dispensato dalla residenza, dal soggiorno alla corte o in una università ed era autorizzato infine a non ricevere il sacerdozio.
Il 10 genn. 1337 Benedetto XII affidò al C. la sua prima missione diplomatica (Riezler, Vatikanische Akten, nn.1857 s.), inviandolo in Germania, insieme con Guigues de Saint-Germain, cappellano pontificio, per porre fine al conflitto che turbava la Chiesa di Magonza, dove possedeva un beneficio.
Il problema rimontava al 1324, quando Giovanni XXII aveva lanciato contro Lodovico il Bavaro una bolla di deposizione che era stata promulgata a Magonza da Mattia di Buchegg, titolare della sede, contro il parere del suo capitolo. Nel 1328, alla morte del prelato, il capitolo rifiutò di accettare l'eletto del papa, Enrico di Virnemburgo, e chiese di amministrare provvisoriamente la diocesi all'arcivescovo di Treviri, Baldovino di Lussemburgo, che si era rifiutato di promulgare a Treviri la bolla del 1324 (cfr. Dominicus, Baldewin von Lützelburg; G. Allemang, Baudouin... archevêque de Trèves, in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, Paris 1932, coll. 1423 s.).
Il 18 marzo 1337 i due inviati pontifici erano a Treviri, ma venivano richiamati il 10 agosto e si trovavano ad Avignone in novembre. Le trattative non giunsero immediatamente a un risultato tangibile; esse dovevano però riprendere in seguito, e giungere ad una conclusione nel 1346.
Il C. ebbe un ruolo anche nella lotta tra l'Impero e il Papato negoziando la riconciliazione di Giovanni Colonna canonico di S. Giovanni in Laterano dal 1325, che era stato uno dei grandi sostenitori dell'antipapa Niccolò V, con Giovanni XXII: il Colonna si recò alla corte di Avignone per ritrattare solennemente i suoi errori. Tale azione diplomatica fu ricompensata il 10 genn. 1341 con la concessione al C. del vescovato di Utrecht, vacante in seguito alla morte di Giovanni III van Diest, cui egli però rinunciò in pubblico concistoro. Sette anni più tardi, il 13 giugno 1348, ricevette la sede di Urgel (Lettres communes de Benoît XII, II, n. 8400 e p. 433; Eubel, p. 510), dove successe a Pierre de Narbonne, dopo una lunga vacanza. Il 17 dic. 1350 il C. fu elevato alla porpora da Clemente VI, con il titolo di S. Vitale; il cardinale d'Urgel (questo è il nome con cui fu comunemente chiamato) fece il suo ingresso in Curia il 3 febbr. 1351.
Qualche anno dopo, nel 1356, Innocenzo VI affidò al C. una delle più importanti missioni diplomatiche pontificie del sec. XIV: la mediazione della cessazione delle ostilità tra Francia e Inghilterra proprio alla vigilia di un riacutizzarsi della lotta (cfr. Guillemain, Les tentatives pontificales de médiation...).
In effetti nel 1354, grazie all'intervento di Innocenzo VI, erano stati firmati a Guines dei preliminari di pace, che però non avevano portato che a una tregua. Essendo questa terminata nel 1355, il principe di Galles aveva invaso l'Armagnac e la Linguadoca arrivando fino al Mediterraneo: si poteva quindi prevedere nel 1356 uno scontro risolutivo. Il pontefice sperava di prevenirlo grazie alla riconoscenza che il re d'Inghilterra doveva alla S. Sede: dal 1337 al 1341 Benedetto XII infatti aveva impedito al re di Francia di debellare Edoardo III, allora in una posizione difficile, e aveva fatto pressioni su di lui perché revocasse la confisca della Guienna. Il 4 maggio del 1356 Innocenzo VI scrisse al principe di Galles, chiedendogli di non iniziare le ostilità contro la Francia e annunciandogli che avrebbe richiesto anche a Giovanni d'Armagnac, luogotenente del re di Francia nel Mezzogiorno, di non intraprendere nessuna azione contro i territori inglesi; con la stessa lettera lo avvisava che gli avrebbe inviato due legati: i cardinali Talleyrand de Périgord e il Capocci. Il primo conosceva perfettamente la regione, essendone originario, ma era francese e legato a una famiglia che combatteva attivamente contro la monarchia inglese: agli inizi del 1356 aveva anche fatto intervenire il papa per cercare di impedire che Périgueux cadesse nelle mani degli Inglesi. La presenza al suo fianco del C. era dunque una garanzia necessaria di imparzialità. Il 16 maggio Innocenzo VI tentò un passo presso l'imperatore Carlo IV, che doveva recarsi alla Dieta di Metz: sperava che egli avrebbe potuto incontrarvi i due legati e trovare con loro i termini di mediazione. Il 20 giugno inviava delle lettere ai re di Francia e d'Inghilterra, e contemporaneamente scriveva a ventinove influenti personaggi inglesi e francesi.
I legati presero anzitutto contatto con i re di Francia e d'Inghilterra. Giovanni il Buono propendeva per la pace, ed Edoardo III accettò di negoziare. Gli inviati pontifici si recarono allora sul teatro dei combattimenti, in modo di prevenire la battaglia che si annunciava. Ma a questo punto sorse un dissenso sul metodo da seguire e, il 12 settembre, il cardinale di Périgord si presentò solo dinanzi al principe di Galles a Montbazon in Turenna. Il suo intervento, come pure due nuovi tentativi, il 18 e il 19 dello stesso mese, non riuscirono a impedire la battaglia di Poitiers, nel corso della quale Giovanni il Buono fu catturato e condotto prigioniero a Bordeaux.
Avendo Innocenzo VI deciso di riallacciare le trattative, i suoi legati ricevettero l'ordine di recarsi nella capitale della Guienna. Il 1º marzo 1357 il papa inviò una vibrante esortazione, che conteneva un leggero biasimo nei confronti del cardinale di Périgord, di cui il C. si era lamentato e che non informava sufficientemente Avignone dello svolgersi degli avvenimenti. Il 23 marzo gli inviati pontifici riuscirono a far concludere una tregua di due anni. Essendosi il principe di Galles trasferito in Inghilterra col prigioniero re di Francia, i legati ricevettero l'ordine di seguirli; a loro fu aggregato il cardinale Pierre de la Forêt, già cancelliere di Giovanni II e arcivescovo di Rouen. I legati furono ricevuti a Westminster alla fine di giugno (o, secondo altri, all'inizio di settembre) con gran fasto; essi ebbero un'influenza determinante nella conclusione del trattato di Londra (24 marzo 1359), col quale ambedue le parti facevano delle grandi concessioni. Ma il trattato non fu accettato né in Francia né in Inghilterra, e, in quest'ultimo paese, i legati divennero pertanto impopolari. La loro mediazione poté tuttavia metter fine alla guerra che opponeva l'Inghilterra alla Scozia.
In seguito al fallimento del trattato di Londra, Innocenzo VI fece tornare sul continente il C. e il cardinale di Périgord (30 ag. 1358). Essi dovevano tentare di riconciliare il reggente di Francia, il futuro Carlo V, con Carlo il Malvagio, re di Navarra. A tal fine accordò loro la potestà di sciogliere tutti i patti o trattati suscettibili di intralciare la loro missione, nonché quello di scomunicare tutti i perturbatori della pace, fossero anche dei vescovi. Il 13 dicembre i due cardinali erano a Parigi. Il 25 dicembre il papa inviava loro delle nuove istruzioni, accompagnate da lettere di presentazione per il reggente, e anche per Carlo il Malvagio, allora a Meulan. I prelati incontrarono i due principi e Bianca, sorella del re di Navarra, ma non poterono ottenere alcun riavvicinamento. Dovettero quindi rientrare ad Avignone. Sulla via del ritorno la loro scorta fu attaccata da alcuni banditi e dodici persone furono uccise.
In seguito a queste missioni, nel 1361 il papa concesse al C. il vescovato di Tuscolo. Si distinse da allora alla corte pontificia per le sue opere caritatevoli: destinò infatti ai poveri di Avignone una parte delle sue sostanze; a Perugia fondò il collegio di S. Sofia (L. Bonazzi, Storia diPerugia dalle origini al 1860, I, Perugia 1875. pp. 608 s.); fu infine incaricato da Urbano V di ricevere le suppliche dei poveri chierici. Nel primo anno di pontificato, il C. iscrisse sul suo registro 925 suppliche, di cui soltanto 128 francesi, dal che si dedusse che questi preferivano indirizzare le loro suppliche a prelati della propria nazione. D'altra parte la "familia" del cardinale comprendeva essenzialmente italiani e spagnoli (cfr. Guillemain, La cour pontificale d'Avignon..., pp. 259, 525, 527, 529).
Nel 1367 il C. accompagnò Urbano V nel suo viaggio in Italia e qui morì, a Montefiascone, il 26 luglio 1368.
Fonti e Bibl.: Lettres communes de Jean XXII, a cura di G. Mollat, Paris 1904-1910, nn. 439, 636, 9012, 10405, 10779, 11941, 12307, 12309, 13380, 14968 s., 15099 s., 15977; Lettres communes de Benoît XII, a cura di J. M. Vidal, II, Paris 1904, n. 8400 e p. 433; Benoît XII, Lettres closeset patentes et curiales se rapportant à la France, a cura di G. Daumet, Paris 1920, p. LXXIX; Id., Lettres closes et patentes intéressant les pays autres que la France, a cura di J. M. Vidal-G. Mollat, Paris 1950, col. 46; Clément VI, Lettres closes,patentes et curiales se rapportant à la France, a cura di E. Deprez-J. Glénisson-G. Mollat, Paris 1901-61, p. 72; Id., Lettres closes,patentes et curiales intéressant les pays autres que la France, a cura di E. Deprez-G. Mollat, Paris 1960, p. 52; Lettres secrètes et curiales du pape Urbain V se rapportant à la France, a cura di P. Lecacheux-G. Mollat, Paris 1902, col. 80;Jean XXII, Lettres, a cura di A. Fayen, I, Rome 1908, p. 628; II, ibid. 1912, p. 805;Benoît XII, Lettres, a cura di A. Fierens, Rome 1910, p. 479; Suppliques da Clement VI, a cura di U. Berlière, Rome 1906, p. 749; Suppliques d'Innocent VI, a cura di U. Berlière, Rome 1911, p. 799; Suppliques d'Urbain V, a cura di A. Fierens, Rome 1914, p. 874; Lettres d'Urbain V, a cura di A. Fierens-C. Tihon, I, Roma 1928, p. 1010;II, a cura di C. Tihon, ibid. 1932, p. 473; Vatikan. Akten zur deutschen Gesch. in der Zeit Kaiser Ludwigs des Bayern, a cura di S. Riezler, Innsbruck 1891, nn. 1857 s., 1860, 1869 s., 1875, 1881, 1895; Nova Alemanniae, a cura di A. Stengel, I, Berlin 1921, nn. 431, 433-445, 449, 453, 455 e pp. 280, 303, 353; U. Berlière, Les collectoreries pontif. dans les anciens diocèses de Cambrai,Thérouanne et Tournai au XIVe siècle, Rome 1929, p. 755; Die Einnahmen der Apostol. Kammer unter Klemens VI, a cura di L. Mohler, Paderborn 1931, p. 707; Die Einnahmen der Apostol. Kammer unter Innocenz IV., a cura di H. Hoberg, I, Paderborn 1955, p. 472;A. Ciacconio-A. Oldoino, Vitae et res gestae potificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, II, Romae 1677, coll. 510 s.; Th. Rymer, Foedera,conventiones..., La Haye 1739-1740, passim; A. Dominicus, Baldewin von Lützelburg, Koblenz 1862, passim; I. Moisant, Le Prince Noir en Aquitaine, Paris 1895, pp. 45 s., 56, 62, 66, 233-253; H. Denifle, La désolation des églises,monastères et hôpitaux en France pendant la guerre de Cent ans, I, Paris 1899, pp. 112 s., 121, 125 ss., 141 s., 146-150, 317 s.; R. Delachenal, Histoire de Charles V, Paris 1909, I, pp. 203 s., 224-227, 307; II, pp. 47 e n. 1, 48 s., 55, 72 n. 3, 76 n. 1, 106 n. s., 119 ss., 380, 390; G. Mollat, Innocent VI et les tentatives da paix entro la France et l'Angleterre, in Revue d'histoire ecclésiastique, X (1909), pp. 729-743;Id., L'élection du pape Jean XXII, in Revue d'hist. de l'Eglise de France, I (1910) pp. 34-49, 147-166; E. Baluze, Vitae paparum Avenionensium, a cura di G. Mollat, Paris 1927, I, pp. 409-411; A. Hauck, Kirchengesch. Deutschlands, V, Leipzig 1929, passim; P. Chaplain, Règlement des conflits internationaux franco-anglais au XIVe s. (1292-1377), in Le Moyen Age, LVII (1954), pp. 269-302;B. Guillemain, Les tentatives pontificales de médiation dans le litige franco-anglais en Guyenne au XIVe s., in Bull. philologique et histor. du Comité da travaux historiques et scientifiques, 1958, pp. 423-432; A. Pélissier, Innocent VI le réformateur,deuxième pape limousin (1352-1362), Tulle 1961, pp. 155-173;G. Mollat, Les papes d'Avignon,1305-1378, Paris 1964, pp. 434 s.; B. Guillemain, La cour pontif. d'Avignon 1309-1376. Etude d'une société, Paris 1966, pp. 186 n., 191 n., 208 n., 230, 233, 247, 259, 368 n., 525, 527, 529, 531; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 510; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XI, coll. 872 s.