CAPPONI, Niccolò
Nato l'8 giugno 1416 da Giovanni di Mico, detto "il Grasso", e da Maddalena di Zanobi degli Alberti, ereditò dal padre non solo la considerevole ricchezza, ma anche il prestigio politico e l'attaccamento alla causa medicea. A ventott'anni il C., il quale aveva già avuto il suo primo incarico politico nell'amministrazione fiscale in qualità di camerario del Comune (1443), passò lo scrutinio per il priorato; fu poi priore per la prima volta nel 1447, in età insolitamente giovane. Due anni dopo fu podestà di Vicchio in Val di Sieve; nel 1450 fu per un breve periodo provveditore delle Condotte, e nel 1456, per la prima volta, ufficiale della Zecca, carica che poi ricoprì almeno in due altre occasioni (1466 e 1473).
La principale attività del C. fu quella di banchiere, e il Dei lo descrive come uno dei più ricchi cittadini di Firenze; inoltre, agli inizi del decennio 1460-70, possedeva due botteghe d'arte della lana - di cui una in società con Donato Velluti - e nel 1469 aveva una filiale a Pisa, diretta da suo figlio Mico e da Francesco Panciatichi. Tuttavia una stima precisa della sua ricchezza si rivela difficile, data l'abilità del C. nell'esagerare le perdite nelle dichiarazioni dei redditi: egli spesso dava ufficialmente l'impressione di essere in difficoltà finanziarie che non sono altrimenti testimoniate. Il C. soffrì certo reali perdite nel 1464, quando fallì uno dei suoi soci, Lorenzo Ilarione; ma nel 1480 egli era, dopo Gino di Neri, il membro più ricco della famiglia, e contribuì con forti somme alla guerra che seguì la congiura dei Pazzi.
Dal 1458 fino alla morte il C. fu membro di tutte le Balie medicee; in quell'anno fu nominato capitano a Pisa, due anni dopo a Cortona. Nel marzo 1465 divenne gonfaloniere di giustizia e fu così a capo della Signoria che accolse Federico d'Aragona, di passaggio a Firenze mentre si recava a Milano per ricevere la promessa sposa di suo fratello; fu il C. a dirigere i grandi festeggiamenti che celebrarono l'avvenimento. Nel 1474 fu podestà a Pistoia. La crisi della guerra dei Pazzi lo portò alla ribalta come uomo politico: le sue contribuzioni ai prestiti forzosi con cui la guerra venne finanziata gli dettero una posizione di primo piano nell'oligarchia medicea. Nel 1479 fu accoppiatore, nel 1480 fece parte di quel gruppo di trenta scelti sostenitori del regime che formò il nucleo del Consiglio dei settanta. Nel corso dei dieci anni seguenti appartenne tre volte alla nuova commissione degli Otto di pratica, e tre volte ai Dieci di guerra. In questi anni fu anche due volte fra gli ufficiali del Monte. Nel 1482, inoltre, fu nuovamente capitano di Pisa, e nel 1489, vicario di Val d'Elsa.
Il C. morì il 22 apr. 1491.
Sposò Selvaggia di Bernardo Ridolfi ed ebbe nove figli, di cui quattro ebbero qualche importanza nella vita politica fiorentina: Francesco fu gonfaloniere di giustizia nel 1518, dopo aver passato molti anni in Francia come mercante; Girolamo fu gonfaloniere nel 1522; Mico e Giovanni furono priori negli anni che vanno dal 1480 al 1490. Di una figlia, Nanna, sappiamo che sposò Pietro Alemanni, autorevole esponente del partito mediceo.
Il C. ebbe casa accanto al famoso cugino Neri di Gino, nel quartiere di S. Spirito, in un palazzo che comprò tra il 1440 e il 1450; possedeva estese proprietà in città e nel contado. Tra il 1470 e il 1480 fece erigere a sue spese una cappella nella nuova chiesa di S. Spirito, una delle quattro che i Capponi avevano nella loro chiesa parrocchiale, e fu frequentemente operaio della chiesa. Un busto di terracotta, ritenuto ritratto del C., è nel Victoria and Albert Museum di Londra.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Manoscritti, 119:B. Dei, Cronaca, f. 34; G. Cambi, Istorie, in Delizie degli erud. toscani, XX(1786), pp. 259, 391; B. Machiavelli, Libro di ricordi, a cura di C. Olschki, Firenze 1954, p. 35; S. Ammirato, Istorie fiorentine, III, Firenze 1641, pp. 93, 152, 167, 177; R. De Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank, Cambridge, Mass., 1963, pp. 359 s.; J. Pope-Hennessy, Catal. of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Museum, London 1964, pp. 210 s.; N. Rubinstein, The Government of Florence under the Medici, 1434-94, Oxford 1966, pp. 241, 286, 294, 309; F. W. Kent, Ottimati Families in Florentine Politics and Society, 1427-1530, università di Londra, tesi di laurea, anno acc. 1971, pp. 374 s., 428, 542; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Capponi, tav. III.