CODAZZI, Niccolò (Nicola)
Figlio di Viviarno e di Candida Miranda, nacque a Napoli nel 1642. Non era a Roma quando i genitori vi ritornarono nel 1667, ma vi era nel 1675, anno in cui allestiva un addobbo per la chiesa di S. Macuto (A. Bertolotti, Artisti svizzeri in Roma, Bellinzona 1886, pp. 43 s.) e dipingeva nel piano nobile di palazzo Altieri al Gesù (A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma s. d., ad Indicem, s. v. Viviani N.). Si recò più tardi in Francia, forse sostando in Provenza, ad Aix, e collaborandovi con N. Pinson, come suggerisce la Brunetti (1956), e poi spostandosi a Parigi. Qui operò, e dovette raggiungere una qualche notorietà, se con l'aiuto del Lebrun venne accettato all'Académie Royale nel 1682 (A. de Montaiglon, Procès-verbaux de la Acad. ..., II, Paris 1878, p. 195). È probabilmente lui il "Sr Viviani", pittore italiano, al quale negli anni 1681 e 1682 furono pagati quattro grandi quadri d'architettura dipinti in collaborazione con R.-A. Houasse per lo scalone della regina a Versailles (J. Guiffrey, Comptes des Bâtiments du Roi..., II, Paris 1887, pp. 12, 174); due di essi, probabilmente gli unici eseguiti, sono stati identificati da A. M. Schnapper (Colonna et la "quadratura" en France à l'époque de Louis XIV, in Bull. de la Soc. de l'hist. de l'art français, 1966-1967, pp. 79-81) in due tele dei depositi del Louvre (inv. 8970 e 8971), rappresentanti due colonnati con figure, fiori e animali.
Intorno al 1682 ritornò in Italia, e suoi quadri erano menzionati a Napoli nella collezione del principe di Galatro nel 1688 (Brunetti).
Dal 1688 era già a Genova. Documenti dell'archivio Brignole datati 1688 e 1689 (Genova, Arch. stor. com., Fondo Brignole, vol. 65) e pubbl. da C. Marcenaro (Gli affreschi di Pal. Rosso, [Genova-Milano 1965], pp. 10, 18, 28 n. 12, 29 n. 17) registrano pagamenti a un inesistente "Nicolò Viviano", che G. Biavati ha identificato (Paragone, 1979) con il C., autore delle quadrature parietali del salotto dell'Inverno e delle quadrature ruinistiche, con figure di Paolo Gerolamo Piola, nella loggia sud del secondo piano nobile di Palazzo Rosso a Genova. Sempre nel quadro dell'attività genovese del C., viene proposta la sua paternità (Biavati, Boll., 1979) per una Probatica piscina con figure di Gregorio De Ferrari (coll. priv.), e, con chiara evidenza per il confronto delle quadrature coi sicuri testi genovesi, per un'UltimaCena, un notturno con le figure probabilmente di G. L. Bertolotto (coll. priv.). Mentre per altri eventuali dipinti lasciati a Genova dal C., le citazioni del Ratti (1780, pp. 198, 236) lasciano aperto l'interrogativo a quale dei due Codazzi vadano riferite, più sicura potrebbe essere l'identificazione (Biavati, Paragone, 1979, p. 80) di due quadri di "architettura", uno dei quali un Bagno con figure di Gian Gioseffo del Sole, elencati nell'inventario del principe Ferdinando di Toscana del 1713-14 e ivi indicati "di mano di Viviano Giovane" (Inv. dei Mobili et Masserizie..., in Paragone, XXVI [1975], n. 301, p. 75). Al periodo francese, invece, potrebbero essere ricondotte due tele, L'arco di Costantino (Compiègne, Musée, Dép., inv. 902) e Architettura con figure (Rodez, Musée, Dép. M. N. R. 296), ricalcati su moduli del padre Viviano.
È stato attribuito al C. (Polonia,arte e cultura, catal., Roma 1975, p. 184) un dipinto del palazzo di Wilanóv a Varsavia, l'Entrata a Roma di Michael Radzwiùù (avvenuta il 4 ag. 1680: G. Delfini, in Studi romani, XXIII [1975], p. 413). E l'attribuzione è stata ripresa da M. Fagiolo-S. Carandini, L'effimero barocco, II, Roma 1978, fig. 24. Ma il quadro, le cui figure furono dipinte da Pieter van Bloemen, veniva in Polonia tradizionalmente attribuito ad un Antonio Viviani (Muzeum Narodowe w Warszavie, Catalogue of Paintings,Foreign Schools, Warszawa 1969, I, p. 48, n. 106); e non sarebbe infondato perciò supporre sia stato eseguito da Antonio, l'altro figlio pittore di Viviano, nato nel 1647 (Brunetti, 1956, p. 64, n. 31), Oggi sconosciuto alla critica. Quest'opera rivela ancora l'ascendente dello stile paterno nella tonalità scura, nel segno marcato e nel carattere intimista della descrizione; ma l'impaginazione vi è più aperta, ed è verosimile l'ipotesi avanzata più volte ch'esso abbia avuto una qualche influenza su l'attività posteriore del Bellotto.
Il C. morì a Genova nel 1693, e fu sepolto nella chiesa di S. Vito alla Foce, oggi distrutta (P. J. Mariette, Abecedario..., I, Paris 1851-53, p. 384).
Fonti e Bibl.: G. C. Ratti, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova…, Genova 1780, I, pp. 198, 236; E. Brunetti, Situazione di V. Codazzi, in Paragone, VII (1956), 79, pp. 60, 64, 67; M. Marini, V. Codazzi. Il Capriccio dal vero, in Ricerche di storia dell'arte, III (1976), pp. 121-136; The Origins of the Italian veduta (catal.), Providence, R. I., 1976, n. 38; G. Biavati, Niccolò Viviano: una traccia per la sua identificazione, in Paragone, XXX (1979), 353, pp. 77-90; Id., "Paesaggio con figure". Problemi di collaboraz. tra paesisti e figuristi?, in Boll. dei Musei civici genovesi, I (1979), 2, pp. 104-108, 120 fig. 8, 122 s. figg. 10 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 155, s. v. Codazzi, Niccolò Viviani; XXXIV, p. 453, s. v. Viviani Niccolò.