COLONNA, Niccolò
Figlio di Ferdinando, principe di Stigliano, e di Luigia Caracciolo di Santo Buono, nacque a Napoli il 15 luglio del 1730; il fratello Marcantonio divenne viceré di Sicilia nell'anno 1774. Intrapresi gli studi ecclesiastici, si laureò alla Sapienza in utroque il 13 apr. 1752, e nello stesso anno fu creato da Benedetto XIV referendario delle Due Segnature e protonotario apostolico. Nel 1754 lo stesso pontefice lo inviò vicelegato a Ferrara, ove ben presto ebbe a scontrarsi con il legato cardinal Giovan Francesco Banchieri. Data l'insanabilità delle divergenze, il C. preferì fissare la sua residenza a Bologna. Solo alla morte di Benedetto XIV (3 maggio 1758), quando il Banchieri dovette recarsi a Roma per il conclave, il C. tornò a Ferrara, dove rimase fino al 24 agosto, giorno del ritorno del Banchieri; che era stato confermato legato dal nuovo pontefice; immediatamente il C. riprese la strada di Bologna.
Nel 1756 Benedetto XIV lo aveva creato chierico di Camera e nel 1761 Clemente XIII presidente della stessa. La carriera curiale del C.; nel frattempo tornato a Roma, proseguì con la nomina a prefetto degli Archivi (1768), primicerio ed economo della chiesa di S. Spirito della nazione napoletana a Roma. Ordinato sacerdote il 9 aprile 1776, dopo aver conseguito il suddiaconato e il diaconato il 6 e l'8 aprile, il C. fu nominato il 20 maggio arcivescovo di Sebaste in partibus e consacrato il 28 maggio nella cattedrale di Frascati. Il 7 giugno Pio VI lo nominò nunzio in Spagna.
Il C. giunse alla corte di Carlo III di Borbone il 14 settembre dello stesso anno, e la nunziatura, che si protrasse fino al 13 sett. 1785, non dovette registrare avvenimenti di rilievo. In realtà, dopo che i gesuiti erano stati scacciati dalla Spagna nel 1767 e la Compagnia di Gesù soppressa definitivamente da Clemente XIV il 21 luglio 1773, e in parte risolta la questione di dove ospitare gli espulsi, i rapporti tra Madrid e la S. Sede erano tornati normali.
Carlo III, pur essendo religioso fino a rasentare la superstizione, fu, durante tutto il suo governo, il tipico rappresentante del regalismo. Ciò che colpisce maggiormente il C. è il fasto del cerimoniale; tra i principali avvenimenti della sua nunziatura è la presentazione in nome del Papa delle fasce benedette all'infante don Carlos, figlio del principe delle Asturie, avvenuta l'8 genn. 1782.
Nell'agosto del 1784 il C. poteva notificare al re che Pio VI concedeva all'infante don Gabriele e ai suoi discendenti legittimi il priorato di S. Giovanni, convertito in maggiorasco in amministrazione perpetua. Inoltre Pio VI concesse a Carlo III un fondo per la difesa della religione, diminuì il numero dei giorni festivi in vari vescovati delle province di Tarragona e Compostella (1780) ed estese a Navarra e Aragona il permesso di mangiare carne i sabati.
Il 14 febbr. 1785 fu creato cardinale dell'Ordine presbiteriale e la berretta gli fu portata a Madrid da mons. Marino Carafa. Alla cerimonia dell'imposizione partecipò la famiglia reale al completo e gli ambasciatori di Francia e di Napoli. Il C. restò a Madrid fino all'arrivo del successore, Ippolito Vincenti, arcivescovo di Corinto. I suoi rapporti con la segreteria di Stato continuarono a non essere frequenti.
Dall'elevazione al cardinalato solo due volte scrisse a Roma: la prima per annunciare che l'infante di Portogallo don Giovanni avrebbe chiesto la mano dell'infanta di Spagna Carlotta; la seconda per partecipare la morte di Maria Antonietta, regina di Sardegna, sorella del re di Spagna. Poi ricevette l'udienza di congedo nel corso della quale il re, in segno di amicizia, gli donò un ricco beneficio.
Tornato a Roma, il C. ebbe il titolo della chiesa di S. Stefano a Monte Celio e fu aggregato alle Congregazioni di Propaganda, della Consulta, dei Vescovi e Regolari e delle Acque. Il 24 luglio 1786 fu nominato legato di Ravenna, dove, giunto il 22 dic. 1786, rimase fino al 4 ott. 1795.
Agli inizi del 1787 il C. emanò un editto contro gli abusi dei questuanti nelle chiese ravennati. La legazione terminò un anno prima che, col trattato di Tolentino (1797), Ravenna fosse ceduta ai Francesi.
Il C. si ritirò a Savignano di Romagna, dove morì il 31 marzo 1796.
Era stato protettore di vari luoghi pii come la cappella detta del presepe, nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma, dove fu sepolto.
Fonti e Bibl.: A. Capellan, CardinaliumS. R. E. imagines, Romae s. d., f. 171; Synodus diocesana, Ravennae 1791, p. 405; C. Laderchi, Mem. per la storia di Ferrara, Ferrara 1848, pp. 215 s.; Y. Amador de los Rios-C. Resell, Historia de la villa y corte de Madrid, IV, Madrid 1864, pp. 276 s.; S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna, Ravenna 1884, pp. 93 s.; Y. Gendry, Pie VI, sa vie, son pontificat, II, Paris 1907, pp. 78 ss.; L. Karttunen, Les nonciatures apostol. permanentes, Genève 1912, p. 230; P. Colonna, I Colonna, Roma 1927, p. 319; A. Ballestreros y Baretta, Historia de España, VI, Barcelona 1932, pp. 237 ss.; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 3, Roma 1934, p. 270; A. Simonini, La Chiesa ravennate, Faenza 1964, p. 152; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica…, VI, Patavii 1958, ad Indicem;Dict. D'Hist. et de Géogr. Eccl.: XIII, col. 338.