NICCOLO da Calvi
NICCOLÒ da Calvi. – Nacque a Calvi dell’Umbria nel primo quarto del XIII secolo.
Nulla si sa della sua famiglia di origine.
Entrato nel convento dei frati minori di Narni, fondato nel 1213, conobbe – non si sa né come né dove – Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna, della cui familia divenne membro prima ancora che fosse nominato cardinale. Dopo l’elezione a papa del suo protettore col nome di Innocenzo IV, rimase al suo seguito in qualità di cappellano e confessore e nel 1244 si trasferì con tutta la curia a Lione, restandovi fino alla morte di Federico II (1250).
Niccolò e Crescenzio da Jesi furono i primi vescovi francescani di Assisi sicuramente attestati. Crescenzio era stato eletto dal capitolo della cattedrale, dopo che i minori lo avevano deposto dalla carica di ministro generale (13 luglio 1247), ma Innocenzo IV gli intimò di lasciare la cattedra a favore Niccolò, avvisò il podestà e il popolo di Assisi della sua scelta ed esortò Guglielmo Fieschi, cardinale di S. Eustachio, che aveva già approvato l’elezione di Crescenzio, ad agevolare l’avvicendamento.
Luke Wadding (1732), secondo il quale Crescenzio era stato eletto nel 1247, all’indomani della deposizione, datò i documenti relativi a questa vicenda allo stesso anno, ma nel primo libro del Formularium Marini Ebulensis essi sono privi di datazione e in realtà l’unico originale pervenuto, ignoto a Wadding e oggi nell’Archivio di S. Rufino, è datato Lione, 22 giugno 1250. Visto che la vicenda della rimozione di Crescenzio si risolse nell’estate del 1250, cade l’ipotesi di Francesco Pagnotti (1898) relativa alla presunta resistenza all’arrivo di Niccolò opposta per tre anni dal clero e dal popolo di Assisi con l’appoggio di Federico II. Inoltre da una lettera datata Lione, 20 aprile 1249 si apprende che Innocenzo IV chiese all’abate del monastero di S. Benedetto del Monte Subasio di trovare un beneficio nella diocesi di Assisi o di Perugia per un certo Giovanni, ed è improbabile che, se il vescovo di Assisi, per quanto poco gradito, fosse stato in città, sarebbe stato scavalcato nell’assegnazione di un beneficio nella sua diocesi.
Anche se Niccolò faceva parte di un gruppo di umbri molto attivo nell’entourage del pontefice, la sua nomina non può essere ascritta a mero clientelismo. Egli era ormai un tramite importante fra la Sede apostolica e i frati minori, funzione che difficilmente Crescenzio di Jesi avrebbe assolto in maniera soddisfacente, dato che per l’ordine non era più un interlocutore credibile. Inoltre Niccolò godeva della fiducia incondizionata del papa, requisito necessario in una fase di gravi turbolenze all’interno della città, determinate dalla robusta presenza di una fazione filoimperiale.
Si stabilì definitivamente ad Assisi solo dopo la morte di Innocenzo IV (7 dicembre 1254), ma nel frattempo, pur restando nella curia pontificia, si occupò della sua diocesi e costituì un punto di riferimento stabile per i problemi dell’area a essa circostante. Nell’agosto 1250 ottenne da Innocenzo IV, con il quale stava a Lione, l’autorizzazione a riportare l’ordine nel monastero di S. Crispolto di Bettona (in diocesi di Assisi), di persona oppure – probabilmente – per alium. Il 9 febbraio 1252 era certamente a Perugia con tutta la curia ed ebbe l’incarico di garantire l’esecuzione del mandato con cui i frati minori di Spoleto ricevevano su ordine del papa la donazione di una terra spettante all’abbazia di Farfa. L’arrivo in Umbria comportò la necessità di mettere ordine nella diocesi, il cui clero nella guerra tra il papato e Federico II si era schierato dalla parte dell’imperatore. A tal fine sempre da Perugia fu autorizzato da Innocenzo IV a correggere e riformare le chiese del territorio diocesano, disponendo in piena libertà dei benefici ecclesiastici per punire i chierici più riottosi.
La normalizzazione doveva necessariamente coinvolgere il capitolo di S. Rufino, che, grazie all’intermediazione del vescovo, ottenne da Innocenzo IV il diritto di conservare il numero di 12 canonici. Destinatario formale della concessione dal tenore identico a favore del capitolo di Foligno fu proprio Niccolò (10 marzo 1253).
Nell’estate del 1253 la corte papale soggiornò ad Assisi, ma mentre Innocenzo IV dimorò presso il Sacro convento di S. Francesco, Niccolò alloggiò nell’episcopio, partecipando all’attività quotidiana della curia, come quando si occupò di un caso di usura riguardante il senese Baldistricto (3 giugno e 1° ottobre) e benedisse Giordane, abate di S. Felice di Vada, in diocesi di Pisa (4 giugno).
Il 23 luglio nominò il notaio di Narni Giovanni Matteo Oradini suo procuratore nell’annosa vicenda che opponeva i vescovi di Assisi a S. Silvestro di Nonantola per il controllo del monastero di S. Maria di Valfabbrica. Sulle prime ebbe la meglio, grazie all’appoggio di Innocenzo IV, che il 23 novembre 1254 nominò arbitro Giovanni da San Germano, il quale condannò i monaci in contumacia, ma l’anno seguente Alessandro IV sottrasse nuovamente e definitivamente S. Maria di Valfabbrica alla giurisdizione vescovile.
Durante il soggiorno della curia ad AssisiNiccolò fu incaricato di seguire la vertenza sorta tra i minori e il capitolo della cattedrale di Perugia per il possesso delle aree concesse ai frati dal vescovo Benaudito e destinate alla costruzione del convento di S. Francesco al Prato (4 settembre e 19 ottobre). Lo stesso ruolo di garanzia gli fu richiesto dal papa per tutelare i minori nel possesso della chiesa di S. Andrea di Spello, a loro concessa dal vescovo di Spoleto (22 febbraio 1254). Da ultimo da Napoli, un mese prima di morire, Innocenzo IV, ordinò a Niccolò di nominare vescovo di Bisignano il frate minore Rainuzio, imponendolo al capitolo della cattedrale e ai fedeli.
Dal Laterano continuò poi a occuparsi dei problemi di Assisi, ottenendo dal pontefice una lettera che metteva al riparo la canonica di S. Maria Maggiore, in pessime condizioni economiche, da ulteriori frazionamenti del patrimonio derivanti dalla cooptazione di nuovi membri.
Anche dopo il trasferimento definitivo ad Assisi, mantenne la collaborazione con il nuovo papa, Alessandro IV, che lo esentò dalle procurationes (particolari imposte da versarsi a nunzi e legati papali in visita) a motivo delle scarse risorse dell’episcopato di Assisi.
Nella duplice veste di vescovo e di frate cercò di armonizzare gli effetti dei mutamenti intervenuti con l’affermazione del francescanesimo con le esigenze delle istituzioni ecclesiastiche territoriali. Ad Assisi favorì l’acquisizione da parte dei minori di alcuni terreni del Colle Inferno, su cui sorgono la chiesa e il convento di S. Francesco, di concerto con un nipote di s. Francesco, Piccardo. Ben tre dei nove negozi conclusi da quest’ultimo coinvolsero, a vario titolo, Niccolò e furono rogati dal narnese Nicola, suo notaio di fiducia. Infatti la familia di Niccolò era composta quasi esclusivamente da persone provenienti da Narni e solo nel 1264 cominciò a ricorrere a notai locali. Decisivo fu l’intervento di Niccolò per l’assegnazione ai minori della chiesa di S. Crispolto di Bettona, secondo centro per importanza della diocesi (1264).
Ben maggiori difficoltà incontrò quando cercò di costringere i canonici di S. Rufino a favorire l’inurbamento delle damianite, che volevano insediarsi nella chiesa e nell’ospedale di S. Giorgio, di proprietà del capitolo (1255-59). La vertenza si risolse a favore delle damianite e Niccolò il 9 settembre 1260 ricevette da Alessandro IV l’ordine di presenziare, la vigilia della festa di s. Francesco, al trasporto del corpo di s. Chiara nell’altare maggiore della chiesa a lei dedicata. I buoni rapporti con il capitolo assisano furono ribaditi nel 1266, quando Niccolò e i canonici si accordarono sulle modalità da seguire per l’elezione del priore.
Agevolò la diffusione del francescanesimo in città e in altri centri minori dell’attuale Umbria come Spello, Todi e Bevagna, superando le resistenze del clero locale e con il pieno appoggio di Alessandro IV, da cui nel 1255 ebbe l’ordine di vigilare affinché nel patrimonio e nel Ducato di Spoleto vescovi e parroci non impedissero ai minori di predicare e di confessare i fedeli. Nel 1258 per ordine del papa costrinse Bernardo, vescovo assisano di Perugia, ad abrogare le costituzioni che aveva emanato contro minori e predicatori. Per evitare che la sua condizione di frate e di vescovo danneggiasse il Sacro Convento, dichiarò davanti al ministro provinciale e al custode dei frati di S. Francesco che qualsiasi concessione gli fosse stata fatta dagli stessi frati non avrebbe costituito un precedente per limitare in futuro l’esenzione e la libertà della chiesa e del convento di S. Francesco (18 aprile 1264).
Grazie al legame privilegiato che intrattenne con Alessandro IV e Urbano IV, costituì un punto di riferimento per la politica papale di consolidamento del fronte antighibellino nella Marca e nel Ducato di Spoleto. Per ordine di Urbano IV sostenne i cittadini di Norcia, Cascia e Monte San Martino (in provincia di Macerata) che avevano difeso i diritti della Sede apostolica (1264). Nello stesso anno il pontefice gli ingiunse di far predicare nell’Italia centrale la crociata contro Manfredi e i suoi fautori.
In questo clima di tensione creato dal risveglio del ghibellinismo e molto verosimilmente prima della battaglia di Benevento (1266) scrisse la cosiddetta Vita Innocentii IV pape, testo che nell’unico codice superstite (Parigi, Bibliothèque nationale, Fonds Latin, n. 5150) è anepigrafo e adespota, ma la cui attribuzione è resa certa da indiscutibili riscontri interni. Stefano Baluze, che per primo ne procurò l’edizione, inserì questo opuscolo nella tradizione delle biografie pontificie, anche se esso è piuttosto un vero e proprio pamphlet antighibellino, in cui le finalità della propaganda politica si coniugano con l’intento di rendere omaggio alla figura di Innocenzo IV.
Anche durante il pontificato di Clemente IV Niccolò continuò a esercitare sia il ruolo di mediatore tra la Sede apostolica e la dirigenza dei frati minori sia quello di punto di riferimento della politica papale nella Marca e nel Ducato di Spoleto. Va letta in questa prospettiva la lettera con la quale Clemente IV dava mandato a lui e al vescovo di Nocera di autorizzare le trattative tra il vescovo di Camerino e alcuni non meglio precisati laici della sua diocesi, accusati di avere invaso i beni della mensa episcopale (22 giugno 1267). Lo stesso pontefice incaricò Niccolò di farsi garante della conservazione dei beni che il vescovo di Passau aveva lasciato in custodia presso il Sacro Convento (24 marzo 1268).
Morì ad Assisi nell’estate del 1273.
Gli succedette sulla cattedra assisana un altro francescano, Illuminato, già ministro provinciale dell’Ordine dei frati minori, la regolarità della cui elezione fu esaminata il 4 settembre 1273.
Fonti e Bibl.: Stephani Balutii Miscellaneorum liber septimus, Paris 1715, pp. 353-405; L. Wadding, Annales minorum, III, Roma 1732, nn. LV-LVII, pp. 476-478; J.H. Sbaralea, Bullarium Franciscanum, I, Roma 1759, nr. 341, pp. 553 s.; II, ibid. 1761, n. 55, p. 46; n. 419, p. 287; n. 163, pp. 571 s.; III, ibid. 1765, n. 131, p. 123; G.G. Di Costanzo, Disamina degli scrittori e dei monumenti risguardanti S. Rufino martire e vescovo d’Assisi, Assisi 1797, pp. 261-269, 402-404; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, Regensburg 1873, p. 669; Les registres de Innocent IV. (1243-54), a cura di E. Berger, Paris 1884-1921, ad ind.; F. Pagnotti, N. da Calvi e la sua vita di Innocenzo IV, in Atti e memorie della società romana di storia patria, XXI (1898), pp. 76-120; Les Registres de Clément IV, a cura di E. Jordan, Paris 1893-1945, ad ind.; Les Registres d’Urbain IV, a cura di J. Guiraud, Paris 1899-1929; Les Registres d’Alexandre IV, a cura di C. Bourel de la Roncière et al., Paris 1902-1953, ad ind.; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevi, I, Münster 1913, p. 113; F. Schilmann, Die Formularsamm-lung des Marinus von Eboli, Roma 1929, p. 110; P. Vogel, Nikolaus von Calvi und seine Lebensbeschreibung des Papstes Innozenz IV, Münster 1939; A. Paravicini Bagliani, La storiografia pontificia del secolo XIII. Prospettive di ricerca, in Römische historische Mitteilungen, XVIII (1976), pp. 45-54; A. Melloni, Innocenzo IV, Genova 1990, pp. 257-293; A. Paravicini Bagliani, Le biografie papali duecentesche e il senso della storia, in G.P. Bustreo, Il senso della storia nella cultura medievale italiana (1150-1350), Pistoia 1995, pp. 162-173; N. D’Acunto, Vescovi e canonici ad Assisi nella prima metà del secolo XIII, in Atti dell’Accademia Properziana del Subasio, s. 6, XXIII (1995), pp. 83-86, 106, 108 s., 129-132; Le carte duecentesche del Sacro Convento di Assisi (Istrumenti, 1168-1300), a cura di A. Bartoli Langeli, Padova 1997, ad ind.; Società internazionale di studi francescani, Dal pulpito alla cattedra. I vescovi degli ordini mendicanti nel ’200 e nel primo ’300.Atti del XXVII Convegno internazionale, Assisi... 1999, Spoleto 2000, pp. 51s., 82, 136, 144, 146; N. D’Acunto, Assisi nel Medio Evo. Studi di storia ecclesiastica e civile, Assisi 2002, pp. 42-44, 144, 161s., 178, 197, 207-235; Id., Un testimone sconosciuto della bolla di scomunica di Federico II e la cosiddetta Vita Innocentii IVdi N. da C., in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo, CIV (2002), pp. 85-119; Id., Notariato e istituzioni ecclesiastiche ad Assisi nei secoli XII-XIV, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, LX (2006), pp. 391-404.