Niccolo da Cusa (o Nicola Cusano; lat. Nicolaus Cusanus; ted. Nikolaus Chrypffs o Krebs von Cues)
(o Nicola Cusano; lat. Nicolaus Cusanus; ted. Nikolaus Chrypffs o Krebs von Cues) Teologo, filosofo e scienziato (Cues, Treviri, 1400 o 1401 - Todi 1464).
Fu educato a Deventer, alla scuola dei Fratelli della vita comune. Compiuti gli studi presso l’univ. di Heidelberg, si laureò in diritto a Padova, dove conobbe Giuliano Cesarini, il quale, divenuto cardinale, gli fu maestro e guida spirituale. Trasferitosi a Colonia per motivi di studio, divenne nel 1426 segretario del cardinale Giovanni Orsini, legato papale e appassionato ricercatore di codici dei classici antichi, passione condivisa con N., che scoprì tra l’altro (nel 1425 a Colonia) un codice di Plauto contenente quattro delle otto commedie note nel Medioevo e altre dodici nuove. Ordinato sacerdote, partecipò nel 1432 al Concilio di Basilea, durante il quale finì per mutare sensibilmente le sue posizioni schierandosi, nel 1436, per la tesi della supremazia papale. Nel 1437 fu inviato dal papa a Costantinopoli, per trattare il problema dell’unione delle Chiese latina e greca; l’anno seguente riuscì a condurre al Concilio di Ferrara l’imperatore Giovanni Paleologo. Con la sua attività instancabile seppe guadagnare alla causa di Eugenio IV i principi tedeschi, avviando così a conclusione lo scisma. Creato cardinale (1448) e vescovo di Bressanone (1450), promosse la riforma disciplinare e la cultura religiosa nel clero, in Germania e nella sua diocesi, venendo in urto con Sigismondo duca del Tirolo. Chiamato a Roma da Pio II come suo vicario generale (1459), realizzò felici riforme amministrative oltre che disciplinari. Escluso ancora dalla sua diocesi, che perciò fu colpita d’interdetto, adoperò gli ultimi anni di vita a raccogliere le sue numerosissime opere di politica civile ed ecclesiastica, filosofia, teologia, ecc. Tra gli scritti di politica civile ed ecclesiastica vanno menzionati: il De concordantia catholica presentato al Concilio di Basilea (1433), programma di una radicale riforma della società cristiana regolata dalla Chiesa e dall’Impero; il De pace fidei (1453; trad. it. La pace della fede), per richiamare la cristianità a una fede unitaria, superando le diversità dei culti. Tra le opere di filosofia e teologia: De docta ignorantia (1440; trad. it. La dotta ignoranza), l’opera più famosa di N., scritta durante il viaggio di ritorno da Costantinopoli; De coniecturis (1440; trad. it. Le congetture), una vasta sistemazione delle forme di sapere concesse all’uomo; De beryllo (1458); De possest (1460); De non aliud (1462); De ludo globi (1463; trad. it. Il gioco della palla).
N. è la più compiuta personalità filosofica del sec. 15°. Nella sua opera, che è l’ultima grande sintesi della sapienza medievale e, insieme, un’introduzione alla filosofia dell’età moderna, sono avvertibili gli influssi del platonismo, del misticismo della devotio moderna e del naturalismo dell’ambiente padovano. Tuttavia non pochi sono gli elementi di novità e di originalità che N. espone, soprattutto (anche se non esclusivamente) nelle due opere della prima maturità, La dotta ignoranza e Le congetture. Vi confluiscono – in una sintesi eccezionale – filosofia, teologia speculativa e spiritualità mistica, ma vi trovano spazio anche il tema della libera personalità umana e l’impiego dinamico del concetto di infinito, con il quale si prospettano nuove e ardite ipotesi cosmologiche. Quelle con cui si chiude il secondo libro della Dotta ignoranza (che la Terra si muove, come ogni altro corpo celeste, che essa non è il centro dell’Universo, perché il mondo non ha un centro né una circonferenza), seppure vadano intese nel loro carattere di spiccata ipoteticità, in quanto mostrano, in ciò che si conosce, l’enormità di ciò che si mantiene inaccessibile all’umana conoscenza, superano definitivamente gli orizzonti della cosmologia medievale, anticipando alcune posizioni della scienza moderna. E se nella teologia negativa di N. confluiscono le due ultime espressioni della filosofia medievale, l’occamismo e il misticismo, originale ne è poi la trattazione dei temi. La possibilità della conoscenza sta nella «proporzione» tra l’ignoto e il noto; ma tra l’infinito (Dio) e il finito non c’è proporzione; Dio sfugge pertanto alla conoscenza dell’uomo, cui non resta che riconoscere la propria ignoranza. Questo riconoscimento, che N. ricollega alla sapienza di Socrate, è la «dotta ignoranza». Non per questo si deve rinunciare ad avere un’idea di Dio; anzi, per il riconoscimento dei limiti che troviamo in noi e nella natura, perveniamo a un’idea sia pure approssimativa di Lui. Così, se nello spirito umano i contraddittori (bene e male, vero e falso, ecc.) e nella natura i contrari (luce e tenebre, caldo e freddo, ecc.) si escludono a vicenda, in Dio devono coincidere, altrimenti qualcosa resterebbe fuori di lui e avrebbe una ragione d’essere indipendente. Con questa teoria N. finisce col riassorbire nell’assoluta unità di Dio la molteplice varietà delle cose (panenteismo ➔). E se La dotta ignoranza si propone come un’opera di teologia negativa, Le congetture vanno considerate come l’aspetto positivo della conoscenza umana: «ogni asserzione positiva riguardo al vero, fatta dall’uomo, è congettura» si dice in apertura del testo (I, Prologus § 2); tuttavia dotta ignoranza e congettura si mostrano come concetti complementari l’uno dell’altro, fino a costituire una sorta di consapevolezza critica che è il presupposto di ogni conoscenza umana: dal sapere di non sapere scaturisce il valore solo congetturale di ogni conoscenza e al tempo stesso la coscienza che ogni cosa conosciuta non è mai colta in modo assoluto ed esauriente risveglia la consapevolezza della nostra ignoranza.
N. fu autore di numerosi scritti variamente orientati alle scienze; la correzione del calendario da lui proposta (Reparatio calendarii, 1436) ebbe influenza sulla riforma gregoriana; il suo metodo sperimentale (De staticis experimentis, 1450) diede spunti duraturi ai fisici delle generazioni successive; i suoi studi sul problema della quadratura del cerchio (De circuli quadratura, 1450) lo portarono a usare un metodo che coincide in sostanza con quello degli isoperimetri. A N. da C. si deve anche la prima carta geografica dell’Europa media e orientale.
Nasce a Cues
Si iscrive all’univ. di Heidelberg
Studia all’univ. di Padova
S’immatricola all’univ. di Colonia per gli studi di filosofia e teologia; viene consacrato sacerdote
Partecipa al Concilio di Basilea dove presenta il De concordantia catholica
Pubblica La dotta ignoranza
Lavora a Le congetture
È creato cardinale
Lavora a La pace della fede (1453), al De visione Dei (1453), al De beryllo (1458)
Si reca a Roma come legatus urbis
Trascorre gli ultimi anni nella curia romana; continuando il lavoro filosofico e scientifico
Muore a Todi