DALLE CARCERI, Niccolò
Figlio di Giovanni e di Fiorenza Sanuto, nacque probabilmente nel 1358 circa, dato che nel 1371 era ancora in minore età, non aveva, cioè, ancora compiuto i quattordici anni.
Tutta la vicenda del D. si svolse all'intemo della società che in Egeo avevano creato i colonizzatori latini dopo la quarta crociata del 1204 e che nella seconda metà del Trecento si andava dissolvendo, abbandonata dall'Occidente, duramente pressata dai Turchi e in preda a gravi conflitti interni. Solo Venezia, anche se in modo oppressivo, continuava a costituirne il sostegno. Dal padre Giovanni il D. ereditò due dei tre terzi in cui l'isola di Negroponte era stata divisa dopo la conquista latina. Giovanni era figlio di Pietro e di Balzana Gozzadini, e il padre di Pietro era stato Grappozzo, terziere probabilmente del terzo settentrionale. Dalla madre Beatrice da Verona, pronipote di Giberto da Verona uno dei terzieri originari, Pietro ricevette il terzo meridionale. Dai genitori, dunque, Pietro ereditò il terzo settentrionale e quello meridionale, i quali passarono poi al figlio Giovanni. Anche la madre del D., Fiorenza Sanuto, apparteneva ad una delle grandi famiglie latine dell'Egeo. Era, infatti, figlia di Giovanni, duca dell'Arcipelago (o di Nasso), dominio che comprendeva le isole di Nasso, Andro, Santorini e Melo.
Il padre del D., Giovanni, morì al più tardi nel 1359 e il D. ne ereditò i domini. Alla fine del 1361 morì anche Giovanni Sanuto, lasciando erede del ducato la figlia Fiorenza, la quale dopo la morte del marito governava i due terzi del Negroponte come tutrice del figlio minore.
Come tutrice del D., Fiorenza inviò nel 1359 e nel 1361 ambascerie a Venezia per protestare contro il bailo veneziano del Negroponte per le sue interferenze nella questione dei terzieri e per le usurpazioni della loro giurisdizione. Tra il 1361 e il 1363 il governo della Serenissima fece pressioni su Fiorenza perché non sposasse né Pietro Reccanelli di Genova, né Nerio Acciaiuoli di Firenze, in quanto non veneziani. Lo stesso governo, peraltro, accolse con grande soddisfazione nel 1364 il matrimonio di Fiorenza con il cugino Niccolò Sanuto, detto Spezzabanda. I rapporti con Venezia rimasero buoni: sappiamo che nel 1364 la Repubblica faceva affidamento sull'invio, da parte di Fiorenza, di viveri all'isola di Creta, allora in rivolta; che nel 1365 il D. mandò a Venezia un'ambasceria guidata dal vescovo di Santorini, Giacomo. Egli stesso era atteso a Creta. Nel 1366 il D. inviò mercanzie ad Alessandria su una galea veneziana.
Alla morte di Fiorenza, nel 1371, il D. ereditò il ducato dell'Arcipelago, sotto la tutela del patrigno. Il 3 dicembre di quell'anno, ancora in età minorile, il D. dette l'isola di Andro in feudo alla sorella uterina, Maria Sanuto Spezzabanda, con tutti i diritti e villani; in cambio ella doveva fornire servizi militari per tre mesi l'anno e il servizio di venti marinai per due mesi l'anno. Il 14 febbr. 1372 egli le concedette anche l'isola di Antiparo e il casale di Lithada nel Negroponte. Intorno al 1367-68 il D. fu coinvolto in una controversia con i Veneziani, da lui espulsi dall'isola di Amorgo, che essi avevano occupato sostenendo che l'isola non era un feudo del duca dell'Arcipelago. Il 28 ott. 1372 i Veneziani scrissero a Leonardo Tocco, conte di Cefalonia, annunciando che, se non fossero state necessarie altrove, essi potevano provvedere galee "pro cellebrandis nuptiis et sponsaliis matrimonii" della figlia maggiore di Leonardo - Petronilla probabilmente - con il "iuvenis" D.; si trattò allora probabilmente di un fidanzamento, poiché il matrimonio avvenne soltanto nel 1381. Il D. aveva certamente già raggiunto la maggiore età, quando si recò a Nasso nel 1375 per occuparsi di un caso che riguardava un veneziano del Negroponte. Egli fu di nuovo a Nasso nel 1377: il 15 marzo, concesse un privilegio al cugino di suo padre, Yannouli Gozzadini, che agiva come suo reggente nell'Arcipelago.
In seguito il D., approfittando del fatto che Venezia era impegnata nella guerra contro Genova, favorì l'espansione nel Negroponte della compagnia navarrese, la quale dopo aver attaccato i Catalani di Atene e di Tebe, si era impossessata di quest'ultima città probabilmente nel 1379 e tentava un'ulteriore espansione nella Morea. Secondo i cosiddetti Annali Veneti di Stefano Magno, il D. "avea tratado cum una compagnia de Navarexi... per signorizar la citade de Negroponte". Nell'aprile del 1381 il re d'Aragona scrisse al bailo veneziano del Negroponte, chiedendogli di trattenere il D. dall'aiutare i Navarresi contro i Catalani. Fra gli altri che sostenevano i Navarresi vi erano Nerio Acciaiuoli, signore di Corinto, e Francesco Giorgio, il signore veneziano di Boudonitza. Sempre nel 1381, in aprile o in maggio, il D. sposò a Corinto Petronilla Tocco; fra coloro che assistettero al matrimonio c'era uno zio di Petronilla, Esaù Buondelmonti, un congiunto dell'Acciaiuoli. Sembra che il D. fosse poi a Nasso nella prima metà del 1382.
È possibile che le attività del D. nel Negroponte preoccupassero i Veneziani, che dovevano controllare l'isola. Secondo i cosiddetti Annali Veneti di Stefano Magno, il D. aveva "fato molte cose cative et deshoneste contra suoi subditi". Fra il 20 febbraio e il 19 apr. 1383 egli fu assassinato a Nasso dal suo vassallo Francesco Crispo, il quale divenne duca di Nasso al suo posto (il D. lasciava soltanto un figlio illegittimo di nome Francesco). Il Crispo era un congiunto del D.; figlio di un cittadino del Negroponte, aveva sposato Fiorenza Sanuto, figlia di Marco Sanuto, che gli aveva portato in dote la signoria di Mélos.
Con la morte del D. ebbe termine la dominazione dei Dalle Carceri sul Negroponte, che era iniziata nel 1205. La successione nel Negroponte dette, comunque, inizio a lunghe dispute legali fra parecchi pretendenti, una dei quali era la sorellastra del D., Maria Sanuto Spezzabanda, figlia di Fiorenza e di Niccolò Sanuto. Il 22 giugno 1385 il Senato veneziano le assegnò le rendite di un terzo del Negroponte, ma nel complesso il governo veneziano ebbe il ruolo decisivo e vincente in questa disputa.
Fonti e Bibl.: Di importanza fondam. sono i cosiddetti Estratti degli Annali Veneti di Stefano Magno, in C. Hopf, Chroniques grécoromanes inédites ou peu connues, Berlin 1873, pp. 182-83. I principali documenti sono in E. Gerland, Neue Quellen zur Geschichte des lateinischen Erzbistums Patras, Leipzig 1903, pp. 138 149; A. Rubió i Lluch, Diplomatari de l'Orientcatalà: 1301-1409, Barcelona 1947, docc. 457, 516; A. Luttrell, Aldobrando Baroncelli in Greece: 1378-1382, in Orientalia Christiana Periodica, XXXVI (1970), pp. 284 s.; D. Jacoby, La Féodalité en Grèce médiévale: les "Assises de Romanie" sources, application et diffusion, Paris 1971, pp. 316, 319 ss., 324 s.; R.-J. Loenertz, Les Ghisi: Dynastes vénitiens dans l'Archipel (1207-1390), Firenze 1975, pp. 242-250, 252, 256-259; G. Fedalto, La Chiesa latina in Oriente, III,Verona 1978, p. 113. I lavori più vecchi di K. Hopf (come Geschichte Griechenlands von Beginn des Mittelalters bis auf unsere Zeit, in Allgemeine Encyklopddie der Wissenschaftenund Künste, LXXXVI [1868]), e W. Miller (Essays on the Latin Orient, Cambridge 1921) contengono molti errori e dovrebbero essere ignorati. Per la biografia del D.: D. Jacoby, Féodalite, cit., pp. 199-207, 280 s., 290, 299 302, e R.-J. Loenertz, Les Ghisi, cit., pp. 72 ss., 167-177, 236 n., 254 ss., 327 n., 452 s., 475 s. Sul matrimonio dei D., v. A. Luttrell, Baroncelli, pp. 286 s.; sulle proposte di matrimonio a Fiorenza, cfr. G. Dennis, Problemi storici concernenti i rapporti tra Venezia, i suoi domini diretti e le signorie feudali nelle isole greche, in Venezia e il Levante fino al secolo XV, a cura di A. Pertusi, I, 1, Firenze 1972, pp. 231 s.; per l'alleanza navarrese, cfr. K. Setton, The Catalans and Florentines in Greece: 1380-1462, in A History of the Crusades, a cura di K. Setton, III, Madison, Wisc., 1975, pp. 218-220.Su Pietro Dalle Carceri, cfr. R.-J. Loenertz, Ghisi, pp. 107 s., 141 s., 145. 147, 150-154, 254 n., 304 s., 327, 452, 475, e D. Jacoby, Catalans, Turcs et Vénetiens en Romanie (1305-1332): Un nouveau témoignage de Marino Sanudo Torsello, in Studi medievali, s. 3, XV (1974), pp. 242 s., 248, 250 s.