SAINT-MARCEL, Niccolò
di. – Nacque ad Annecy il 25 agosto 1742, figlio di Claude e di Jeanne Mounard.
Studiò al Collegio Reale della sua città natale e fu consacrato prete il 20 agosto 1766 da monsignor Jean Pierre Biord, vescovo della diocesi di Genève-Annecy. Vicario a Bons, fu poi chiamato al Collège Chapuisien d’Annecy, dove nel 1773 era professore di filosofia e matematica. Nel 1774 Vittorio Amedeo III, da poco divenuto re di Sardegna, lo chiamò alla corte di Torino e il 21 ottobre 1774 lo nominò sottoprecettore dei principi reali (Archivio di Stato di Torino, Patenti controllo finanze, reg. 49, c. 100). Era l’inizio di una carriera che per venticinque anni lo avrebbe visto a fianco dei figli più giovani del sovrano, due dei quali – Vittorio Emanuele, duca d’Aosta, e Carlo Felice, duca del Genevese – sarebbero divenuti sovrani. Saint-Marcel fu incaricato specificamente dell’insegnamento del francese, della storia, della geometria e dell’aritmetica, come ricordava lo stesso Carlo Felice nelle sue memorie. A segnalare al sovrano Saint-Marcel sarebbe stato, secondo Jean-Louis Grillet (1807), monsignor Biord. Mentre secondo Nestor Albert (1907) la sua nomina andrebbe riportata al cavalier Paget de Saint-Julien, che era da tempo alla corte del sovrano. All’inizio della sua esperienza a corte operò sotto la guida di Hyacinthe-Sigismond Gerdil, cardinale dal 1777.
Dopo dieci anni di servizio il 19 marzo 1784 fu nominato maestro delle «Loro Altezze Reali i duchi d’Aosta e Monferrato, del Genevese e conte di Moriana», affiancando l’abate Giovanni Pisceria (Archivio di Stato di Torino, Patenti controllo finanze, reg. 65, c. 4). Gli fu affidata anche l’educazione della principessa Maria Carolina: nell’esercizio di tale incarico egli affiancò padre Nikolaus von Diessbach, che stava allora iniziando a tessere la rete dell’Amicizia cristiana, l’associazione segreta che da Torino si stava spandendo in tutta Europa volta a contrastare, sulla base di un cattolicesimo rigoroso, l’attività delle logge massoniche e, più in generale, il pensiero laico. Non vi sono prove che Saint-Marcel sia stato coinvolto in tale organizzazione, ma certo negli anni successivi egli avrebbe frequentato religiosi e civili contigui all’ambiente dell’Amicizia. Il 25 marzo 1784 il re lo nominò abate commendatario dell’abbazia di S. Vittore di Grazzano, nella diocesi di Casale Monferrato (oggi Grazzano Badoglio).
Nel 1786 fu incaricato da Vittorio Amedeo III di tenere una predica per il primo anniversario della morte della regina Maria Antonia Ferdinanda (Oraison funèbre de Marie Antoinette Ferdinande infante d’Espagne, reine de Sardaigne, prononcée [...] par l’Abbé S. Marcel Précepteur de LL. AA. RR. messeigneurs les ducs d’Aoste, de Monferrat, de Genevois et comte de Maurienne, Turin 1786). Nonostante vivesse a Torino ormai da dodici anni, mantenne stretti rapporti con la Savoia, dove il fratello minore Jean-Pierre (1749-1825), sacerdote dal 1774, il 10 aprile 1785 era divenuto membro del capitolo del vescovato di Genève. «Je me porterai toujours avec un grand empressement à tout ce qui peut intéresser nôtre diocèse», scriveva il 26 luglio 1786 a monsignor François-Marie Bigex, uno dei vicari della diocesi, allora priva di vescovo (F. Mugnier, Notes et documents sur les évêques de Genève-Annecy: 1535-1879, Paris 1888, pp. 264 s.). Fu anche grazie all’azione dell’abate di Saint-Marcel che Vittorio Amedeo III nominò vescovo di Genève-Annecy monsignor Jean-Marie Paget, nel 1787. Il 25 marzo 1788 ottenne la nomina a consigliere della Real Casa (Patenti controllo finanze, reg. 74, c. 32). Nel 1789, dopo il matrimonio del duca d’Aosta con l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria Este e la costituzione d’una corte autonoma per il duca del Monferrato, continuò la sua opera di precettore per i soli Genevese e Moriana.
Lo scoppio della guerra contro la Francia, nel 1792, ne fece una figura di riferimento per le centinaia di sacerdoti e religiosi francesi emigrati dalla Savoia in Piemonte. L’abate Grillet lo descrisse nel 1807 come «le consolateur, le réfuge et le soutien de tant d’infortunés de toute condition» (p. 298) che la conquista francese aveva spinto a lasciare la Savoia. Charles-Marie Rebord (1921) lo definì icasticamente «la providence des émigrés» (p. 709). Nella propria abbazia di San Vittore accolse i benedettini di Tamié, scacciati dalla loro sede secolare d’Oltralpe. Fra i tanti profughi da lui ospitati vi era anche il fratello, che nel gennaio 1792 era stato nominato curato di Carouge, ma che aveva dovuto lasciare la Savoia dopo poco. Nel 1794 Saint-Marcel lasciò Torino e tornò in Savoia come «vicaire général» di monsignor Paget a seguito dell’incarico ricevuto per riorganizzare la diocesi dopo gli anni del Terrore. Niccolò, invece, restò alla corte di Torino. Qui il 30 novembre 1797 Carlo Emanuele II lo creò cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, segno di un legame con la Casa reale che le vicende della guerra avevano reso più forte.
Quando, nel 1798, i francesi invasero il Piemonte, si trasferì a Grazzano, nella sua abbazia. Nel 1802 questa fu soppressa e i beni venduti. Gli restarono la chiesa e il palazzo abbaziale, dove visse svolgendo le funzioni di parroco del piccolo centro. Nel 1810 fece ritorno ad Annecy, stabilendosi nella casa del fratello Jean-Pierre. Nella sua città natale le autorità comunali gli affidarono la riorganizzazione del collegio, di cui lo nominarono «Principal» e «directeur de son pensionat». Nel 1814, Vittorio Emanuele I, rientrato nei suoi Stati, propose al suo antico maestro di ricoprire una carica vescovile. Saint-Marcel, ormai settantenne, preferì, però, rifiutare.
Dettato il testamento il 26 giugno 1816, morì ad Annecy il 21 febbraio 1817.
Fu sepolto il 22 nella chiesa di St Pierre, accanto a monsignor Biord, che ne aveva seguito e aiutato la carriera. Suo erede fu il fratello Jean-Pierre, alla cui morte, nel 1825, i pochi beni dell’abate passarono al Grand Séminaire.
Fonti e Bibl.: J.-L. Grillet, Dictonnaire historique, littéraire et statistique des Départemens du Mont-Blanc et du Léman, Chambéry 1807, I, pp. 298 s.; III, p. 464; L’ami de la religion et du roi, n. 637, 16 septembre 1820, p. 171; Necrologe in Annuaire ecclésiastique des Duchés de Savoie et d’Aoste et des autres lieux qui forment la province ecclésiastique de l’Archevêché de Chambéry, an bissextile 1820, Annecy 1820; L. Lambruschini, Nelle solenni funebri esequie celebrate nella chiesa metropolitana di Torino [...] per Vittorio Emanuele I, Torino 1824, p. 49; J. Frézet, Histoire de la Maison de Savoie, III, Turin 1827, p. 585; J. Ruffin, Vie de Pierre-Joseph Rey evêque d’Annecy, Paris 1858, p. 23; J. Mercier, Vie de M. Bouvet dit l’Oncle-Jacques curé de Saint-Maurice d’Annecy, Annecy 1870, doc. V, pp. 202-204; N. Albert, Histoire de M.gr C.F. De Thiollaz premier évêque d’Annecy (1752-1832) et du rétablissement de ce siege épiscopal (1814-1824), in Mémoires et documents publiés par l’Académie salésienne, XXX (1907), I, pp. 65, 174, 378-380; Ch.M. Rebord - A. Gavard, Dictionnaire du clergé séculier et régulier du diocèse de Genève-Annecy dès 1535 à nos jours, II, Annecy 1921, p. 709; A. Segre, Vittorio Emanuele I, Torino 1928, p. 14; F. Lemmi, Carlo Felice, Torino 1931, p. 4; M. Zucchi, I governatori dei principi reali di Savoia, Miscellanea di storia italiana, LIII (1932), pp. 90, 93 s.; F. Coutin, Réorganisation du Collegé Chapuissien par l’Université de Grenoble en 1810 avec l’abbé Nicolas de Saint-Marcel principal, in Revue Savoisienne, CI (1961), pp. 99-143; M. Molinier, Le Collège d’Annecy sous la Révolution et l’Empire, ibid., CXIV (1974), pp. 70 s.