NICCOLÒ di Tommaso
Pittore fiorentino attivo in Toscana e in Campania durante il terzo quarto del 14° secolo.
Le prime notizie di N. risalgono a dopo il 1346, quando il suo nome compare a Firenze fra quelli degli iscritti all'Arte dei medici e speziali (Hueck, 1972). Nel 1365 risulta fra i testimoni presenti al testamento di un altro artista locale, Nardo di Cione (Milanesi, 1893, p. 58), di cui si può presumere fosse stato collaboratore al tempo della decorazione della cappella Strozzi (1355-1357 ca.) in S. Maria Novella. Nel 1366-1367, ancora a Firenze, N. compare fra gli artisti interpellati riguardo alla costruzione del duomo; nel 1371, invece, il trittico firmato e datato con S. Antonio Abate in trono fra angeli e i ss. Francesco e Pietro, Giovanni Evangelista e Ludovico di Tolosa, già nella chiesa napoletana di S. Antonio Abate a Foria (Napoli, Mus. Naz. di S. Martino), lo documenta attivo per la corte meridionale degli Angiò. Nel novembre del 1372 ricevette pagamenti a Pistoia per l'affrescatura della chiesa di S. Antonio dei frati del Tau (od. Mus. Marino Marini), forse l'opera più significativa di N.; nel 1376 il suo nome compare ancora fra quelli dei contribuenti fiorentini.Non senza ragione si è ipotizzata una possibile identità fra N. e il pittore Niccolaio ricordato fra gli artisti attivi in S. Miniato al Monte nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti (novella CXXXVI), un testo letterario tra l'altro prossimo al suo vivace e realistico modo di raccontare e di rappresentare (Boskovits, 1975, pp. 35-36).La formazione di N. dovette svolgersi a metà secolo sull'asse della lezione plastica di Maso di Banco e dei fratelli Andrea, Jacopo e Nardo di Cione, ma non senza contatti con la vivacità e la facondia narrativa di Giovanni da Milano o anche di pittori bolognesi come Dalmasio di Iacopo degli Scannabecchi, di cui è presumibile egli completasse nel 1360 un affresco nel palazzo Comunale di Pistoia (Berenson, 1932; Boskovits, 1975, pp. 35, 203-204, n. 111). Ai suoi esordi fiorentini e masiani, Bologna (1969, pp. 327-328) assegna una Madonna in trono con s. Francesco d'Assisi, Sisto II papa e una dedicante (coll. privata), da altri ritenuta del similare e anonimo Maestro di Barberino; Offner (1925; 1953-1956) e Boskovits (1975, pp. 202-203, nn. 108-110), invece, insistono entrambi per un primo percorso di N. parallelo a quello del giovane Jacopo di Cione nel corso degli anni 1355-1365. Di certo nelle opere più sicure di questo primo tempo (Madonna in trono e santi, 1359, già Montecarlo, Sotheby's; Madonna, Blockley, Spencer Churchill Coll. di Northwick Park; Compianto, Parma, Pinacoteca Giuseppe Stuard; Madonna del Parto, Firenze, S. Lorenzo; Crocifissione e santi, Firenze, tabernacolo di via Belle Donne) l'artista fonde efficacemente le vaste e schiacciate masse plastiche della tradizione masiana e orcagnesca con un sapore più laico e 'mondano' che lo pone un po' a metà strada fra il senso lussuoso e quasi cortese di Giovanni da Milano e il tono più corrente e umoresco di Jacopo di Cione.È questa stessa dimensione gustosa e realistica, e assieme favolosa e cavalleresca, a caratterizzare anche gli affreschi del castello di Casaluce presso Aversa (prov. Caserta), oggi staccati e conservati a Napoli (Mus. Civ. di Castel Nuovo), probabilmente la prima testimonianza del soggiorno meridionale dell'artista alla corte degli Angiò: il tabernacolo già nell'atrio della chiesa del castello con Celestino V e i donatori Raimondo del Balzo e Isabella d'Eppe - che negli anni sessanta del sec. 14° avevano appunto affidato la chiesa ai Celestini - e soprattutto il frammentario ciclo di Storie di s. Guglielmo di Gellone, bell'esempio di questa verve narrativa e di una rara iconografia per l'appunto da 'autunno del Medioevo'. A Napoli, alla corte di Giovanna I, N. dovette soggiornare negli anni a cavallo del 1370, realizzando, oltre al fastoso trittico del 1371, commissionato dalla regina, diverse altre opere: un crocifisso sagomato per la locale Confraternita della Disciplina della Santa Croce (Napoli, Mus. e Gall. Naz. di Capodimonte); una Madonna, rubata, per il duomo di Ravello (prov. Salerno); una lunetta affrescata con Madonna, santi e committenti, e uno smembrato polittico con schiere di santi per la certosa di Capri, su richiesta del fondatore e camerario reale Giacomo Arcucci, di cui sopravvivono due pannelli (coll. privata).Ultima opera certa di N., al ritorno da Napoli, sono infine i vivaci affreschi con Storie veterotestamentarie della chiesa di S. Antonio dei frati del Tau a Pistoia, iniziati entro il 1372; ma l'artista dipinse molti altri affreschi, a cavallo del suo soggiorno napoletano, nelle chiese di Firenze (SS. Annunziata, S. Miniato al Monte) e del contado (Tavarnelle Val di Pesa, S. Lucia), dedicandosi nel contempo alla produzione di piccoli e più modesti altaroli per la devozione privata che, divisi oggi fra i musei e le raccolte private di tutto il mondo (Ajaccio, Baltimora, Besançon, Cambridge, Filadelfia, Firenze, Lione, New Haven, New York, Praga, Prato, Roma, Torino, Venezia), riflettono l'aspetto più tipico e conosciuto, ripetitivo e orcagnesco, della sua attività in patria.
Bibl.: G. Milanesi, Nuovi documenti per la storia dell'arte toscana dal XII al XV secolo, Roma 1893 (Firenze 19012); R. Offner, Niccolò di Tommaso, ArtAm 13, 1925, pp. 21-37; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 397 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); R. Offner, A Ray of Light on Giovanni del Biondo and Niccolò di Tommaso, MKIF 7, 1953-1956, pp. 173-192; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, II, 1, Florentine School, London 1963, pp. 182-192; F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969, pp. 326-329; L. Gai, Nuove proposte e nuovi documenti sui maestri che hanno affrescato la cappella del Tau a Pistoia, Bullettino storico pistoiese, s. III, 5, 1970, pp. 75-94; I. Hueck, Le matricole dei pittori fiorentini prima e dopo il 1320, BArte, s. V, 57, 1972, pp. 114-121; M. Boskovits, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, 1370-1400, Firenze 1975, pp. 35-36, 202-204; T. Fittipaldi, Mostra di affreschi staccati nel Museo Nazionale di San Martino a Napoli, Musei e gallerie d'Italia 64, 1978, pp. 4-7; A. Tartuferi, Appunti tardogotici fiorentini: Niccolò di Tommaso, il Maestro di Barberino e Lorenzo di Bicci, Paragone 36, 1985, 425, pp. 3-16; P. Leone de Castris, Pittura del Duecento e del Trecento a Napoli e nel Meridione, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, pp. 461-512: 498-500; S. Ricci, Niccolò di Tommaso, ivi, pp. 642-643; A. Tartuferi, Per la pittura fiorentina di secondo Trecento: Niccolò di Tommaso e il Maestro di Barberino, AC 81, 1993, pp. 337-346.