BUTI, Niccolò Felice
Nato a Pistoia il 21 febbr. 1668 da Andrea, stimato giureconsulto, fece i suoi primi studi, specie di greco e di latino, nella città natale. Ottenuta una borsa della fondazione intitolata al card. Niccolò Forteguerri, passò a Pisa nella cui università, dopo aver atteso per qualche tempo a studi di giurisprudenza, si applicò a quelli, a lui più congeniali, delle lettere e della matematica: nei primi ebbe come maestro il fiorentino Benedetto Averani, nei secondi il pontormese (ma di famiglia pistoiese) Alessandro Marchetti, il celebre traduttore di Lucrezio.
Frutto della sua erudizione scientifica e letteraria fu la buona edizione commentata, impressa a Pistoia nel 1696, dei primi quattro libri dei Conica di Apollonio Pergeo e dei trattati De sectione cylindri e De sectione coni di Sereno di Antinoe, nella traduzione latina cinquecentesca di Federico Commandino. Quest'opera, dedicata al principe Gian Gastone de' Medici, insieme con la recita di alcune orazioni latine nella pisana Accademia degli Ombrosi, in cui era stato accolto dopo il conseguimento della laurea, gli procurarono la benevolenza del concittadino mons. Carlo Agostino Fabroni, che poi divenne cardinale, e un posto come suo segretario a Roma. Anche qui il B., in mezzo a colte amicizie, trovò modo di farsi stimare con dotti componimenti e con una orazione in lode di s. Tommaso d'Aquino detta nell'Accademia di mons. Francesco Panciatichi.
Mortogli il fratello Tiberio, lasciò Roma e rinunciando a un ben remunerato impiego in Spagna fece ritorno a Pistoia. Qui per deliberazione del Comune, ma anche per intervento del Fabroni, ottenne nel 1701 la cattedra di belle lettere alla Sapienza, ufficio che il B. resse con grande prestigio e con pubblica utilità; fra i suoi scolari vanno ricordati almeno Michelangelo Giacomelli, grecista di buona fama e prelato nella corte di Roma, l'abate Cenni, Michelangelo Petrocchi, professore di diritto alla Sapienza romana, Sebastiano Bartolozzi e Cesare Franchini, che gli successe nella cattedra nel 1744.
Fu il B. anche commissario delle Opere e Compagnie rurali della diocesi di Pistoia, meritandosi sempre la fiducia del vescovo cui offrì prestazioni ineccepibili nella redazione e pubblicazione di editti. Nel 1707, morto l'Averani, avrebbe potuto ereditarne la cattedra allo Studio di Pisa, ma fu dissuaso dall'accogliere la proposta che per tale ufficio gli veniva da molti suoi autorevoli estimatori.
Dal matrimonio, con Lucrezia Bonaiuti nacquero al B. tre figli; l'inizio della carriera ecclesiastica di uno di essi fu occasione di uno scambio epistolare col papa Benedetto XIV. Ma al B. valsero unanime stima anche i rapporti con Angiolo Maria Ricci, con Giuseppe Bianchini, con Francesco Antonio Zaccaria, con mons. Niccolò Forteguerri, con Alessandro Politi e con altri eruditi del tempo.
Oltre all'edizione di Apollonio Pergeo e di Sereno di Antinoe furono stampati dal B. solo pochi scritti d'occasione (due sonetti apparvero a Pistoia nel 1721 nella raccolta per nozze Buonaccorsi-Tonti ed uno nella stessa città nel 1729per la monacazione di Maddalena Panciatichi), della pur vasta messe di orazioni latine, di epigrammi latini e greci, di orazioni, di versi italiani, di lettere, che è sempre inedita e che dovrebbe trovarsi soprattutto tra le carte appartenute a mons. Enrico Bindi depositate nella Biblioteca del seminario di Pistoia e tuttora in attesa d'inventario, e in minor copia, sparsamente, nella Forteguerriana di Pistoia (E 387), nella Classense di Ravenna e in altre biblioteche italiane.
Il B. morì a Pistoia il 28 luglio 1748 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico.
Bibl.: F. A. Zaccaria, Bibliotheca Pistoriensis, Torino1752, pp. 173-77; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2470-72; E. De Tipaldo, Biogr. d. ital. illustri, VII, Venezia1840, pp. 68 s.; V. Capponi, Bibliogr. pistoiese, Pistoia1874, pp. 71 s.; Id., Biogr. pistoiese, Pistoia1878, pp. 77 s.