FERRUCCI, Niccolò
Nacque a Firenze nel 1303 da Bindo di Piccio e da Lippa Boverelli.
Appartenente a una famiglia tradizionalmente dedita all'attività bancaria e mercantile, soprattutto in collaborazione con la compagnia dei Bardi, forse la più importante ed estesa compagnia mercantile fiorentina della prima metà del Trecento, il F. cominciò giovanissimo a prestare servizio come loro fattore. Nei libri-paga della loro compagnia è presente fino dal 1322, dapprima senza stipendio, com'era costume, poi con un compenso progressivamente più elevato, di pari passo con il crescere del suo ruolo all'interno della compagnia. Operò dapprima a Rodi, ove il banco Bardi espletava i servizi di tesoreria per il famoso Ordine ospitaliero che aveva sede nell'isola, poi ad Avignone, ove risulta presente a partire dal 1329.
La sede di Avignone del banco Bardi era sottoposta alla filiale di Bruges, ma non c'è dubbio che essa rivestisse un'importanza particolare nella costellazione di filiali e succursali che facevano capo ai Bardi, in quanto nella cittadina francese aveva sede in questo periodo la corte pontificia; infatti il F., che della sede di Avignone divenne direttore dal 1336, fu testimone ed intermediario in questi anni delle principali operazioni finanziarie effettuate dalla Camera apostolica, fino al fallimento della compagnia dei Bardi, avvenuto nei primi mesi del 1346. Il F. fu tuttavia uno degli ultimi collaboratori ad essere licenziato, dato che è presente nei libri dei conti della sede avignonese fino al 1346. Ciò dimostra come il F. fosse divenuto negli oltre vent'anni trascorsi alle dipendenze dei Bardi uno dei collaboratori più preziosi ed affidabili.
Durante il periodo trascorso ad Avignone il F. si era sposato con Lisetta di Iacopo Zampalochi, figlia di un mercante fiorentino operante ad Avignone e ne aveva ottenuto una cospicua dote. Alle prime avvisaglie del fallimento della compagnia bancaria egli aveva indotto la moglie ed i due figli nati nel frattempo a tornare a Firenze, ove li raggiunse nel 1346. Nella città natale trascorse poco tempo, ripartendo quasi subito per Rodi; nell'isola egli cercò, sembra con un certo successo, di impiantare una propria attività finanziaria. Ma nel 1348, quando nell'isola si manifestarono, in anticipo rispetto all'Italia, i primi casi di quella che doveva passare alla storia come peste nera, il F. decise di far ritorno a Firenze. Si imbarcò pertanto su una nave genovese, ma si ammalò e morì di peste durante la traversata. Il padrone della nave approfittò di questo fatto per impadronirsi delle mercanzie e dei valori che egli aveva con sé. Nonostante ciò la moglie e i figli rimasti a Firenze si trovarono in condizioni economiche piuttosto agiate.
Fonti e Bibl.: D. Velluti, Cronaca familiare, a cura di I. Del Lungo - G. Volpi, Firenze 1914, p. 124; A. Sapori, Lacrisi delle compagnie dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926, pp. 252, 274; R. Davidsohn, Storia di Firenze, VI,Firenze 1958, p. 663; Y. Renouard, Études d'histoire médiévale, II, Paris 1968, pp. 780, 796.