GARZILLI, Niccolò
Nacque a Napoli il 4 nov. 1830 da Giuseppe, ufficiale di intendenza militare, e da Giulia Belsito, palermitana. A quattro anni si trasferì con la famiglia a Palermo, dove studiò nel collegio dei gesuiti con p. Giuseppe Romano, seguace del giobertismo e autore di un'opera su La scienza dell'uomo interiore e delle sue relazioni con la natura e con Dio (Napoli 1845-49). Entrato quindicenne all'università, studiò filosofia e fu da B. D'Acquisto introdotto alla scienza del diritto naturale; aveva solo diciassette anni quando pubblicò il Saggio filosofico sulle attinenze ontologiche della forma ideale coi più rilevanti problemi della filosofia secondo Gioberti (Palermo 1847), destando secondo V. Di Giovanni (Storia della filosofia in Sicilia, Palermo 1873) "l'ammirazione dei dotti e dei vecchi nella scienza".
L'opera risentiva fortemente dell'influsso che V. Gioberti esercitò sui contemporanei, soprattutto nel Meridione, dove penetrò profondamente malgrado i divieti e le censure con cui si era tentato di ostacolarne la diffusione. Tra gli interpreti più acuti e sottili del giobertismo nel Mezzogiorno va annoverato appunto il Garzilli. Si avverte decisamente nel testo il fatto che si tratta di un'opera di un giovane entusiasta non solo a livello filosofico, ma pure a livello politico. Tuttavia, alcuni capitoli mostrano un'elevata coscienza di pensatore e una buona conoscenza della metafisica medievale e moderna. Particolarmente interessanti sono i capitoli dedicati al metodo del Gioberti messo a confronto con quello di R. Descartes in cui viene affrontato il problema dell'intuizione. Si tratta in sostanza di un'opera che, come ebbe a notare G. Massari, amico e biografo del Gioberti, "rivela una mente filosofica precoce e che avrebbe dato notevoli frutti se non fosse stata stroncata così giovane dai Borboni". Successivamente A. Catara-Lettieri negò al G. la paternità del libro, ritenendo che il vero autore fosse piuttosto il suo maestro Romano. A giudizio di V. Piccoli, invece, l'opera contiene nella costruzione, nello stile e nelle ingenuità tutti i caratteri del lavoro di un esordiente.
In quegli stessi anni il G. fece amicizia con A. Lomonaco Ciaccio e si avvicinò agli ambienti rivoluzionari siciliani impegnandosi nell'organizzazione delle manifestazioni antiborboniche del 1847 e nel movimento rivoluzionario del 1848. In particolare, entrato in contatto con F. Maccagnone Di Blasi, principe di Granatelli, G. La Masa, P. Bruno, F. Oglialoro, L. Somma e A. Jannelli, partecipò il 12 genn. 1848 all'insurrezione palermitana che portò il successivo 25 marzo alla dichiarazione di decadenza di Ferdinando II e della sua dinastia dal trono di Sicilia. Nel maggio dello stesso anno il governo dell'isola organizzò una spedizione in Calabria diretta alla liberazione di Napoli, e il G. vi aderì con entusiasmo sotto il comando di I. Ribotti, E. Fardella e P. Bruno. Ma l'11 luglio 1848, durante uno scontro navale con la nave da guerra napoletana "Stromboli", fu catturato insieme con il Lomonaco e condotto nelle prigioni di Capua, ove i due "rimasero […] dodici lunghi mesi, privi di tutto, col desio della Patria in cuore e la minaccia incessante di morte alle orecchie" (Sansone, p. 444).
Mentre il G. era detenuto nella fortezza di Capua, Ferdinando II preparava la spedizione contro la Sicilia che, affidata a C. Filangieri, lo riportava vittorioso a Palermo il 15 maggio 1849. Il G., giovandosi dell'indulto accordato ai prigionieri della spedizione in Calabria, tornò a Palermo ma ben presto riannodò le relazioni con gli amici patrioti discutendo del modo e dei mezzi per effettuare una prossima rivolta. D'altronde erano questi gli anni in cui lo stesso G. Mazzini riusciva a stabilire contatti con il Mezzogiorno e in particolare con l'ambiente democratico siciliano, favorendo la nascita di un comitato centrale segreto a Palermo e di comitati locali in altre città, affinché riprendesse l'attività cospirativa stroncata dalla reazione borbonica. Il G. partecipò attivamente alle riunioni del comitato palermitano nell'abitazione dell'avvocato G. Bellina all'Albergheria e fu uno dei promotori della congiura antiborbonica del 27 genn. 1850, organizzata da D. Minnelli, vicecancelliere della Gran Corte civile di Palermo. Per l'intervento d'un delatore che rivelò il complotto alla polizia, l'insurrezione fu però soffocata sul nascere e il G. arrestato assieme con cinque compagni: G. Caldera, G. Garofalo, V. Mondini, P. De Luca e R. Ajello.
Il 28 genn. 1850 il G. fu condannato a morte insieme con i compagni: l'esecuzione ebbe luogo lo stesso giorno in piazza Fieravecchia, la stessa in cui, poche ore prima, aveva inneggiato alla costituzione ed esaltato l'Inghilterra.
Nel corso dell'anno si succedettero numerose condanne a morte, poi commutate in lunghe pene detentive; il comitato di Palermo, tuttavia, più volte ricostituito con uomini diversi, continuò la sua attività e passò via via da un programma democratico radicale a programmi sempre più moderati.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Segreteria di Stato per gli Affari di Sicilia, Ripartimento di polizia, Carico [serie unica ], filza 235 (sentenza del Consiglio di guerra sedente nella fortezza di Castellamare, 28 genn. 1850); Palermo, Biblioteca comunale: G. Lo Bianco, Diario manoscritto, alla data 28 genn. 1850; V. Gioberti, Ricordi biografici e carteggio, a cura di G. Massari, Torino 1860-62, III, cap. VI; G. La Farina, Storia d'Italia dal 1815 al 1850, Milano 1861, II, pp. 548-555; V.M. d'Ayala, Vite degli italiani benemeriti della libertà e della patria, Firenze 1868, p. 206; F. Bracci, Memorie storiche intorno al governo di Sicilia, Palermo 1870, pp. 93 ss.; V.F. Campo, Cenno storico sulla spedizione dei Siciliani in Calabria, Genova 1881, pp. 88 ss.; A. Catara-Lettieri, Ricordi storici intorno al movimento filosofico nella prima metà del sec. XIX in Sicilia, Messina 1881, pp. 46 s.; L. Natoli, Una poesia su N. G., in Autori e poeti siciliani, Palermo 1885, pp. XXXVI s. (poi riprodotta in La Sicilia nel Risorgimento italiano, I [1933], pp. 54 s.); A. Sansone, N. G. e la congiura del 27 genn. 1850 in Palermo, in Riv. stor. del Risorgimento italiano, I (1896), pp. 437-450; V. Piccoli, Storia della filosofia italiana, Torino 1925, pp. 274 ss.; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, IV, Milano 1964, p. 99; G. Casati, Diz. degli scrittori italiani, III, Milano 1934, p. 55; Diz. del Risorgimento nazionale, I, p. 422, s.v. Garzilli (Congiura del), a cura di F. Guardione.
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