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CASALI, Niccolò Giovanni

di Franco Cardini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)
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CASALI, Niccolò Giovanni

Franco Cardini

Nato verso il 1366 da Francesco di Bartolomeo e da Chiodolina di Giovanni da Varano, alla morte del padre (1375) venne dichiarato erede dei beni di lui nonché del dominio di Cortona e Pierle. In virtù del testamento i suoi tutori erano Giovanni da Varano e Azzo degli Ubertini, a patto che abitassero in città; altrimenti il consigliere e collaboratore del padre, Ilario Grifoni. La nascita del fratello Francesco Senese, postumo (marzo 1376) fece sì che, ai sensi del testamento di Francesco, l'eredità dei beni si dovesse spartire; la signoria restò invece al C., e quindi ai suoi tutori.

Padrone effettivo della situazione fu, all'inizio, il nonno materno del C., Giovanni da Varano, il quale temeva colpi di mano da parte di avversari interni, che potevano essere sostenuti dal cardinale Roberto di Ginevra. Cortona era difatti entrata fino dal gennaio 1376 nella lega che vedeva unite Firenze, Siena, Milano ed altri contro la Chiesa e il da Varano assicurava i Senesi del suo lealismo verso di loro e la loro causa: tuttavia le cose parvero cambiare nel 1377 quando il suo congiunto Rodolfa da Camerino passò dalla parte della Chiesa. Ciò accadeva in un momento in cui la lega antipontificia pareva sul punto d'infrangersi, e nelle vicine Arezzo e Perugia si faceva aspra la lotta fra le opposte fazioni. Poiché Cortona si trovava sulla direttrice di marcia delle compagnie di ventura interessate alla contesa aretina, il suo contado ricevette fra '76 e '84 ingenti e continui danni. In particolare le scorrerie di Guglielmo di Filimbach nel 1380 furono incoraggiate dal marchese Piero del Monte - che aveva rinnovato la traffizionale inimicizia fra la sua famiglia e i Casali - e dai Perugini. Siena e Firenze dovettero faticare non poco per ridurre il marchese a più miti consigli, e vi riuscirono solo con un paziente intervento diplomatico. Giovarono al relativo ristabilimento della pace nel Cortonese anche i migliorati rapporti con Perugia dopo il 1380. I Perugini permisero difatti che il C. occupasse Montequalandro per rifarsi di un credito di 400 fiorini prestati a un Montemelini, e il C. li aiutò, a sua volta, a espellere gli Oddi e altri fuorusciti perugini 5 da Castelnuovo. Il fatto che nel 1382 osse elevato alla cattedra episcopale cortonese Giuliano di Angelo Chirimbaldi, che già fino dal '64 i Gasali avevano cercato senza successo d'imporre quale vescovo, indica certo che ormai - nella condizione disciplinarmente confusa aperta dallo scisma - i signori riprendevano in pieno quel controllo sulle strutture ecclesiastiche cortonesi che in realtà non avevano mai del tutto lasciato cadere; ma indica anche che si era incerti sulla linea politica da seguire, e non si sapeva con chiarezza decidere se avvicinarsi ancor più alla Chiesa romana e appoggiarsi ai Perugini, posizione forse sostenuta dal Varano, o rimaner fedeli all'alleanza con Firenze e Siena secondo la volontà espressa da Bartolomeo e da Francesco Casali, e mantenuta dal gruppo dei vecchi collaboratori di quest'ultimo, capeggiato dal Grifoni.

Il giovanissimo signore di Cortona era, insomma, semisoffocato dai suoi troppi e discordi consiglieri-tutori, e seguiva una politica incerta, contraddittoria, ispirata alle contingenze. Così, nel 1382 accettò d'intervenire a favore di Siena contro i Foianesi datisi al papa, ma poi si giustificò maldestramente con i suoi alleati per aver appoggiato le manovre dei Pecora di Montepulciano, che dal '79 tenevano, d'accordo con i Perugini, il castello di Valiano, e lamentava che il disordine portato nelle sue terre dalla guerra d'Arezzo lo stesse rovinando economicamente. La verità era che, stretti fra Siena e la Chiesa, i Cortonesi si andavano sempre più orientando, nella loro continua ricerca di un amico abbastanza forte e non troppo vicino, verso Firenze. E i Fiorentini da parte loro coltivavano con cura questa nuova tendenza, badando a non guastarsi con i Senesi e a non far troppo trapelare fino a che punto fossero, in realtà, interessati ad acquistar potere sulla Toscana meridionale. Le lettere dell'epistolario di Coluccio Salutati fra '79 e '83 mostrano chiaramente quanto stretti fossero i rapporti d'amicizia - sia politici, sia personali - del Salutati stesso col C., con il suo cancelliere Giovanni di Bartolomeo, con Ilario Grifoni e con il figlio di quest'ultimo, Ugolino. Si ha quindi l'impressione che, pur tra molte resistenze, nell'ambiente della piccola corte casaliana avesse finito con il trionfare la personalità oggettivamente più dotata di senno politico e di capacità amministrative, quella cioè di Ilario Grifoni; e che egli avesse saputo guadagnarsi anche la fiducia e l'appoggio di madonna Chiodolina, madre del signore.

Si dovette certo alla volontà di Chiodolina e del Grifoni se il C. si sposò giovanissimo, appena quindicenne, con Alda di Guido da Polenta signore di Ravenna, la quale ai primi del giugno 1383 dava alla luce il figlio Aloigi Battista. La nascita dell'erede diretto del signore sgombrava in parte la mente del Grifoni e della Varano dai timori dovuti alla precaria situazione interna (soprattutto determinata dalla presenza in città di Uguccio Urbano, zio paterno del C. e ostile ai due) e aggravati forse dal precario stato di salute del giovanissimo signore e dalle difficoltà che sarebbero insorte per far passare la signoria -in caso che egli fosse morto senza diretti eredi - a suo fratello Francesco Senese, ancora fanciullo.

La nascita di Aloigi Battista, in effetti, fu tempestiva. Nel 1383 la pestilenza ricompariva in Cortona. Il C., per evitare il contagio, si stabilì nella rocca di Pierle, dove nonostante le precauzioni moriva il 27 giugno 1384 senza lasciare testamento.

La mancanza di un testamento del C. è in effetti assai strana. Morì diciottenne: giovanissimo quindi, e certo da sempre abituato a lasciarsi guidare da altri; tuttavia in età tale da poter comprendere in quale drammatica situazione la sua morte poteva gettare la famiglia e la signoria. In mancanza di un suo testamento, era fatale che la signoria passasse a suo fratello bambino e al suo figlio infante; e altrettanto fatale che si perpetuasse la tutela congiunta della madre e del Grifoni. Ciò accadde difatti, mentre Francesco Senese e Aloigi Battista venivano inviati - ufficialmente per schivare il contagio - alla rocca di Agnolino Salimbeni. Attorno alla fine del C. si addensano quindi parecchie zone d'ombra. Non è improbabile che qualcuno abbia procurato che il testamento non si facesse o restasse sconosciuto. Un cronista senese, lo pseudo-Montauri, accusa esplicitamente il Grifoni di aver avvelenato il C. d'accordo con i Fiorentini, i quali alla morte del signore avrebbero mosso delle truppe alla volta di Cortona.

Dopo gli anni relativamente felici della signoria di Francesco, quella del C. aprì un periodo torbido della storia cortonese, che si concluse - a parte rari momenti di tranquillità - solo con la cacciata dei Casali. La famiglia dei signori e l'ambiente rotante attorno ad essa naufragò nel gorgo delle invidie, degli intrighi, delle vendette; si perdé quasi, perfino nella forma, il ricordo delle libertà comunali; la miseria e il contagio, rinnovati continuamente dal passaggio delle truppe mercenarie, divennero un male endemico del contado.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Signori, carteggi. Missive I cancelleria, XVIII, c. 118v; Ibid., Notarile antecosimiano. Antonio Naldi;Ibidem, Notarile antecosimiano. Uguccione di Lando;Archivio di Stato di Siena, Lettere al Concistoro, busta 1788, n. 20; busta 1789, nn. 2, 20; busta 1790, nn. 16, 18, 24, 32, 43; busta 1791, nn. 70, 72, 80, 86, 87, 91, 92; busta 1792, n. 29; busta 1793, nn. 28, 40; busta 1794, nn. 2, 49, 59; busta 1795, nn. 43, 60; busta 1796, nn. 24, 76, 77, 107, 108; busta 1797, nn. 37, 43; busta 1798, nn. 3, 10, 33, 46, 51, 55, 54, 57; busta 1799, nn. 1, 6, 7, 9, 11, 14, 23, 50, 52, 55, 71, 75, 76, 77, 81, 83, 91, 94, 100, 102; busta 1800, nn. 26, 29, 37, 38, 96, 114, 116, 129; busta 1801, nn. 21, 36, 40, 43; busta 1802, nn. 18, 36, 75 s., 104; busta 1805, n. 117; busta 1806, nn. 28-29; busta 1807, nn. 10, 15, 31, 51; busta 1808, nn. 2, 17, 44, 49, 50, 63, 65; busta 1809, nn. 44, 68; busta 1810, nn. 35, 49, 60, 105; busta 1811, nn. 9, 21, 46, 872, 892, 92; busta 1813, nn. 22, 41, 51; Cortona, Bibl. com., ms. 124: Registro vecchio del Comune di Cortona;Ibid., cod. cart. 532: A. Semini, Compendio delle cose di Cortona, p. 60; Ibid., cord. cart. 540: F. Alticozzi, Storia della fam. Casali, pp. non num.; C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, I, Roma 1891, pp. 334-42; II, ibid. 1893, pp. 65-67; Cronaca senese conosciuta sotto il nome di Paolo di Tommaso Montauri. Continuazione anni 1381-1431, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XV, 6, a cura di A. Lisini-F. Iacometti, pp. 700-03; P. Uccelli, Storia di Cortona, Arezzo 1835, pp. 53-55; G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze 1897, pp. 169, 221-27; B. Frescucci, Il castello di Pierle, Cortona 1968, p. 35; F. Cardini, Una signoria cittadina "minore" in Toscana: i Casali di Cortona, in Arch. stor. ital., CXXXI (1973), pp. 241-255; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. v. Casali di Cortona, tavola II.

Vedi anche
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