NICCOLÒ IV papa
Girolamo Masci, nato a Lisciano, nei pressi di Ascoli, al principio del sec. XIII, entrò prestissimo nell'ordine francescano, assumendo il nome di Girolamo d'Ascoli. Fattosi notare per la sua profonda dottrina filosofica e teologica, fu da S. Bonaventura, generale dell'ordine, creato ministro in Dalmazia (1272), e subito dopo inviato da Gregorio X a Costantinopoli con la missione di preparare la riunione con la chiesa greca, poi solennemente celebrata nel Concilio di Lione (1274). A Lione, dove egli aveva accompagnato gl'inviati greci, morto S. Bonaventura, fu eletto generale dell'ordine francescano (20 maggio), carica che tenne anche quando Nicolò III lo nominò cardinale di S. Pudenziana (1278). Alieno dalla politica e tutto dedito alle cure del vescovato di Preneste a cui l'aveva trasferito forse Martino IV, il 22 febbraio 1288, dopo undici mesi di vacanza per le aspre lotte dei due partiti che dividevano il S. Collegio, benché riluttante, venne innalzato con voto unanime al pontificato.
Primo pontefice dell'ordine francescano, egli si occupò con fervido zelo delle massime questioni religiose che interessavano allora la cristianità, prima fra tutte la crociata. Ma il suo breve pontificato, sia per il crescente disinteresse delle grandi monarchie europee verso le questioni di Terra Santa, sia per il gravare sempre maggiore sul programma religioso della Chiesa dell'azione puramente politica della S. Sede, fu, nonostante i suoi sforzi generosi, non esente da gravi insuccessi.
Quando egli salì al trono pontificio pendeva ancora insoluta la spinosa questione della coronazione di Rodolfo d'Asburgo, sempre rimandata dai precedenti papi, diffidenti circa le intenzioni del re dei Romani. In Sicilia la rivolta del Vespro aveva scacciato gli Angioini e inferto un grave colpo anche all'autorità del pontefice, alto signore del regno. N. IV non mutò sostanzialmente la politica della Chiesa nei riguardi di Rodolfo d'Asburgo. Anzi andò accentuando sempre più l'ostilità contro il re tedesco, accostandosi decisamente a Carlo II d'Angiò ch'egli coronò a Rieti (1289), e cercò di riporre con tutti i mezzi, ma invano, sul trono di Sicilia. E anche nella questione della successione al trono di Ungheria, alla morte di Ladislao egli favorì l'Angioino col nominare suo figlio Carlo Martello, contro Alberto d'Asburgo figlio di Rodolfo. Ma per quel che riguarda l'organizzazione della crociata, cura costante anche dei precedenti pontefici fino da Niccolò III, egli ebbe a subire le delusioni più amare. Invano si rivolse ai principi europei per portare aiuti a Enrico II re di Gerusalemme, incalzato dai Turchi; invano armò galee e raccolse danari: cadute in mano degl'infedeli Tripoli e Laodicea, anche S. Giovanni d'Acri fu presa il 18 maggio 1281 e saccheggiata.
Più fortunata fu l'opera sua missionaria presso i Mongoli e i Tartari, ai quali inviò nel 1289 Giovanni da Montecorvino, e presso gli Armeni. Larghissima la protezione da lui accordata all'ordine francescano, presso il quale istituì il terzo ordine di penitenza. Morì il 4 aprile 1292 e fu sepolto in S. Maria Maggiore in Roma.
Bibl.: A. Potthast, Regesta Pontificum Romanorum; L. Waddings, Annales Minorum; O. Schiff, Studien zur Geschichte N. IV., Berlino 1907; A. Teetaert, N. IV, in Dict. de theol. cath., XI, Parigi 1930, p. i.