LUGARI, Niccolò
Nacque a Cremona nel 1447 da Martino, di nobile famiglia cittadina, e da una non meglio nota Caterina. Fonte principale per la sua scarna biografia è l'Oratio qua deflet Nicolaum Lucarum oratorem facundissimum, composta nella sua morte dall'allievo Giovanni Giacomo Crotti (Pavia, G. Pocatela, 1518; poi in F. Arisi, Cremona literata, I, Parma 1702, pp. 357-367).
La prima formazione avvenne sotto la guida di Pietro Manna, che per circa quarant'anni fu incaricato del pubblico insegnamento a Cremona, contribuendo alla fioritura della cultura classica e degli studi retorico-grammaticali nella città. Ancora molto giovane, il L. passò a Pontremoli, in Lunigiana, dove ebbe come maestro Giorgio Belmesseri, buon cultore di lettere classiche, e dove si fece apprezzare, come mostra l'incarico che ricevette dal governatore della città, Giano Della Porta, di dedicarsi all'educazione dei suoi due figli. A Pontremoli sposò una Luchina, da cui ebbe due figli: Maria, morta tredicenne, e Girolamo, futuro professore di medicina e filosofia.
Tornato a Cremona dopo aver compiuto i diciannove anni, il L. fu allievo del grammatico parmense Luca Pizzo (Affò, p. 289) o Pico (Crotti), alla cui morte, avvenuta secondo l'Affò intorno al 1490, egli prese il suo posto nell'incarico di insegnamento pubblico. Da allora non risulta che il L. abbia lasciato la città lombarda, dove fu iscritto fra i decurioni e visse fino alla morte. Rimasto vedovo, intorno ai cinquant'anni contrasse un secondo matrimonio con una concittadina di origine patrizia, Giovanna Ferrari. Da costei ebbe sei figlie e un maschio, Giovanni Battista che, alla morte del padre, studiava diritto a Bologna.
Il L. morí a Cremona l'8 genn. 1515 per un colpo apoplettico.
Intorno al L. si raccolsero numerosi allievi: oltre al fratello Nicolino, sono noti Daniele Caetani, destinato a succedergli nell'insegnamento; Stefano Dolcino, prosatore e poeta latino, canonico della chiesa di S. Maria della Scala a Milano; Francesco Sfondrati, giureconsulto e autore del poemetto De raptu Helenae; Marco Girolamo Vida, poeta e vescovo di Alba. Ma il L. acquisì notorietà anche al di fuori della cerchia cremonese. Il Crotti riferisce di relazioni intrattenute con Giorgio Merula, Giovanni Francesco Conti (Quintianus Stoa), Giulio Pomponio Leto, Aldo Manuzio il Vecchio, Filippo Beroaldo il Vecchio e Iacopo Antiquari.
È tuttavia scarna la lista di opere e di edizioni conservatesi che recano testimonianza della sua attività. Di questa produzione, che fu probabilmente cospicua, diverse opere manoscritte erano già considerate disperse dal Crotti, parte in mano agli eruditi, parte in mano agli eredi. Nella fattispecie, il biografo segnala una Historia patriae sub Ludovico Galliarum rege, alcuni Commentaria in varios auctores e Dialogi variae eruditionis, una raccolta di Epistolae variae.
Il nome del L. resta così legato a un panegirico latino, Oratio in synodo generali fratrum minorum, da lui pronunciato a Cremona il giorno di Pentecoste del 1488 nel sinodo generale dell'Ordine dei frati minori. La stampa, sine notis, è stata attribuita ai tipografi pavesi G.A. Beretta e F. Girardengo, nello stesso anno. L'edizione fu procurata dal fratello del L., Nicolino, che la dedicò al giurista Decio Lancellotti e la completò con nove distici latini in onore del L. scritti da un altro allievo, Pietro Offredi. Il testo, ristampato nel 1927 (L. Cisorio, Un panegirico francescano di Niccolò Lugari umanista cremonese, Cremona 1927), è divisibile in due parti: la prima consiste in un'introduzione "d'intonazione retorica e piena di erudizione filosofica piuttosto superficiale" (p. 24), mentre la seconda è un elogio di s. Francesco e dell'Ordine da lui istituito, composta "in uno stile puramente classico, anzi ciceroniano" (ibid.).
Nel 1492, il L. compose una Laudatio funebris del filosofo, astronomo e matematico cremonese Giovanni Battista Plasio, morto nonagenario all'inizio di quell'anno; il testo, che l'autore pronunciò pubblicamente nella chiesa di S. Agostino, dove il defunto ebbe sepoltura, fu edito a Cremona, da B. Misinta e Cesare da Parma, dopo il 23 genn. 1492. Al 1497 va ascritta una Deploratio Beatricis et Ludovici Sfortiae consolatoria (stampata a Cremona, per C. Darlerio), che il L. pronunciò nella chiesa di S. Maria, in occasione del trigesimo della morte di Beatrice d'Este, moglie di Ludovico il Moro e signora di Cremona, scomparsa il 3 gennaio dello stesso anno.
Il L. fu anche editore di opere altrui. Nell'ultimo decennio del secolo emendò e diede alle stampe l'orazione De Troia non capta (Cremona, B. Misinta - Cesare da Parma, 22 ag. 1492), traduzione latina dell'omonimo testo greco di Dione Crisostomo di Prusa curata da F. Filelfo. La traduzione filelfiana, dedicata dall'autore a Leonardo Bruni e mai pubblicata prima di allora, è seguita da una lettera del L. al patrizio cremonese Borso Cavitelli, possessore del manoscritto su cui venne condotta l'edizione, e da un decasticon del pavese Pier Maria Camarini in lode di Dione.
Dopo pochi mesi, sempre per i tipi del Misinta e Cesare da Parma (Cremona, 17 nov. 1492), il L. procurò l'edizione del De remediis utriusque fortunae di F. Petrarca, con una lettera di dedica a Marchesino Stanga, segretario ducale e ministro di Ludovico il Moro, dalla quale si evince che il L. basò il proprio lavoro sulla collazione di due codici.
Fonti e Bibl.: I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, II, Parma 1789, p. 289; F. Novati, Delle antiche relazioni fra Trento e Cremona. Appunti storici, in Arch. stor. lombardo, s. 3, I (1894), pp. 16 s.; V. Finzi, Gli incunaboli della Biblioteca civica di Cremona descritti e illustrati, in La Bibliofilia, XXI (1919-20), pp. 160, 167; Id., Di N. L. umanista cremonese del secolo XV e del suo panegirico francescano, in Boll. stor. cremonese, I (1931), 2, pp. 111-122; L. Cisorio, N. L. (n. 1447 - m. 1515) e la scuola cremonese al suo tempo, Cremona 1931; T. Gasparrini Leporace, La società tipografica Beretta-Girardengo (1479-1492) nei documenti inediti coevi, in La Bibliofilia, L (1948), p. 37; Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, nn. 3448, 5829-5831, 7578.