MADRISIO, Niccolò
Nacque a Udine il 26 genn. 1656 dal conte Stefano (del ramo di Fagagna) e da Caterina Fabrizio.
Dopo essersi laureato in filosofia e in medicina a Padova, esercitò per qualche tempo la professione medica in patria con uno stipendio pubblico, ma il maturare di un preponderante interesse per le discipline umanistiche lo indusse a dedicarsi esclusivamente a esse e in particolare alla poesia. Almeno dal 1675 contribuì a collettanee di versi d'occasione uscite a Udine, Padova, Venezia e Bologna. Del 1683 è il primo volume di testi esclusivamente propri, Per la gloriosissima vittoria riportata dall'armi christiane nella liberazione di Vienna, oda e sonetti, anch'esso stampato a Udine.
Parallelamente il M. si dedicò all'incremento della sua biblioteca privata che raggiunse dimensioni importanti. Prima di essere venduta dagli eredi nel 1762, la raccolta servì anche alle ricerche del nipote del M., Giovanni Francesco Madrisio. Il peso intellettuale e politico del M. si accrebbe con l'ingresso nell'Accademia degli Sventati, dove egli ricoprì la carica di principe nel 1677 e nel 1702, ripetendo l'esperienza del fratello Antonio, che era stato al vertice del sodalizio nell'anno 1669. Nel 1689 fu ammesso al Consiglio cittadino.
Il prestigio raggiunto in patria e i rapporti con Venezia - era amico dei Dolfin e degli Erizzo, mantenne regolari contatti epistolari con Apostolo Zeno - non appagavano gli interessi del M., che intraprese, negli anni a cavaliere tra Sei e Settecento, una serie di viaggi in Italia e in diversi Paesi europei, fino a raggiungere Parigi. Nei suoi diari il M. descrisse con particolare enfasi proprio la capitale francese, soffermandosi con precisione sulle bellezze artistiche, le istituzioni culturali e i costumi della società parigina, senza nascondere la propria incondizionata ammirazione per l'assolutismo di Luigi XIV. Sotto il profilo letterario, la tappa più importante fu, però, il soggiorno a Roma, dove fu aggregato agli Arcadi ed ebbe modo di conoscere personalmente G.M. Crescimbeni. A Udine, il 24 luglio 1704, insieme con G. Bini, avviò una filiazione dell'Accademia romana, la colonia Giulia, rappresentata dal motto "Trunco non frondibus". L'iniziativa, notevole per l'ambiente intellettuale locale, raccolse inizialmente venticinque letterati; incerto è il nome arcadico che il M. avrebbe adottato: Cleone Epitese o, secondo altre fonti, Polidosso (o Polidonio) Antifatico.
La centralità della figura del M. per la cultura friulana si impose definitivamente dopo che Dionisio Dolfin venne nominato patriarca di Aquileia (1699-1734) e promosse importanti iniziative culturali, di cui il M. fu il principale referente. Fu lui a pronunciare il discorso per l'apertura, a Udine nel 1711, della Biblioteca patriarcale (poi arcivescovile) voluta dal Dolfin e presto affermatasi come il più importante istituto bibliotecario nel Friuli del XVIII secolo (Orazione all'illustriss. e reverendiss. monsignor Dionigi Delfino patriarca d'Aquileia in rendimento di grazie per la sontuosa libreria da lui aperta in Udine, Venezia).
I lavori più importanti del M. si datano a partire dal 1713, quando uscì a Padova un volume di Poesie toscane con un saggio ancor di latine, comprendente oltre 340 componimenti (specialmente sonetti) scritti nell'arco di un quarantennio e in parte già editi singolarmente.
Le Poesie possono essere lette non solo come una biografia poetica, ma anche come testimonianza di fedeltà e ammirazione per la Serenissima, celebrata con elogi a personaggi illustri e con la descrizione della capitale e delle sue istituzioni. Una nota premessa al volume sottolinea il valore puramente poetico di eventuali proposizioni non del tutto coincidenti con la dottrina cattolica; questo dato, unito alla presenza di non pochi versi sacri (tra cui una Parafrasi dell'orazione domenicale), rivela una certa attenzione del M. alla sfera religiosa, forse dovuta anche alla guarigione, ottenuta dopo una visita a Loreto, da una malattia contratta nel corso dei suoi viaggi.
Nel 1718 diede alle stampe, dopo un'elaborazione durata diversi anni, i Viaggi per l'Italia, Francia e Germania (Venezia). Il primo volume comprende la Parte superiore dell'Italia, Savoia e Francia sino a Parigi (nonché la ristampa dell'Orazione del 1711), il secondo Fiandra, Olanda e Germania e, quindi, la Parte inferiore d'Italia, Roma e Napoli.
Redatto in versi - fatto inconsueto, questo, per la letteratura di viaggio -, il resoconto era accompagnato da una corposa serie di note storiche, letterarie e geografiche, digressioni che risultano preponderanti rispetto al testo principale. L'autore stesso, d'altra parte, si cautelò da eventuali critiche indicando come precedenti del suo lavoro, oltre a esempi classici di resoconti in versi, gli itinera eruditi di B. de Montfaucon e di J. Mabillon. L'opera si guadagnò una segnalazione positiva nel Giornale de' letterati d'Italia.
Il maggiore contributo del M. erudito è rappresentato dall'Apologia per l'antico Stato, e condizione della famosa Aquileia (Udine 1721; con dedica al patriarca Dolfin).
L'Apologia è un breve trattato che poneva il M. in aperta polemica con S. Maffei. Nella sua ricerca Dell'antica condizion di Verona (Venezia 1719), quest'ultimo, proponendosi di dimostrare che anticamente Verona non dipendeva da Brescia (come sostenuto da P. Gagliardi), aveva infatti dichiarato che Aquileia non era stata metropoli di Venezia. Il M. considerò queste osservazioni, oltre che scorrette dal punto di vista storico, come una vera e propria offesa recata al Friuli, che si vedeva di punto in bianco privato di un importante legame storico con la Serenissima. La controversia ebbe un certo rilievo, tanto che il Giornale de' letterati d'Italia menzionò l'intervento del M., sottolineando la difficoltà di risolvere la contesa. Stando a una lettera di P. Gagliardi ad A. Zeno, però, le argomentazioni del M. furono accolte con scarso favore da buona parte degli eruditi italiani; lo stesso Maffei non ritenne di replicare.
Negli anni seguenti il M. diede alle stampe solo le consuete poesie d'occasione. Nel 1722 uscirono a Venezia le Meditazioni cristiane per ciascun giorno del mese, che confermano l'ispirazione religiosa del Madrisio.
Il M. morì a Udine il 31 marzo 1729.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Udine, Arch. Florio, b. 68.4: In morte del conte N. M.; Giornale de' letterati d'Italia (Venezia), XXVIII (1717), pp. 459 s.; XXXIV (1723), pp. 407 s., 521 s.; XXXV (1724), pp. 510 s.; XXXVI (1724), pp. 415 s.; G.M. Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, Venezia 1730, pp. 288, 427 s.; G.F. Madrisio, Sancti patris nostri Paulini patriarchae Aquileiensis Opera, Venetiis 1737, p. IV; P. Gagliardi, Al conte N. M., in Raccolta di prose e lettere scritte nel secolo XVIII, II, Milano 1830, pp. 187-189; Id., Al sig. Apostolo Zeno, ibid., p. 191; G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 406 s.; E.A. Cicogna, Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, pp. 410, 421, 690; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, III, Bologna 1929, p. 109; G. Silvestri, Un europeo del Settecento: Scipione Maffei, Treviso 1954, pp. 39 s.; L. Milocco, L'accademia udinese degli "Sventati" (sec. XVII-XVIII), in Più secoli di storia dell'Accademia di scienze, lettere e arti di Udine (1606-1969), a cura di V. Fael, Udine 1970, pp. 220 s., 225 s., 240 s.; C. Scalon, La Biblioteca arcivescovile di Udine, Padova 1979, pp. 8, 12; P. Cavan, N. M. viaggiatore. Un gentiluomo udinese in Francia ai tempi del Re Sole, Udine 1989; Id., Allibramento Madrisio del 1762: gusti dei lettori eruditi nel Friuli del Settecento, in Memor fui dierum antiquorum. Studi in memoria di Luigi De Biasio, a cura di P.C. Ioly Zorattini - A.M. Caproni, Udine 1995, pp. 51-67; U. Rozzo, Tra biblioteche accademie e tipografie nel Friuli del Settecento, in Nel Friuli del Settecento: biblioteche accademie e libri, a cura di U. Rozzo, I, Udine 1996, pp. 3 s.